Introduzione: Le calcificazioni eterotopiche nella chirurgia protesica d’anca rappresentano una complicanza non frequente che in una piccola percentuale di pazienti può causare dolore e limitazione funzionale. Le cause sono multifattoriali: predisposizione individuale, comorbilità, pregresse fratture a livello dell’anca e, secondo alcuni studi, l’accesso chirurgico con il relativo trauma sui tessuti molli. Possono essere prevenute con l’utilizzo di FANS come l’indometacina o il celecoxib (sebbene la loro reale efficacia non sia stata tuttora ben definita) o con la terapia radiante. Possono essere anche rimosse chirurgicamente ma la percentuale di recidive è elevata. Scopo di questo studio prospettico è stato quello di stimare l’incidenza delle calcificazioni periprotesiche in un gruppo eterogeneo di pazienti sottoposti a sostituzione protesica di anca, di valutarne i fattori di rischio e il loro significato clinico. Materiali e Metodi: In questa analisi sono stati valutati 350 pazienti sottoposti a protesi totale di anca trattati presso la nostra U.O. dal Gennaio 2010 al Dicembre 2012. Criteri di inclusione sono stati: l’accesso chirurgico postero-laterale, nessuna terapia farmacologia o radiante profilattica preoperatoria né postoperatoria. Per ciascun paziente sono stati esaminati i radiogrammi preoperatori, postoperatori e quelli eseguiti dopo circa un anno ed è stata utilizzata la classificazione di Brooker. Sono stati valutati età, sesso, i fattori di rischio e gli aspetti clinici dei pazienti che hanno sviluppato calcificazioni tipo broker III e IV (gruppo 3 e 4). Risultati: Su un totale di 350 pazienti (134 maschi e 216 femmine) sono state riscontrate calcificazioni in 122 pazienti (35%), di cui 46 (13,2%) maschi e 76 (21,8%) femmine. I pazienti del gruppo 3 e 4 erano 25 (7,18%), rispettivamente 21 (6,4%) per il gruppo 3 (3,16% maschi e 2,88% femmine) e 4 (1,14%) per il gruppo 4 (0,28% femmine e 0,86% maschi). Il follow-up medio era 13,4 mesi. L’età media era 68,1 anni (67,1 per i maschi e 68,9 per le femmine). L’età media era 67,4 anni per i pazienti classificati come Brooker 0 (gruppo 0: 66,9 maschi e 67,7 femmine), 69,7 nei Brooker I (gruppo 1: 66,4 maschi e 71,2 femmine), 68,7 nei Brooker II (gruppo 2: 69,7 maschi e 68,2 femmine), 67,3 nei Brooker III (gruppo 3: 63,9 maschi e 69,9 femmine), 70 nei Brooker 4 (gruppo 4: 67,3 maschi e 78 nell’unica donna). I pazienti del gruppo 3 erano affetti da: 2 diverticolosi del colon, 5 Ipertrofie prostatiche benigne, 9 dislipidemie, 2 artrite reumatoide, 1 pregressa TBC e 1 gammopatia monoclonale. I pazienti del gruppo 4 erano affetti da: 1 artrite reumatoide e frattura basicervicale (PTA su frattura); 1 linfoma non Hodgkin; 1 sclerosi multipla e 1 rettocolite ulcerosa. Tutti questi pazienti avevano gruppo sanguigno 0 positivo. L’età ed il sesso non sono risultati fattori discriminanti nello sviluppo di calcificazioni. Per quanto riguarda gli aspetti clinici valutati nei gruppi 3 e 4, 5 pazienti del gruppo 3 lamentavano dolore ai massimi gradi di articolarità mentre in 2 pazienti del gruppo 4 coesisteva oltre al dolore una importante limitazione del range articolare. Sono stati operati di exeresi delle calcificazioni solo i 2 pazienti del gruppo 4. Discussione: In accordo con i dati in Letteratura, dallo studio è emerso che l’incidenza delle calcificazioni eterotopiche è circa del 30% e che le fratture e le malattie infiammatorie croniche sono fattori di rischio indipendentemente dall’età e sesso. Tutti i Brooker 4 appartenevano al gruppo sanguigno 0 +, ma non è possibile stabilire una correlazione tra i due dati. I Brooker 3 risultavano affetti da più malattie, in particolare da disordini del metabolismo lipidico (nella maggior parte dei casi da ipercolesterolemia poligenica) e da artrite reumatoide. Riguardo il dolore e la limitazione articolare, dai risultati è emerso che nei 5 pazienti del gruppo 3 non influenzavano la normaleasqualità di vita, mentre nel 50% dei pazienti con Brooker IV (2 pazienti del gruppo 4 affetti rispettivamente da RCU ed AR) al dolore si sommava una limitazione funzionale tale da rendere necessaria l’exeresi chirurgica. Conclusioni: Dalla review della Letteratura e dall’analisi critica dei risultati ottenuti dal nostro studio è possibile affermare che le calcificazioni eterotopiche dopo protesi totale di anca con accesso postero-laterale sono una complicanza che solo in una bassa percentuale dei casi riveste un importanza clinica. Non è possibile ancora standardizzare tutti i fattori di rischio ma in caso di pazienti con pregresse fratture di femore o malattie infiammatorie croniche, potrebbe essere utile una profilassi farmacologica o radiante.

