Nell’intervento è stata prodotta un’analisi della circolazione monetaria del Granducato di Toscana, caratterizzata, fin dal periodo successivo alla Restaurazione, da un’accentuata tendenza delle monete nazionali a scomparire ciclicamente dal circuito produttivo e commerciale. Tale fenomeno era indubbiamente originato dal titolo più elevato dell’argento contenuto nelle monete toscane tariffate rispetto ai conii circolanti nella Penisola e negli Stati con i quali il Granducato intratteneva relazioni commerciali. Si trattava di un fenomeno non nuovo, ma le cui radici adesso erano mutate a causa della formazione, dopo la fine dell’Impero napoleonico, di un’area monetaria basata sul bimetallismo oro-argento nell’Italia settentrionale, circostanza che pose la Toscana in una condizione del tutto inedita rispetto al periodo precedente. Di fatto, per la sua posizione geografica, il Granducato si configurò repentinamente come uno “Stato cerniera” fra lo spazio monetario del franco francese ed un’area metallica, quella degli Stati dell’Italia centro-meridionale, caratterizzata da una moneta d’argento degradata, a scarso contenuto d’intrinseco. Rispetto ad entrambe queste aree, le monete toscane d’argento vantavano una maggiore bontà ed un più elevato contenuto di fino, circostanza destinata ad esporle periodicamente a tensioni centrifughe e ad accentuare le contraddizioni di un ordinamento monetario palesemente eccentrico rispetto alle trasformazioni avvenute nella struttura economica della Penisola e nel mercato internazionale.

Ordinamento monetario, Stato e mercato nel Granducato di Toscana dalla Restaurazione all’Unità

CINI, MARCO
2015-01-01

Abstract

Nell’intervento è stata prodotta un’analisi della circolazione monetaria del Granducato di Toscana, caratterizzata, fin dal periodo successivo alla Restaurazione, da un’accentuata tendenza delle monete nazionali a scomparire ciclicamente dal circuito produttivo e commerciale. Tale fenomeno era indubbiamente originato dal titolo più elevato dell’argento contenuto nelle monete toscane tariffate rispetto ai conii circolanti nella Penisola e negli Stati con i quali il Granducato intratteneva relazioni commerciali. Si trattava di un fenomeno non nuovo, ma le cui radici adesso erano mutate a causa della formazione, dopo la fine dell’Impero napoleonico, di un’area monetaria basata sul bimetallismo oro-argento nell’Italia settentrionale, circostanza che pose la Toscana in una condizione del tutto inedita rispetto al periodo precedente. Di fatto, per la sua posizione geografica, il Granducato si configurò repentinamente come uno “Stato cerniera” fra lo spazio monetario del franco francese ed un’area metallica, quella degli Stati dell’Italia centro-meridionale, caratterizzata da una moneta d’argento degradata, a scarso contenuto d’intrinseco. Rispetto ad entrambe queste aree, le monete toscane d’argento vantavano una maggiore bontà ed un più elevato contenuto di fino, circostanza destinata ad esporle periodicamente a tensioni centrifughe e ad accentuare le contraddizioni di un ordinamento monetario palesemente eccentrico rispetto alle trasformazioni avvenute nella struttura economica della Penisola e nel mercato internazionale.
2015
Cini, Marco
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11568/777524
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