È ricorrente nelle messinscene di Servillo l'attitudine dei personaggi suoi, ma anche di altri, a disegnare nello spazio silhouettes, talvolta in dialettica (fortemente contrastiva o meno) con lo sfondo. Implicando dunque, oltre al costume, anche la scenografia ma mostrando, in questo caso come nell'altro, una matrice attorica, meglio atto-autorica. Un'impronta grafica caratterizza le silhouettes di Servillo, con un uso metaforico, però, del termine, che fa capo a una specie di innesto, nella prossemica, della gestica attoriale propriamente sua. Un design prodotto dal rapprendersi o dallo stilizzarsi di certi movimenti del corpo fino alla posa, che richiama i tableaux vivants e al tempo stesso la modernità delle arti figurative. Oltre a un breve excursus fra gli esempi nel teatro e nel cinema di questo fenomeno, il saggio riconnette tali fenomeni alla biografia artistica e culturale dello stesso Servillo, non lineare, come egli rivendica (“efferato dilettante”), aperta in giovinezza, perfino adolescenza, agli stimoli di un Teatro immagine che subisce, in terra partenopea, continue trasformazioni fra gli anni Settanta e i Novanta del Novecento. Si ricostruiscono gli spettacoli del suo primo gruppo, il Teatro Studio di Caserta, considerando come negli andirivieni dalla città di provincia che ospita la Reggia del Vanvitelli alla capitale campana, Servillo s'imbatte negli altri gruppi che interpretavano in quegli anni la Postavanguardia napoletana e le sue crisi trasformative: Gennaro Vitiello e il suo Spazio Libero, che offre ospitalità e opportunità alle sue prime azioni o performances, e poi lo stesso Martone con Falso Movimento, con cui si unirà nel 1987 per fondare appunto, insieme ad Antonio Neiwiller e al Teatro dei Mutamenti, Teatri Uniti.

Le silhouettes di Toni Servillo. Retaggio del primo Teatro immagine

BARSOTTI, ANNA
2015-01-01

Abstract

È ricorrente nelle messinscene di Servillo l'attitudine dei personaggi suoi, ma anche di altri, a disegnare nello spazio silhouettes, talvolta in dialettica (fortemente contrastiva o meno) con lo sfondo. Implicando dunque, oltre al costume, anche la scenografia ma mostrando, in questo caso come nell'altro, una matrice attorica, meglio atto-autorica. Un'impronta grafica caratterizza le silhouettes di Servillo, con un uso metaforico, però, del termine, che fa capo a una specie di innesto, nella prossemica, della gestica attoriale propriamente sua. Un design prodotto dal rapprendersi o dallo stilizzarsi di certi movimenti del corpo fino alla posa, che richiama i tableaux vivants e al tempo stesso la modernità delle arti figurative. Oltre a un breve excursus fra gli esempi nel teatro e nel cinema di questo fenomeno, il saggio riconnette tali fenomeni alla biografia artistica e culturale dello stesso Servillo, non lineare, come egli rivendica (“efferato dilettante”), aperta in giovinezza, perfino adolescenza, agli stimoli di un Teatro immagine che subisce, in terra partenopea, continue trasformazioni fra gli anni Settanta e i Novanta del Novecento. Si ricostruiscono gli spettacoli del suo primo gruppo, il Teatro Studio di Caserta, considerando come negli andirivieni dalla città di provincia che ospita la Reggia del Vanvitelli alla capitale campana, Servillo s'imbatte negli altri gruppi che interpretavano in quegli anni la Postavanguardia napoletana e le sue crisi trasformative: Gennaro Vitiello e il suo Spazio Libero, che offre ospitalità e opportunità alle sue prime azioni o performances, e poi lo stesso Martone con Falso Movimento, con cui si unirà nel 1987 per fondare appunto, insieme ad Antonio Neiwiller e al Teatro dei Mutamenti, Teatri Uniti.
2015
Barsotti, Anna
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