Il mediatore commerciale svolge una funzione chiave all’interno dei meccanismi di mercato : facilita l’incontro tra domanda e offerta e si rende garante della bontà degli affari nei confronti delle parti contraenti. Proprio perché interviene nella determinazione dei costi di transazione, svolgendo per di più funzioni di tipo notarile, la professione del mediatore fu investita piuttosto precocemente da responsabilità pubbliche. Il controllo sulla correttezza deontologica degli operatori fu dapprima assicurata entro l’ordine corporativo, per poi diventare, nell’età del mercantilismo, uno dei compiti che lo stato avrebbe fatto proprio, anche per ragioni fiscali. In Italia l’evoluzione dei meccanismi istituzionali di controllo ha seguito percorsi diversi a seconda delle tradizioni mercantili delle differenti città. Nel caso di Livorno, la città nuova creata dai Medici, i privilegi del portofranco e la struttura sociale, caratterizzata dal « comunitarismo cosmopolita » delle « nazioni », impedirono alle leggi dello stato di intervenire efficacemente nella disciplina della professione. Al momento del passaggio della Toscana alla nuova dinastia, l’intermediazione commerciale era ormai un settore professionale del tutto fuori controllo. La lotta che fu intrapresa dagli Asburgo Lorena contro l’abusivismo e per il contenimento del numero dei mediatori incontrò numerose battute d’arresto, e potè giungere a dei risultati solo nel momento in cui gli attori economico-sociali direttamente interessati furono coinvolti nell’azione di riforma. La scelta della « concertazione », perseguita con convinzione dal Consiglio di Reggenza presieduto dal Botta Adorno, segnò una breve stagione politica, durante la quale furono gettate le basi del più energico riformismo leopoldino degli anni 1770 e 1780.

Le molte teste dell’Idra: i sensali livornesi nell’età delle riforme

ADDOBBATI, ANDREA
2015-01-01

Abstract

Il mediatore commerciale svolge una funzione chiave all’interno dei meccanismi di mercato : facilita l’incontro tra domanda e offerta e si rende garante della bontà degli affari nei confronti delle parti contraenti. Proprio perché interviene nella determinazione dei costi di transazione, svolgendo per di più funzioni di tipo notarile, la professione del mediatore fu investita piuttosto precocemente da responsabilità pubbliche. Il controllo sulla correttezza deontologica degli operatori fu dapprima assicurata entro l’ordine corporativo, per poi diventare, nell’età del mercantilismo, uno dei compiti che lo stato avrebbe fatto proprio, anche per ragioni fiscali. In Italia l’evoluzione dei meccanismi istituzionali di controllo ha seguito percorsi diversi a seconda delle tradizioni mercantili delle differenti città. Nel caso di Livorno, la città nuova creata dai Medici, i privilegi del portofranco e la struttura sociale, caratterizzata dal « comunitarismo cosmopolita » delle « nazioni », impedirono alle leggi dello stato di intervenire efficacemente nella disciplina della professione. Al momento del passaggio della Toscana alla nuova dinastia, l’intermediazione commerciale era ormai un settore professionale del tutto fuori controllo. La lotta che fu intrapresa dagli Asburgo Lorena contro l’abusivismo e per il contenimento del numero dei mediatori incontrò numerose battute d’arresto, e potè giungere a dei risultati solo nel momento in cui gli attori economico-sociali direttamente interessati furono coinvolti nell’azione di riforma. La scelta della « concertazione », perseguita con convinzione dal Consiglio di Reggenza presieduto dal Botta Adorno, segnò una breve stagione politica, durante la quale furono gettate le basi del più energico riformismo leopoldino degli anni 1770 e 1780.
2015
Addobbati, Andrea
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