Nel 1809, cinque anni prima del dirompente debutto londinese dell’attore, un critico dichiarò che Edmund Kean era “totally ungifted for a tragedian: he [was] a good Harlequin”. Tuttavia, gli eventi successivi lo smentirono, e Kean divenne l’attore tragico più acclamato del suo tempo. Questo, paradossalmente, proprio perché era un “buon Arlecchino”. La “nuova religione” teatrale che, nelle parole di William Hazlitt, Kean inaugurò era una religione non ortodossa, bensì illegittima. Non è affatto un caso che il ruolo preferito dall’attore (“the foundation of [his] fame and fortune”, come soleva ripetere) fosse proprio Riccardo III, il perfido protagonista della più melodrammatica, e per questo più rappresentata, tragedia shakespeariana del periodo. Elementi pantomimici furono presenti fin dall’inizio nell’interpretazione che il “salvatore del Drury Lane” offrì del ruolo, in quella che si poneva come la roccaforte del dramma “legittimo”; nondimeno, recensioni coeve mostrano come la componente pantomimica nel Riccardo III di Kean divenne progressivamente più visibile nel corso degli anni. Il suo affidarsi, a volte esclusivamente, al linguaggio corporeo, all’azione non verbale, ricorrendo a dei veri e propri dumb-shows risultava altamente trasgressivo, in quanto minava la centralità del linguaggio verbale propria del teatro legittimo. Tali momenti di muta espressività, che diventarono sempre più prolungati e sempre più frequenti con il passare del tempo; il suo indulgere in lunghe pause melodrammatiche; il suo ricorrere spesso a suoni inarticolati o anche, più semplicemente, a toni conversazionali e ad una gestualità familiare, persino prosaica, sono tutti segni inequivocabili dell’irruzione delle convenzioni proprie del teatro “illegittimo” nel sacrario della “legittimità”: Shakespeare e il Drury Lane. Il saggio si propone, appunto, di tracciare le presenze “illegittime” nell’interpretazione keaniana di Riccardo III, indiscusso cavallo di battaglia dell’attore per tutta la sua carriera.

"Il Riccardo III Arlecchino di Edmund Kean"

CAPUTO, NICOLETTA
2016-01-01

Abstract

Nel 1809, cinque anni prima del dirompente debutto londinese dell’attore, un critico dichiarò che Edmund Kean era “totally ungifted for a tragedian: he [was] a good Harlequin”. Tuttavia, gli eventi successivi lo smentirono, e Kean divenne l’attore tragico più acclamato del suo tempo. Questo, paradossalmente, proprio perché era un “buon Arlecchino”. La “nuova religione” teatrale che, nelle parole di William Hazlitt, Kean inaugurò era una religione non ortodossa, bensì illegittima. Non è affatto un caso che il ruolo preferito dall’attore (“the foundation of [his] fame and fortune”, come soleva ripetere) fosse proprio Riccardo III, il perfido protagonista della più melodrammatica, e per questo più rappresentata, tragedia shakespeariana del periodo. Elementi pantomimici furono presenti fin dall’inizio nell’interpretazione che il “salvatore del Drury Lane” offrì del ruolo, in quella che si poneva come la roccaforte del dramma “legittimo”; nondimeno, recensioni coeve mostrano come la componente pantomimica nel Riccardo III di Kean divenne progressivamente più visibile nel corso degli anni. Il suo affidarsi, a volte esclusivamente, al linguaggio corporeo, all’azione non verbale, ricorrendo a dei veri e propri dumb-shows risultava altamente trasgressivo, in quanto minava la centralità del linguaggio verbale propria del teatro legittimo. Tali momenti di muta espressività, che diventarono sempre più prolungati e sempre più frequenti con il passare del tempo; il suo indulgere in lunghe pause melodrammatiche; il suo ricorrere spesso a suoni inarticolati o anche, più semplicemente, a toni conversazionali e ad una gestualità familiare, persino prosaica, sono tutti segni inequivocabili dell’irruzione delle convenzioni proprie del teatro “illegittimo” nel sacrario della “legittimità”: Shakespeare e il Drury Lane. Il saggio si propone, appunto, di tracciare le presenze “illegittime” nell’interpretazione keaniana di Riccardo III, indiscusso cavallo di battaglia dell’attore per tutta la sua carriera.
2016
Caputo, Nicoletta
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