Non vi è certezza sull’origine di questo vitigno, per il quale sono state formulate numerose ipotesi tra cui quella che provenga dalla Spagna per diffondersi poi lungo le regioni costiere del Mediterraneo e su alcune isole. Certo è che l’uso di indicare i vini con il nome della zona di provenienza ha comportato la difficoltà di stabilire la corrispondenza tra le zone di produzione e le prime segnalazioni del nome utilizzato per indicare il vitigno con il quale si producevano determinati vini. Il Vermentino offre da questo punto di vista molto materiale su cui discutere (Calò e Costacurta, 2007), essendo stato indicato come “Vernaccia di corniglia” (Gallesio, 1839). Il vino di Vermentino godeva ottima reputazione già nel XIX secolo come afferma lo stesso Gallesio: “Il Vermentino è il vitigno prediletto del Genovesato, e quello che gode la riputazione la più estesa fra le varietà che si coltivano da Ventimiglia a Sarzana. La sua fecondità, la precocità e la dolcezza della sua uva, e le qualità del vino che produce formano un insieme di pregi difficili a trovarsi riuniti in un altro vitigno”. Molteplici sono i termini con cui si presume che fosse indicato il Vermentino, i quali potevano variare da una zona all’altra, ovvero “Piccabon” nelle Cinque terre, “Rolle” a Nizza, “Verlantin” ad Antibe, “Malvoise à gros grain” nel Midi della Francia, “Malvasia gross” e “Carbesso” in Corsica. Solo in seguito fu evidenziato che il vitigno era coltivato in Piemonte (Alba, Mondovì e Cuneo), con il nome di “Favorita” (Molon 1906) e in provincia di Savona con il nome di “Pigato” (Carlone, 1965). Il Vermentino, Favorita e il Pigato, sono stati iscritti al Registro Nazionale delle Varietà di Vite come vitigni diversi e soltanto successivamente su base ampelografia è stata chiarito che si tratta di biotipi appartenenti alla stessa varietà-popolazione (Schneider e Mannini, 1990). Le successive analisi mediante i marcatori molecolari hanno dato conferma dell’appartenenza allo stesso vitigno e, pertanto.
Vermentino
SCALABRELLI, GIANCARLO;D'ONOFRIO, CLAUDIO
2014-01-01
Abstract
Non vi è certezza sull’origine di questo vitigno, per il quale sono state formulate numerose ipotesi tra cui quella che provenga dalla Spagna per diffondersi poi lungo le regioni costiere del Mediterraneo e su alcune isole. Certo è che l’uso di indicare i vini con il nome della zona di provenienza ha comportato la difficoltà di stabilire la corrispondenza tra le zone di produzione e le prime segnalazioni del nome utilizzato per indicare il vitigno con il quale si producevano determinati vini. Il Vermentino offre da questo punto di vista molto materiale su cui discutere (Calò e Costacurta, 2007), essendo stato indicato come “Vernaccia di corniglia” (Gallesio, 1839). Il vino di Vermentino godeva ottima reputazione già nel XIX secolo come afferma lo stesso Gallesio: “Il Vermentino è il vitigno prediletto del Genovesato, e quello che gode la riputazione la più estesa fra le varietà che si coltivano da Ventimiglia a Sarzana. La sua fecondità, la precocità e la dolcezza della sua uva, e le qualità del vino che produce formano un insieme di pregi difficili a trovarsi riuniti in un altro vitigno”. Molteplici sono i termini con cui si presume che fosse indicato il Vermentino, i quali potevano variare da una zona all’altra, ovvero “Piccabon” nelle Cinque terre, “Rolle” a Nizza, “Verlantin” ad Antibe, “Malvoise à gros grain” nel Midi della Francia, “Malvasia gross” e “Carbesso” in Corsica. Solo in seguito fu evidenziato che il vitigno era coltivato in Piemonte (Alba, Mondovì e Cuneo), con il nome di “Favorita” (Molon 1906) e in provincia di Savona con il nome di “Pigato” (Carlone, 1965). Il Vermentino, Favorita e il Pigato, sono stati iscritti al Registro Nazionale delle Varietà di Vite come vitigni diversi e soltanto successivamente su base ampelografia è stata chiarito che si tratta di biotipi appartenenti alla stessa varietà-popolazione (Schneider e Mannini, 1990). Le successive analisi mediante i marcatori molecolari hanno dato conferma dell’appartenenza allo stesso vitigno e, pertanto.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.