LE CALCIFICAZIONI ETEROTOPICHE NELLA PROTESICA D’ANCA CON ACCESSO POSTERO-LAT ERALE: INCIDENZA, SIGNIFICATO CLINICO E FATTORI DI RISCHIO

ANDREANI, LORENZO;PICECE, CARMINE;CASTELLINI, IACOPO;CIAPINI, GIANLUCA;PARCHI, PAOLO DOMENICO;LISANTI, MICHELE
2015-01-01

Abstract

Introduzione: Le calcificazioni eterotopiche nella chirurgia protesica d’anca rappresentano una complicanza non frequente che in una piccola percentuale di pazienti può causare dolore e limitazione funzionale. Le cause sono multifattoriali: predisposizione individuale, comorbilità, pregresse fratture a livello dell’anca e, secondo alcuni studi, l’accesso chirurgico con il relativo trauma sui tessuti molli. Possono essere prevenute con l’utilizzo di FANS come l’indometacina o il celecoxib (sebbene la loro reale efficacia non sia stata tuttora ben definita) o con la terapia radiante. Possono essere anche rimosse chirurgicamente ma la percentuale di recidive è elevata. Scopo di questo studio prospettico è stato quello di stimare l’incidenza delle calcificazioni periprotesiche in un gruppo eterogeneo di pazienti sottoposti a sostituzione protesica di anca, di valutarne i fattori di rischio e il loro significato clinico. Materiali e Metodi: In questa analisi sono stati valutati 350 pazienti sottoposti a protesi totale di anca trattati presso la nostra U.O. dal Gennaio 2010 al Dicembre 2012. Criteri di inclusione sono stati: l’accesso chirurgico postero-laterale, nessuna terapia farmacologia o radiante profilattica preoperatoria né postoperatoria. Per ciascun paziente sono stati esaminati i radiogrammi preoperatori, postoperatori e quelli eseguiti dopo circa un anno ed è stata utilizzata la classificazione di Brooker. Sono stati valutati età, sesso, i fattori di rischio e gli aspetti clinici dei pazienti che hanno sviluppato calcificazioni tipo broker III e IV (gruppo 3 e 4). Risultati: Su un totale di 350 pazienti (134 maschi e 216 femmine) sono state riscontrate calcificazioni in 122 pazienti (35%), di cui 46 (13,2%) maschi e 76 (21,8%) femmine. I pazienti del gruppo 3 e 4 erano 25 (7,18%), rispettivamente 21 (6,4%) per il gruppo 3 (3,16% maschi e 2,88% femmine) e 4 (1,14%) per il gruppo 4 (0,28% femmine e 0,86% maschi). Il follow-up medio era 13,4 mesi. L’età media era 68,1 anni (67,1 per i maschi e 68,9 per le femmine). L’età media era 67,4 anni per i pazienti classificati come Brooker 0 (gruppo 0: 66,9 maschi e 67,7 femmine), 69,7 nei Brooker I (gruppo 1: 66,4 maschi e 71,2 femmine), 68,7 nei Brooker II (gruppo 2: 69,7 maschi e 68,2 femmine), 67,3 nei Brooker III (gruppo 3: 63,9 maschi e 69,9 femmine), 70 nei Brooker 4 (gruppo 4: 67,3 maschi e 78 nell’unica donna). I pazienti del gruppo 3 erano affetti da: 2 diverticolosi del colon, 5 Ipertrofie prostatiche benigne, 9 dislipidemie, 2 artrite reumatoide, 1 pregressa TBC e 1 gammopatia monoclonale. I pazienti del gruppo 4 erano affetti da: 1 artrite reumatoide e frattura basicervicale (PTA su frattura); 1 linfoma non Hodgkin; 1 sclerosi multipla e 1 rettocolite ulcerosa. Tutti questi pazienti avevano gruppo sanguigno 0 positivo. L’età ed il sesso non sono risultati fattori discriminanti nello sviluppo di calcificazioni. Per quanto riguarda gli aspetti clinici valutati nei gruppi 3 e 4, 5 pazienti del gruppo 3 lamentavano dolore ai massimi gradi di articolarità mentre in 2 pazienti del gruppo 4 coesisteva oltre al dolore una importante limitazione del range articolare. Sono stati operati di exeresi delle calcificazioni solo i 2 pazienti del gruppo 4. Discussione: In accordo con i dati in Letteratura, dallo studio è emerso che l’incidenza delle calcificazioni eterotopiche è circa del 30% e che le fratture e le malattie infiammatorie croniche sono fattori di rischio indipendentemente dall’età e sesso. Tutti i Brooker 4 appartenevano al gruppo sanguigno 0 +, ma non è possibile stabilire una correlazione tra i due dati. I Brooker 3 risultavano affetti da più malattie, in particolare da disordini del metabolismo lipidico (nella maggior parte dei casi da ipercolesterolemia poligenica) e da artrite reumatoide. Riguardo il dolore e la limitazione articolare, dai risultati è emerso che nei 5 pazienti del gruppo 3 non influenzavano la normaleasqualità di vita, mentre nel 50% dei pazienti con Brooker IV (2 pazienti del gruppo 4 affetti rispettivamente da RCU ed AR) al dolore si sommava una limitazione funzionale tale da rendere necessaria l’exeresi chirurgica. Conclusioni: Dalla review della Letteratura e dall’analisi critica dei risultati ottenuti dal nostro studio è possibile affermare che le calcificazioni eterotopiche dopo protesi totale di anca con accesso postero-laterale sono una complicanza che solo in una bassa percentuale dei casi riveste un importanza clinica. Non è possibile ancora standardizzare tutti i fattori di rischio ma in caso di pazienti con pregresse fratture di femore o malattie infiammatorie croniche, potrebbe essere utile una profilassi farmacologica o radiante.
2015
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11568/816491
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