Tra i grandi vecchi della tradizione comica occidentale, un posto d’onore è occupato da Dario Fo. Catalizzatore di fermenti artistici e politici che, nel tempo, lo hanno reso simbolo di una rivoluzione culturale mai veramente conclusasi, egli, attore/performer più di ogni altra cosa (ovvero più che scenografo, regista, costumista, pittore, drammaturgo, ruoli che pure riveste), è entrato ben presto nel canone teatrale italiano come uno degli autori maggiormente rappresentati sulla scena mondiale. La sua eredità comica, specialmente in relazione allo spettacolo-manifesto, Mistero buffo (1969) – che ha fatto scuola ad almeno due successive generazioni di monologanti – è suddivisa, a detta dello stesso Fo, tra vari artisti: da Mario Pirovano a Paolo Rossi, sino al filone dei narr-attori, tra i quali Marco Baliani, Marco Paolini, Ascanio Celestini. Allievi che certamente superano il maestro in quanto a rigore filologico e pedanteria. Nessuno di loro, infatti, è mai stato accusato di inventarsi di sana pianta una tradizione che non esiste, come invece è accaduto a Fo, o di farlo a fini ideologici e politici. Figli troppo onesti di un padre furfante, il quale spaccia come di proprietà del popolo ciò che appartiene invece alla sua inventiva di attautore. Un “contrabbandare a rovescio”, il suo, un traffico illecito a fin di bene: farci prendere coscienza del nostro patrimonio culturale.
Dario Fo, contrabbandiere alla rovescia
MARINAI, EVA
2015-01-01
Abstract
Tra i grandi vecchi della tradizione comica occidentale, un posto d’onore è occupato da Dario Fo. Catalizzatore di fermenti artistici e politici che, nel tempo, lo hanno reso simbolo di una rivoluzione culturale mai veramente conclusasi, egli, attore/performer più di ogni altra cosa (ovvero più che scenografo, regista, costumista, pittore, drammaturgo, ruoli che pure riveste), è entrato ben presto nel canone teatrale italiano come uno degli autori maggiormente rappresentati sulla scena mondiale. La sua eredità comica, specialmente in relazione allo spettacolo-manifesto, Mistero buffo (1969) – che ha fatto scuola ad almeno due successive generazioni di monologanti – è suddivisa, a detta dello stesso Fo, tra vari artisti: da Mario Pirovano a Paolo Rossi, sino al filone dei narr-attori, tra i quali Marco Baliani, Marco Paolini, Ascanio Celestini. Allievi che certamente superano il maestro in quanto a rigore filologico e pedanteria. Nessuno di loro, infatti, è mai stato accusato di inventarsi di sana pianta una tradizione che non esiste, come invece è accaduto a Fo, o di farlo a fini ideologici e politici. Figli troppo onesti di un padre furfante, il quale spaccia come di proprietà del popolo ciò che appartiene invece alla sua inventiva di attautore. Un “contrabbandare a rovescio”, il suo, un traffico illecito a fin di bene: farci prendere coscienza del nostro patrimonio culturale.File | Dimensione | Formato | |
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Marinai, Dario Fo contrabbandiere alla rovescia. Hystrio n. 4 settembre-dicembre 2015 Dossier Teatro Comico, p. 32.pdf
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