Il contributo cerca di mettere in contatto gli studi sociologici e quelli di comparazione giuridica al fine di evidenziare lo spazio che viene attualmente riservato nelle “plurali” società europee all’integrazione sociale e culturale di cittadini che provengono da Paesi non europei. Partendo dai concetti di “integrazione” e “multiculturalismo”, il lavoro si concentra sull’analisi delle politiche “multilivello” approntate in Europa in tema di integrazione sociale e culturale, in modo da valutarne natura ed efficacia. Per quanto riguarda il livello statale, vengono presi in esame i modelli di integrazione delineati in passato e quelli prospettati più di recente, analizzando, in primo luogo, i caratteri essenziali e gli elementi critici dei “modelli storici” affermatisi in particolare in Europa (“multiculturalista” o “comunitarista”, “segregazionista”, “assimilazionista” o “universalista”), per poi valutare le caratteristiche del nuovo modello che sembra essersi fatto strada negli ultimi anni a livello europeo, quello “a integrazione forzata” o “neo-assimilazionista”. Si passa poi ad indagare la dimensione “decentrata” dell’integrazione, ossia il ruolo di territori e terzo settore nel configurare forme più avanzate o, al contrario, arretrate, di inclusione dei migranti nella comunità di riferimento.
L'integrazione sociale e culturale dei cittadini di Stati terzi tra dimensione nazionale e locale: il caso italiano nel quadro del diritto comparato
FIUMICELLI, DAVIDE
2015-01-01
Abstract
Il contributo cerca di mettere in contatto gli studi sociologici e quelli di comparazione giuridica al fine di evidenziare lo spazio che viene attualmente riservato nelle “plurali” società europee all’integrazione sociale e culturale di cittadini che provengono da Paesi non europei. Partendo dai concetti di “integrazione” e “multiculturalismo”, il lavoro si concentra sull’analisi delle politiche “multilivello” approntate in Europa in tema di integrazione sociale e culturale, in modo da valutarne natura ed efficacia. Per quanto riguarda il livello statale, vengono presi in esame i modelli di integrazione delineati in passato e quelli prospettati più di recente, analizzando, in primo luogo, i caratteri essenziali e gli elementi critici dei “modelli storici” affermatisi in particolare in Europa (“multiculturalista” o “comunitarista”, “segregazionista”, “assimilazionista” o “universalista”), per poi valutare le caratteristiche del nuovo modello che sembra essersi fatto strada negli ultimi anni a livello europeo, quello “a integrazione forzata” o “neo-assimilazionista”. Si passa poi ad indagare la dimensione “decentrata” dell’integrazione, ossia il ruolo di territori e terzo settore nel configurare forme più avanzate o, al contrario, arretrate, di inclusione dei migranti nella comunità di riferimento.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.