Il saggio ricostruisce la politica finanziaria del Granducato di Toscana dal 1815 alla vigilia della prima guerra d’Indipendenza nella cornice delle scelte di politica economica e dei vincoli derivanti dai rapporti dinastici e dalle relazioni con l’Impero Asburgico. Tornato sul trono toscano, Ferdinando III si trovò di fronte due pesanti eredità, il riformismo leopoldino e la convulsa età napoleonica. Il tentativo di conciliare, per quanto possibile, l’opera di Pietro Leopoldo con modelli e ordinamenti transalpini, la Restaurazione lorenese costituì la base sulla quale si andarono definendo, all'indomani del Congresso di Vienna, le linee essenziali della finanza granducale che non presenta fino al 1847 cambiamenti sostanziali. La riorganizzazione delle finanze ebbe come cardini una prudente imposizione tributaria, ritenuta indispensabile per eliminare dal Paese disagio e tensioni sociali, un’altrettanto oculata spesa pubblica e, in situazioni di ordinaria amministrazione, un bilancio pressoché in pareggio. I legami con Vienna, da un lato, e le vicende politiche, dall’altro, finirono però per vanificare tale “politica di contenimento” e mettere il Paese in una situazione di acuta crisi finanziaria, destinata ad esplodere con il ‘48 e a condizionare pesantemente le vicende del decennio successivo fino al crollo del Granducato.

“Sopra basi liberali e riproduttive”. La politica finanziaria nel Granducato di Toscana. 1815-1847

MANETTI, DANIELA
2015-01-01

Abstract

Il saggio ricostruisce la politica finanziaria del Granducato di Toscana dal 1815 alla vigilia della prima guerra d’Indipendenza nella cornice delle scelte di politica economica e dei vincoli derivanti dai rapporti dinastici e dalle relazioni con l’Impero Asburgico. Tornato sul trono toscano, Ferdinando III si trovò di fronte due pesanti eredità, il riformismo leopoldino e la convulsa età napoleonica. Il tentativo di conciliare, per quanto possibile, l’opera di Pietro Leopoldo con modelli e ordinamenti transalpini, la Restaurazione lorenese costituì la base sulla quale si andarono definendo, all'indomani del Congresso di Vienna, le linee essenziali della finanza granducale che non presenta fino al 1847 cambiamenti sostanziali. La riorganizzazione delle finanze ebbe come cardini una prudente imposizione tributaria, ritenuta indispensabile per eliminare dal Paese disagio e tensioni sociali, un’altrettanto oculata spesa pubblica e, in situazioni di ordinaria amministrazione, un bilancio pressoché in pareggio. I legami con Vienna, da un lato, e le vicende politiche, dall’altro, finirono però per vanificare tale “politica di contenimento” e mettere il Paese in una situazione di acuta crisi finanziaria, destinata ad esplodere con il ‘48 e a condizionare pesantemente le vicende del decennio successivo fino al crollo del Granducato.
2015
Manetti, Daniela
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