Il 3D non ha bisogno degli occhiali, con Dario Fo!

La postfazione al volume delle "Lezioni d'arte di Dario Fo: controcultura tra documento e fantasia" di Contorno conclude la lettura e, al contempo, la reintroduce, invitando il lettore-interprete (sia del volume sia delle immagini mostrate da Fo durante le lezioni-spettacolo) a ripercorrere alcuni viaggi nella storia dell'arte. Come già avviene per il pubblico delle performance attoriali di Fo (dalle commedie ai monologhi), lo spettatore delle lezioni d'arte è invogliato a tradire il "monumento" (ossia la monumentalità dell'oggetto-soggetto d'arte) per ricondurlo alla sua dimensione di "documento", utilizzabile liberamente, anche in modo frammentato (e frammentario), scarabocchiandolo - come fa l'attore-autore-pittore durante le lezioni-spettacolo - e facendolo debordare dalla cornice. Il titolo si riferisce appunto a questa capacità dell'attore Fo di dare tridimensionalità e movimento all'immagine pittorica, affidandosi esclusivamente al proprio talento acrobatico e mimico-gestuale, senza l'utilizzo di strumentazione digitale.