E' un vitigno che produce uve a duplice attitudine che ha avuto ampia diffusione in Toscana. La prima citazione risale al XIV secolo in una novella del Sacchetti (1330-1400). Successivamente è stato citato dal Soderini (1600) che ne esalta le caratteristiche qualitative del vino ed è stata raffigurato anche dal pittore Bartolomeo del Bimbi (Basso, 1982). E' stato poi citata dal Trinci (1738) e descritta dalla Commissione Ampleografica del Comizio di Firenze (1869) e Di Rovasenda (1877). Tradizionalmente questo vitigno è stato coltivato nella Colline Pisa, e in particolare nei comuni di Peccioli, Lari e Terricciola, dove è ancora tutt'ora abbastanza diffusa, ed è sporadica anche nelle altre provincie toscane, tra ci in particolare quella di Massa-Carrara (Scalabrelli et al., 2008). Recentemente è stata censita anche in Garfagnana (D'Onofrrio et al., 2015). E' facilmente riconoscibili per la il colore rosso del rachide, la forma sferoidale dell'acino, buccia consistente di colore giallo-dorato, polpa crocante e buon sapore, tanto che viene utilizzata anche per il consumo fresco. Caratteristiche sono anche la bollosità della folgie e la pigmentazione antociani Non va confusa con la 'Colombana bianca' che è ampelograficamente e geneticamente diversa (D'Onofrio, dati non pubblicati) e che potrebbe corrispondere alla Verdea descritta da Cosmo e Forti (1962) che invece presenta grappolo compatto, acini più grossi e rachide non pigmentato. Presenta una media vigoria e buona produttività. Date le sue caratteristiche anatomiche del grappolo che lo rendono poco sensibile ai marciumi, viene utilizzata come uva da tavola, in uvaggio per produrre vini secchi (recentemente si sta sperimentando anche la produzione di vini in purezza) o indirizzata all'appassimento per la produzione del vinsanto.

San Colombano bianca

D'ONOFRIO, CLAUDIO;SCALABRELLI, GIANCARLO
2015-01-01

Abstract

E' un vitigno che produce uve a duplice attitudine che ha avuto ampia diffusione in Toscana. La prima citazione risale al XIV secolo in una novella del Sacchetti (1330-1400). Successivamente è stato citato dal Soderini (1600) che ne esalta le caratteristiche qualitative del vino ed è stata raffigurato anche dal pittore Bartolomeo del Bimbi (Basso, 1982). E' stato poi citata dal Trinci (1738) e descritta dalla Commissione Ampleografica del Comizio di Firenze (1869) e Di Rovasenda (1877). Tradizionalmente questo vitigno è stato coltivato nella Colline Pisa, e in particolare nei comuni di Peccioli, Lari e Terricciola, dove è ancora tutt'ora abbastanza diffusa, ed è sporadica anche nelle altre provincie toscane, tra ci in particolare quella di Massa-Carrara (Scalabrelli et al., 2008). Recentemente è stata censita anche in Garfagnana (D'Onofrrio et al., 2015). E' facilmente riconoscibili per la il colore rosso del rachide, la forma sferoidale dell'acino, buccia consistente di colore giallo-dorato, polpa crocante e buon sapore, tanto che viene utilizzata anche per il consumo fresco. Caratteristiche sono anche la bollosità della folgie e la pigmentazione antociani Non va confusa con la 'Colombana bianca' che è ampelograficamente e geneticamente diversa (D'Onofrio, dati non pubblicati) e che potrebbe corrispondere alla Verdea descritta da Cosmo e Forti (1962) che invece presenta grappolo compatto, acini più grossi e rachide non pigmentato. Presenta una media vigoria e buona produttività. Date le sue caratteristiche anatomiche del grappolo che lo rendono poco sensibile ai marciumi, viene utilizzata come uva da tavola, in uvaggio per produrre vini secchi (recentemente si sta sperimentando anche la produzione di vini in purezza) o indirizzata all'appassimento per la produzione del vinsanto.
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