La città di Luni, come ci testimonia Strabone (Geografia, L'Italia. Libri V-VI), era dotata di un sistema portuale nel quale i diversi punti di approdo svolgevano funzioni differenti: commerciale, militare e civile. Come noto l’ubicazione degli approdi del sistema portuale del PortusLunae non è mai stata identificata con sicurezza, anche se recentemente sono stati fatti alcuni progressi in tal senso basati sia su attendibili ricostruzioni paleogeografiche che su nuove evidenze archeologiche. Per quanto riguarda l’approdo commerciale, era stata avanzata l’ipotesi che in Età Romana un bacino di incerta natura, ubicato ai piedi della conoide pedemontana del Carrione, avesse potuto ospitare il porto attraverso il quale i marmi apuani venivano massicciamente commercializzati. Ad oggi l’esistenza e l’ubicazione di un “porto orientale” manca di conferme archeologiche, sebbene la presenza del toponimo di “Marmorata” a nord dell’anfiteatro, rappresenti un indizio della presenza di un sito di stoccaggio dei marmi prossimi all’imbarco. Un assetto paleogeografico compatibile con l’ipotesi di un approdo commerciale ad ovest delle mura urbane di Luni necessitava di essere verificata attraverso una ricostruzione paleoambientale. Pertanto è stata recentemente condotta un’indagine puntuale sul cordone litorale più prospiciente alla linea di costa attuale (Fig.1), al fine di valutarne l’evoluzione diacronica come forma emersa, e quindi insediabile.Tale cordone, infatti, si presenta geometricamente connesso con quello “della Marinella”, dal quale è fisicamente separato dal tratto terminale del corso del T. Parmignola. Il cordone della Marinella è tradizionalmente considerato un’ “isola” già esistente in Età Romana. I dati di sottosuolo, solo parzialmente editi, testimoniano che la facies sedimentaria litorale, osservabile in superficie, permane sino ad una profondità di almeno 8 m dal piano di campagna. Questo fatto, pur in assenza di vincoli cronologici, implica una persistenza di questa unità morfologica nel tempo. Le ricerche di Fabiani suggeriscono che il cordone geometricamente connesso a SE con quello della Marinella, attualmente identificabile lungo il litorale toscano a S del T. Parmignola, si sarebbe formato a partire dal XVIII secolo. Lo studio combinato dell’assetto morfologico attuale dell’area, dei dati di sottosuolo disponibili e reperiti ad hoc e delle evidenze storico archeologiche, ha fornito elementi chiaramente interpretabili e fra di loro concordanti, che consentono di tratteggiare l’evoluzione paleogeografica dell’area in epoca storica e di suggerire la possibilità dell’esistenza, in epoca romana, di un approdo presso la foce del Carrione.

Ipotesi su un approdo alla foce del Carrione

PAPPALARDO, MARTA;
2015-01-01

Abstract

La città di Luni, come ci testimonia Strabone (Geografia, L'Italia. Libri V-VI), era dotata di un sistema portuale nel quale i diversi punti di approdo svolgevano funzioni differenti: commerciale, militare e civile. Come noto l’ubicazione degli approdi del sistema portuale del PortusLunae non è mai stata identificata con sicurezza, anche se recentemente sono stati fatti alcuni progressi in tal senso basati sia su attendibili ricostruzioni paleogeografiche che su nuove evidenze archeologiche. Per quanto riguarda l’approdo commerciale, era stata avanzata l’ipotesi che in Età Romana un bacino di incerta natura, ubicato ai piedi della conoide pedemontana del Carrione, avesse potuto ospitare il porto attraverso il quale i marmi apuani venivano massicciamente commercializzati. Ad oggi l’esistenza e l’ubicazione di un “porto orientale” manca di conferme archeologiche, sebbene la presenza del toponimo di “Marmorata” a nord dell’anfiteatro, rappresenti un indizio della presenza di un sito di stoccaggio dei marmi prossimi all’imbarco. Un assetto paleogeografico compatibile con l’ipotesi di un approdo commerciale ad ovest delle mura urbane di Luni necessitava di essere verificata attraverso una ricostruzione paleoambientale. Pertanto è stata recentemente condotta un’indagine puntuale sul cordone litorale più prospiciente alla linea di costa attuale (Fig.1), al fine di valutarne l’evoluzione diacronica come forma emersa, e quindi insediabile.Tale cordone, infatti, si presenta geometricamente connesso con quello “della Marinella”, dal quale è fisicamente separato dal tratto terminale del corso del T. Parmignola. Il cordone della Marinella è tradizionalmente considerato un’ “isola” già esistente in Età Romana. I dati di sottosuolo, solo parzialmente editi, testimoniano che la facies sedimentaria litorale, osservabile in superficie, permane sino ad una profondità di almeno 8 m dal piano di campagna. Questo fatto, pur in assenza di vincoli cronologici, implica una persistenza di questa unità morfologica nel tempo. Le ricerche di Fabiani suggeriscono che il cordone geometricamente connesso a SE con quello della Marinella, attualmente identificabile lungo il litorale toscano a S del T. Parmignola, si sarebbe formato a partire dal XVIII secolo. Lo studio combinato dell’assetto morfologico attuale dell’area, dei dati di sottosuolo disponibili e reperiti ad hoc e delle evidenze storico archeologiche, ha fornito elementi chiaramente interpretabili e fra di loro concordanti, che consentono di tratteggiare l’evoluzione paleogeografica dell’area in epoca storica e di suggerire la possibilità dell’esistenza, in epoca romana, di un approdo presso la foce del Carrione.
2015
Pappalardo, Marta; Parodi, Luca; Capitani, Marco; Chelli, Alessandro
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