Il contributo cerca di porre a sistema la nuova normativa europea su appalti e concessioni con la disciplina nazionale di riordino delle società a partecipazione pubblica. L'autrice evidenzia il simbiotico legame tra gli obblighi di alienazione delle partecipazioni, riformulati nel TU, ed i tentativi di aggregazione dei gestori di servizi pubblici locali, sottolineando le criticità derivanti dall’utilizzo, per fini pubblicistici, di modelli prettamente privatistici quali fusioni e cessioni. A suo parere, la riforma Madia non solo fallisce nel dirimere le contraddizioni insite nell’utilizzo a fini pubblicistici del modello societario, rinunciando ad introdurre innovazioni giuridiche sul punto, ma finisce per lasciare irrisolti molti aspetti tecnici che di fatto disincentiveranno le stesse aggregazioni che si vogliono invece promuovere. Ed infatti, spiega Passalacqua, restano in ombra le procedure da seguire per l’alienazione di partecipazioni indirette, non è chiara l’incidenza delle vicende societarie aggregative sui regimi concessori in essere (per la cui disciplina si rimanda in modo troppo apodittico alla regolazione della direttiva concessioni), manca una disciplina speciale in materia di direzione e coordinamento dei gruppi economici in mano pubblica, sottoposti al controllo di un’amministrazione tradizionale, laddove il diritto europeo in materia di appalti sembrava invece offrire interessanti possibili soluzioni.

Obblighi di alienazione e processi di aggregazione di società partecipate

Andreoni Francesca;PASSALACQUA, MICHELA;
2016-01-01

Abstract

Il contributo cerca di porre a sistema la nuova normativa europea su appalti e concessioni con la disciplina nazionale di riordino delle società a partecipazione pubblica. L'autrice evidenzia il simbiotico legame tra gli obblighi di alienazione delle partecipazioni, riformulati nel TU, ed i tentativi di aggregazione dei gestori di servizi pubblici locali, sottolineando le criticità derivanti dall’utilizzo, per fini pubblicistici, di modelli prettamente privatistici quali fusioni e cessioni. A suo parere, la riforma Madia non solo fallisce nel dirimere le contraddizioni insite nell’utilizzo a fini pubblicistici del modello societario, rinunciando ad introdurre innovazioni giuridiche sul punto, ma finisce per lasciare irrisolti molti aspetti tecnici che di fatto disincentiveranno le stesse aggregazioni che si vogliono invece promuovere. Ed infatti, spiega Passalacqua, restano in ombra le procedure da seguire per l’alienazione di partecipazioni indirette, non è chiara l’incidenza delle vicende societarie aggregative sui regimi concessori in essere (per la cui disciplina si rimanda in modo troppo apodittico alla regolazione della direttiva concessioni), manca una disciplina speciale in materia di direzione e coordinamento dei gruppi economici in mano pubblica, sottoposti al controllo di un’amministrazione tradizionale, laddove il diritto europeo in materia di appalti sembrava invece offrire interessanti possibili soluzioni.
2016
Andreoni, Francesca; Cirillo Gianpiero, Paolo; Fortunato, Sabino; Giaccari, Francesco; Grippa, Cira; Luchena, Serenella; Passalacqua, Michela; Portaluri Pier, Luigi; Zuppetta, Marialuisa
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11568/811093
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