Attualità in ambito di valutazione e prevenzione del rischio biologico in ambito occupazionale Alberto Firenze1, Martina Barchitta2, Annalaura Carducci3 1 Dipartimento di Scienze per la promozione della Salute - Università degli Studi di Palermo 2 Dipartimento di Scienze Mediche, Chirurgiche e Tecnologie Avanzate “GF Ingrassia”, Università degli Studi di Catania 3 Dipartimento di Biologia, Università degli Studi di Pisa Introduzione: I rischi biologici emergenti sono strettamente legati a fenomeni sociali ed ambientali. In ambito occupazionale, tra i lavoratori più esposti a rischio di contrarre epatiti virali B e C, oltre agli operatori sanitari, si annoverano gli addetti alla rimozione dei rifiuti e alla bonifica di siti contaminati. Le epatiti a trasmissione fecale-orale interessano principalmente gli addetti alla manipolazione di alimenti, alla depurazione di acque di scarico e i lavoratori in comunità chiuse. Negli ultimi anni sono aumentati i casi di zoonosi e di malattie micotiche, specie nei lavoratori immunodepressi. In questi soggetti assumono rilevanza le infezioni da legionella a cui sono esposti vivaisti, autisti e manutentori. Obiettivi: Il controllo del rischio biologico si basa attualmente su valutazioni qualitative, metodi di contenimento e sanificazione ambientale, e programmi vaccinali il cui risultato è difficilmente valutabile. Inoltre i dati ambientali ed epidemiologici non sono in genere correlabili fra loro. Pertanto, considerata l’ubiquitarietà e la continua evoluzione del rischio, risultano cruciali la valutazione e la prevenzione dello stesso in ambito occupazionale. Metodi: Per una corretta valutazione del rischio biologico, è necessario: 1) integrare dati epidemiologici e rilevazioni ambientali; 2) caratterizzare la resistenza degli agenti patogeni nell’ambiente ed ai trattamenti; 3) definire la relazioni dose-risposta; 4) studiare gli indicatori rappresentativi per la valutazione del rischio; 5) identificare metodi di monitoraggio ambientale; 6) ideare modelli matematici di stima del rischio (Quantitative Microbial Risk Assesment, QMRA); 7) progettare modelli di stima del rischio “personalizzati” alle caratteristiche del singolo lavoratore. Conclusioni: Alla luce dei progressi scientifici, sono disponibili conoscenze, tecniche analitiche e modelli matematici che permettono di valutare e controllare il rischio biologico in modo innovativo. A questo scopo è indispensabile la formazione di operatori specializzati, l’integrazione fra diverse competenze e discipline, e l’aggiornamento della normativa vigente.

Attualità in ambito di valutazione e prevenzione del rischio biologico in ambito occupazionale

CARDUCCI, ANNALAURA
2015-01-01

Abstract

Attualità in ambito di valutazione e prevenzione del rischio biologico in ambito occupazionale Alberto Firenze1, Martina Barchitta2, Annalaura Carducci3 1 Dipartimento di Scienze per la promozione della Salute - Università degli Studi di Palermo 2 Dipartimento di Scienze Mediche, Chirurgiche e Tecnologie Avanzate “GF Ingrassia”, Università degli Studi di Catania 3 Dipartimento di Biologia, Università degli Studi di Pisa Introduzione: I rischi biologici emergenti sono strettamente legati a fenomeni sociali ed ambientali. In ambito occupazionale, tra i lavoratori più esposti a rischio di contrarre epatiti virali B e C, oltre agli operatori sanitari, si annoverano gli addetti alla rimozione dei rifiuti e alla bonifica di siti contaminati. Le epatiti a trasmissione fecale-orale interessano principalmente gli addetti alla manipolazione di alimenti, alla depurazione di acque di scarico e i lavoratori in comunità chiuse. Negli ultimi anni sono aumentati i casi di zoonosi e di malattie micotiche, specie nei lavoratori immunodepressi. In questi soggetti assumono rilevanza le infezioni da legionella a cui sono esposti vivaisti, autisti e manutentori. Obiettivi: Il controllo del rischio biologico si basa attualmente su valutazioni qualitative, metodi di contenimento e sanificazione ambientale, e programmi vaccinali il cui risultato è difficilmente valutabile. Inoltre i dati ambientali ed epidemiologici non sono in genere correlabili fra loro. Pertanto, considerata l’ubiquitarietà e la continua evoluzione del rischio, risultano cruciali la valutazione e la prevenzione dello stesso in ambito occupazionale. Metodi: Per una corretta valutazione del rischio biologico, è necessario: 1) integrare dati epidemiologici e rilevazioni ambientali; 2) caratterizzare la resistenza degli agenti patogeni nell’ambiente ed ai trattamenti; 3) definire la relazioni dose-risposta; 4) studiare gli indicatori rappresentativi per la valutazione del rischio; 5) identificare metodi di monitoraggio ambientale; 6) ideare modelli matematici di stima del rischio (Quantitative Microbial Risk Assesment, QMRA); 7) progettare modelli di stima del rischio “personalizzati” alle caratteristiche del singolo lavoratore. Conclusioni: Alla luce dei progressi scientifici, sono disponibili conoscenze, tecniche analitiche e modelli matematici che permettono di valutare e controllare il rischio biologico in modo innovativo. A questo scopo è indispensabile la formazione di operatori specializzati, l’integrazione fra diverse competenze e discipline, e l’aggiornamento della normativa vigente.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11568/762054
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