Dall’inizio degli anni sessanta, a livello planetario le aree protette si sono mediamente estese per oltre mezzo milione di chilometri quadri all’anno, passando dai 2,4 milioni del 1962 agli oltre 32 del 2014. Parallelamente alla crescita del numero delle aree protette, è aumentata anche la loro differenziazione funzionale. Si è inoltre assistito ad una rivoluzione poco visibile, ma profonda, dei modelli di governance e di management delle stesse. I principali modelli di governance sono quello “by government” (1), quello made by “various rights-holders and stakeholders together” (2), quello by “private individuals and organisations” (3) e quello by “indigenous peoples and/or local communities” (4). Alcuni interessanti spunti di riflessione provengono proprio dalle evoluzioni gestionali che ha sperimentato nell’ultimo quarantennio il modello più antico e apparentemente tradizionale di governance, quello “by government”. Dall’analisi di alcuni casi esemplari statunitensi emergono alcune linee di indirizzo, attuabili soprattutto per la governance di grandi aree protette, come quelle marine, dove il governo può esercitare un’autorità piena, non limitata dai diritti di proprietà dei privati. I casi studiati mostrano che l’istituzione di public authority che funzionino non come supervisor, ma secondo logiche bottom-up di catalizzazione e di coinvolgimento di tutte quelle energie attive nella cittadinanza, che portino a processi di envisioning e di progettazione partecipata, potrebbe veramente aiutare a diffondere una governance efficace della conservazione ad ampio raggio anche con un investimento contenuto di risorse pubbliche.

QUALE GOVERNANCE PER LE AREE PROTETTE?

NICCOLINI, FEDERICO
2015-01-01

Abstract

Dall’inizio degli anni sessanta, a livello planetario le aree protette si sono mediamente estese per oltre mezzo milione di chilometri quadri all’anno, passando dai 2,4 milioni del 1962 agli oltre 32 del 2014. Parallelamente alla crescita del numero delle aree protette, è aumentata anche la loro differenziazione funzionale. Si è inoltre assistito ad una rivoluzione poco visibile, ma profonda, dei modelli di governance e di management delle stesse. I principali modelli di governance sono quello “by government” (1), quello made by “various rights-holders and stakeholders together” (2), quello by “private individuals and organisations” (3) e quello by “indigenous peoples and/or local communities” (4). Alcuni interessanti spunti di riflessione provengono proprio dalle evoluzioni gestionali che ha sperimentato nell’ultimo quarantennio il modello più antico e apparentemente tradizionale di governance, quello “by government”. Dall’analisi di alcuni casi esemplari statunitensi emergono alcune linee di indirizzo, attuabili soprattutto per la governance di grandi aree protette, come quelle marine, dove il governo può esercitare un’autorità piena, non limitata dai diritti di proprietà dei privati. I casi studiati mostrano che l’istituzione di public authority che funzionino non come supervisor, ma secondo logiche bottom-up di catalizzazione e di coinvolgimento di tutte quelle energie attive nella cittadinanza, che portino a processi di envisioning e di progettazione partecipata, potrebbe veramente aiutare a diffondere una governance efficace della conservazione ad ampio raggio anche con un investimento contenuto di risorse pubbliche.
2015
Niccolini, Federico
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