Alcuni incidenti avvenuti negli anni ’70 hanno focalizzato l’attenzione sulla formazione non voluta, a seguito della perdita di controllo di processi chimici, di composti altamente tossici e pericolosi per l’uomo, quali policlorodibenzodiossine (PCDD) e policlorodibenzofurani (PCDF). I rischi dovuti alla formazione di sostanze pericolose a seguito di condizioni operative anomale in incidenti sono considerati anche dalla Direttiva "Seveso II" (96/82/EC). Sia la Direttiva che il suo recepimento da parte della legislazione italiana (DL 334/99), definiscono infatti la presenza di sostanze pericolose come la presenza effettiva di queste sostanze o la loro generazione a seguito della perdita di controllo di processi chimici industriali. Mentre un rilevante lavoro di ricerca è stato svolto sulla formazione incidentale di sostanze pericolose quali PCDD e PCDF a partire da sostanze organiche clorurate, la formazione degli analoghi composti bromurati ha ricevuto minore attenzione. Data la diffusione di composti bromurati impiegati per il conferimento di proprietà di resistenza alla fiamma a materiali polimerici di natura sintetica, la possibile formazione di composti bromurati pericolosi (acido bromidrico, bromofenoli, polibromodibenzodiossine, etc.) in caso di incendio o di reazioni incontrollate, può porre problemi di sicurezza simili a quelli dovuti alla formazione degli analoghi clorurati. D’altronde, l’utilizzo di un database specifico (EUCLIDE) ha evidenziato che si sono verificati alcuni incidenti severi a seguito della perdita di controllo di processi di produzione di antifiamma bromurati. Il presente studio sperimentale si è proposto l’identificazione ed in alcuni casi la quantificazione dei prodotti pericolosi generati nella degradazione termica di alcuni tra i principali ritardanti di fiamma bromurati (a struttura alifatica o aromatica, e di tipo additivo e reattivo), nonché di alcune formulazioni contenenti tali antifiamma. Le tipologie di prove effettuate sono state rivolte alla caratterizzazione sia dei prodotti volatili, che dal punto di vista della sicurezza ambientale rivestono la pericolosità maggiore in quanto possono arrivare a distanze anche elevate dal luogo di rilascio, che dei prodotti condensabili che possono dar luogo ad estesi problemi di contaminazione del terreno. La messa a punto di metodologie di analisi simultanea TG/FTIR, e la realizzazione di un pirolizzatore su scala di laboratorio insieme con l’impiego di tecniche analitiche quali FTIR e GC/MS, hanno permesso l’identificazione dei principali prodotti di decomposizione. Lo sviluppo di procedure di calibrazione ha reso possibile anche la valutazione delle quantità di alcuni dei principali prodotti pericolosi generati. I risultati ottenuti sono stati utilizzati per la valutazione di metodi a macrocomponenti per l’identificazione delle sostanze pericolose formate nella perdita di controllo di un sistema chimico di composizione nota.

Identificazione di prodotti pericolosi nella decomposizione di ritardanti di fiamma bromurati

BARONTINI, FEDERICA;PETARCA, LUIGI;ZANELLI, SEVERINO
2000-01-01

Abstract

Alcuni incidenti avvenuti negli anni ’70 hanno focalizzato l’attenzione sulla formazione non voluta, a seguito della perdita di controllo di processi chimici, di composti altamente tossici e pericolosi per l’uomo, quali policlorodibenzodiossine (PCDD) e policlorodibenzofurani (PCDF). I rischi dovuti alla formazione di sostanze pericolose a seguito di condizioni operative anomale in incidenti sono considerati anche dalla Direttiva "Seveso II" (96/82/EC). Sia la Direttiva che il suo recepimento da parte della legislazione italiana (DL 334/99), definiscono infatti la presenza di sostanze pericolose come la presenza effettiva di queste sostanze o la loro generazione a seguito della perdita di controllo di processi chimici industriali. Mentre un rilevante lavoro di ricerca è stato svolto sulla formazione incidentale di sostanze pericolose quali PCDD e PCDF a partire da sostanze organiche clorurate, la formazione degli analoghi composti bromurati ha ricevuto minore attenzione. Data la diffusione di composti bromurati impiegati per il conferimento di proprietà di resistenza alla fiamma a materiali polimerici di natura sintetica, la possibile formazione di composti bromurati pericolosi (acido bromidrico, bromofenoli, polibromodibenzodiossine, etc.) in caso di incendio o di reazioni incontrollate, può porre problemi di sicurezza simili a quelli dovuti alla formazione degli analoghi clorurati. D’altronde, l’utilizzo di un database specifico (EUCLIDE) ha evidenziato che si sono verificati alcuni incidenti severi a seguito della perdita di controllo di processi di produzione di antifiamma bromurati. Il presente studio sperimentale si è proposto l’identificazione ed in alcuni casi la quantificazione dei prodotti pericolosi generati nella degradazione termica di alcuni tra i principali ritardanti di fiamma bromurati (a struttura alifatica o aromatica, e di tipo additivo e reattivo), nonché di alcune formulazioni contenenti tali antifiamma. Le tipologie di prove effettuate sono state rivolte alla caratterizzazione sia dei prodotti volatili, che dal punto di vista della sicurezza ambientale rivestono la pericolosità maggiore in quanto possono arrivare a distanze anche elevate dal luogo di rilascio, che dei prodotti condensabili che possono dar luogo ad estesi problemi di contaminazione del terreno. La messa a punto di metodologie di analisi simultanea TG/FTIR, e la realizzazione di un pirolizzatore su scala di laboratorio insieme con l’impiego di tecniche analitiche quali FTIR e GC/MS, hanno permesso l’identificazione dei principali prodotti di decomposizione. Lo sviluppo di procedure di calibrazione ha reso possibile anche la valutazione delle quantità di alcuni dei principali prodotti pericolosi generati. I risultati ottenuti sono stati utilizzati per la valutazione di metodi a macrocomponenti per l’identificazione delle sostanze pericolose formate nella perdita di controllo di un sistema chimico di composizione nota.
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