I pericoli dovuti a reazioni chimiche non volute o non previste costituiscono un’importante componente dei rischi associati alla manipolazione o allo stoccaggio di sostanze chimiche. È noto infatti come la presenza di condizioni anomale, a seguito di eventi incidentali o semplicemente il verificarsi di condizioni di instabilità o di reazioni impreviste, possa causare la generazione di composti altamente pericolosi o tossici non presenti in condizioni di normale funzionamento dell'impianto, come nel caso dell'incidente di Seveso. Il problema è reso di attualità anche dalla Direttiva Europea 96/82/EC (meglio nota come Direttiva “Seveso II”), recepita da parte della legislazione italiana con il DL 334/99. L'articolo 2 della Direttiva prevede infatti che, ai fini dell'applicazione degli obblighi di notifica o rapporto di sicurezza, nell'inventario dell'impianto vengano incluse anche le sostanze pericolose, che "è ragionevole supporre si possano formare a seguito della perdita di controllo di un processo chimico industriale". Tuttavia l'applicazione di questo aspetto della Direttiva è reso problematico dall'assenza di metodologie e procedure sia teoriche che sperimentali per l'individuazione e la stima delle quantità di prodotti pericolosi, la cui formazione è possibile a seguito della perdita di controllo di processi chimici industriali. L’importanza di sviluppare e disporre di protocolli sperimentali di riferimento per l’identificazione dei prodotti formati nella perdita di controllo di sistemi chimici di composizione nota è evidente, sia dal punto di vista delle autorità di controllo che delle industrie interessate dall’applicazione del DL 334/99. Infatti, se da una parte la conoscenza della natura delle sostanze pericolose può servire a prevenire incidenti severi quali quello di Seveso, dall’altra, l’assenza di dati sperimentali può indurre ad ipotesi eccessivamente conservative e all’adozione di misure di sicurezza penalizzanti per alcuni processi industriali. La complessità del problema dell’identificazione dei prodotti pericolosi formati in scenari incidentali di riferimento, quali reazioni fuggitive ed incendi, ha portato allo sviluppo di diverse e numerose tecniche sperimentali. Il presente lavoro riporta i risultati ottenuti nello sviluppo, nell’applicazione e nella messa a punto di alcune tecniche sperimentali specifiche all’identificazione dei prodotti pericolosi formati nella perdita di controllo di sistemi chimici di interesse industriale. Le metodologie studiate ed utilizzate rappresentano un primo passo verso lo sviluppo di protocolli di riferimento per l’identificazione e la quantificazione delle sostanze pericolose formate in scenari incidentali di riferimento per l’applicazione della Direttiva “Seveso-II”.

Protocolli sperimentali per l’identificazione e la quantificazione di sostanze pericolose formate nella perdita di controllo di processi chimici

BARONTINI, FEDERICA;PETARCA, LUIGI;ZANELLI, SEVERINO
2002-01-01

Abstract

I pericoli dovuti a reazioni chimiche non volute o non previste costituiscono un’importante componente dei rischi associati alla manipolazione o allo stoccaggio di sostanze chimiche. È noto infatti come la presenza di condizioni anomale, a seguito di eventi incidentali o semplicemente il verificarsi di condizioni di instabilità o di reazioni impreviste, possa causare la generazione di composti altamente pericolosi o tossici non presenti in condizioni di normale funzionamento dell'impianto, come nel caso dell'incidente di Seveso. Il problema è reso di attualità anche dalla Direttiva Europea 96/82/EC (meglio nota come Direttiva “Seveso II”), recepita da parte della legislazione italiana con il DL 334/99. L'articolo 2 della Direttiva prevede infatti che, ai fini dell'applicazione degli obblighi di notifica o rapporto di sicurezza, nell'inventario dell'impianto vengano incluse anche le sostanze pericolose, che "è ragionevole supporre si possano formare a seguito della perdita di controllo di un processo chimico industriale". Tuttavia l'applicazione di questo aspetto della Direttiva è reso problematico dall'assenza di metodologie e procedure sia teoriche che sperimentali per l'individuazione e la stima delle quantità di prodotti pericolosi, la cui formazione è possibile a seguito della perdita di controllo di processi chimici industriali. L’importanza di sviluppare e disporre di protocolli sperimentali di riferimento per l’identificazione dei prodotti formati nella perdita di controllo di sistemi chimici di composizione nota è evidente, sia dal punto di vista delle autorità di controllo che delle industrie interessate dall’applicazione del DL 334/99. Infatti, se da una parte la conoscenza della natura delle sostanze pericolose può servire a prevenire incidenti severi quali quello di Seveso, dall’altra, l’assenza di dati sperimentali può indurre ad ipotesi eccessivamente conservative e all’adozione di misure di sicurezza penalizzanti per alcuni processi industriali. La complessità del problema dell’identificazione dei prodotti pericolosi formati in scenari incidentali di riferimento, quali reazioni fuggitive ed incendi, ha portato allo sviluppo di diverse e numerose tecniche sperimentali. Il presente lavoro riporta i risultati ottenuti nello sviluppo, nell’applicazione e nella messa a punto di alcune tecniche sperimentali specifiche all’identificazione dei prodotti pericolosi formati nella perdita di controllo di sistemi chimici di interesse industriale. Le metodologie studiate ed utilizzate rappresentano un primo passo verso lo sviluppo di protocolli di riferimento per l’identificazione e la quantificazione delle sostanze pericolose formate in scenari incidentali di riferimento per l’applicazione della Direttiva “Seveso-II”.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11568/800885
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