I due teoremi dell’economia del benessere dimostrano come in condizioni di concorrenza perfetta l’equilibrio raggiunto dal mercato sia un ottimo paretiano. L’applicazione di questi due teoremi lascia poco spazio ad un intervento da parte dello Stato: esso dovrebbe limitarsi a garantire una struttura sociale e legale in cui il mercato possa operare e, al massimo, potrebbe intervenire riallocando le risorse iniziali al fine di far raggiungere alle forze di mercato un equilibrio considerato più equo. Tuttavia esistono alcune ragioni per cui lo Stato potrebbe o dovrebbe intervenire sul funzionamento dell’economia. In primis occorre sottolineare che i due teoremi dell’economia del benessere sono validi solo quando una serie di ipotesi ben specifiche sono verificate. Qualora questo non avvenga il mercato potrebbe fallire nel raggiungere l’ottimo paretiano e lo stato potrebbe intervenire per correggere tale inefficienza. In realtà esistono ragioni che giustificano l’intervento dello Stato anche al di fuori dello schema dell’efficienza paretiana. In particolare, lo Stato può intervenire per garantire una più equa e giusta distribuzione fra i cittadini delle risorse iniziali e del reddito risultante dall’attività economica. In questo caso lo Stato svolge una funzione redistributiva. Assumendo un’ottica macroeconomica, inoltre, occorre considerare che le economie moderne sono ciclicamente sottoposte a fasi di crescita ma anche di contrazione: l’alternarsi di queste fasi sottopone gli individui ad eccessive variabilità dei loro redditi e del loro stato occupazionale. Gli individui potrebbero preferire un profilo di reddito, occupazione e consumi più stabile e certo e lo Stato può quindi intervenire per stabilizzare il ciclo economico svolgendo una funzione di stabilizzazione.

I Motivi dell'Intervento Pubblico

CORSINI, LORENZO
2015-01-01

Abstract

I due teoremi dell’economia del benessere dimostrano come in condizioni di concorrenza perfetta l’equilibrio raggiunto dal mercato sia un ottimo paretiano. L’applicazione di questi due teoremi lascia poco spazio ad un intervento da parte dello Stato: esso dovrebbe limitarsi a garantire una struttura sociale e legale in cui il mercato possa operare e, al massimo, potrebbe intervenire riallocando le risorse iniziali al fine di far raggiungere alle forze di mercato un equilibrio considerato più equo. Tuttavia esistono alcune ragioni per cui lo Stato potrebbe o dovrebbe intervenire sul funzionamento dell’economia. In primis occorre sottolineare che i due teoremi dell’economia del benessere sono validi solo quando una serie di ipotesi ben specifiche sono verificate. Qualora questo non avvenga il mercato potrebbe fallire nel raggiungere l’ottimo paretiano e lo stato potrebbe intervenire per correggere tale inefficienza. In realtà esistono ragioni che giustificano l’intervento dello Stato anche al di fuori dello schema dell’efficienza paretiana. In particolare, lo Stato può intervenire per garantire una più equa e giusta distribuzione fra i cittadini delle risorse iniziali e del reddito risultante dall’attività economica. In questo caso lo Stato svolge una funzione redistributiva. Assumendo un’ottica macroeconomica, inoltre, occorre considerare che le economie moderne sono ciclicamente sottoposte a fasi di crescita ma anche di contrazione: l’alternarsi di queste fasi sottopone gli individui ad eccessive variabilità dei loro redditi e del loro stato occupazionale. Gli individui potrebbero preferire un profilo di reddito, occupazione e consumi più stabile e certo e lo Stato può quindi intervenire per stabilizzare il ciclo economico svolgendo una funzione di stabilizzazione.
2015
Brunetti, Irene; Corsini, Lorenzo
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