Il lavoro mira a tenere insieme due aspetti solitamente trattati separatamente. La sostenibilità del debito è una questione eminentemente politica e le politiche per renderla tale sono in primo luogo fiscali ma anche di gestione e di organizzazione del collocamento e della detenzione stabile del debito (Montiel 2005). Insieme sostenibilità e gestione del debito aiutano a comprendere meglio come si sono formate le condizioni di debiti elevati e per quali vie siano stati allontanati gli eventuali pericoli. Il lavoro si divide in quattro parti. Nella prima (§ 2) si considera l’evoluzione dell’ammontare del debito e delle principali fonti di accumulo. Un livello elevato di debito non è necessariamente intollerabile. Quel che proponiamo è una stima precisa della dinamica di sostenibilità in base alla quale lo Stato segue un sentiero relativamente sicuro o, altrimenti, corre maggiori rischi di crisi finanziaria e fiscale dovuti all’eccesso di oneri del servizio del debito rispetto alle proprie capacità correnti di onorarlo. Un governo può decidere di prendersi tali rischi di insostenibilità per ‘calcolo’, ritenendo di dover compiere spese straordinarie o di rinviare il prelievo fiscale a momenti migliori. In qualche modo, i rischi possono essere così ritenuti necessari, accidentali o dovuti a imprevidenza o – forse – peggio, a cattiva gestione (o una combinazione variabile di tali elementi). In ognuno di questi casi, difficili da stabilire, cambiano 1) i tempi di reazione per superare le condizioni più critiche, 2) le possibilità di disporre o dotarsi degli strumenti adatti, 3) l’intensità, i costi e i tempi delle politiche di exit. In altri termini sono questioni di: sapere, volere, potere. A esse si può tentare di fornire qualche risposta proprio alla luce della soglia di in/sostenibilità e delle reazioni politiche. (dall'introduzione)

Crisi di sostenibilità e forme istituzionali di detenzione del debito pubblico nell’Italia unita

CONTI, GIUSEPPE;
2015-01-01

Abstract

Il lavoro mira a tenere insieme due aspetti solitamente trattati separatamente. La sostenibilità del debito è una questione eminentemente politica e le politiche per renderla tale sono in primo luogo fiscali ma anche di gestione e di organizzazione del collocamento e della detenzione stabile del debito (Montiel 2005). Insieme sostenibilità e gestione del debito aiutano a comprendere meglio come si sono formate le condizioni di debiti elevati e per quali vie siano stati allontanati gli eventuali pericoli. Il lavoro si divide in quattro parti. Nella prima (§ 2) si considera l’evoluzione dell’ammontare del debito e delle principali fonti di accumulo. Un livello elevato di debito non è necessariamente intollerabile. Quel che proponiamo è una stima precisa della dinamica di sostenibilità in base alla quale lo Stato segue un sentiero relativamente sicuro o, altrimenti, corre maggiori rischi di crisi finanziaria e fiscale dovuti all’eccesso di oneri del servizio del debito rispetto alle proprie capacità correnti di onorarlo. Un governo può decidere di prendersi tali rischi di insostenibilità per ‘calcolo’, ritenendo di dover compiere spese straordinarie o di rinviare il prelievo fiscale a momenti migliori. In qualche modo, i rischi possono essere così ritenuti necessari, accidentali o dovuti a imprevidenza o – forse – peggio, a cattiva gestione (o una combinazione variabile di tali elementi). In ognuno di questi casi, difficili da stabilire, cambiano 1) i tempi di reazione per superare le condizioni più critiche, 2) le possibilità di disporre o dotarsi degli strumenti adatti, 3) l’intensità, i costi e i tempi delle politiche di exit. In altri termini sono questioni di: sapere, volere, potere. A esse si può tentare di fornire qualche risposta proprio alla luce della soglia di in/sostenibilità e delle reazioni politiche. (dall'introduzione)
2015
Conti, Giuseppe; Della Torre, Giuseppe
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