Si è per molto tempo ritenuto, e una certa vulgata continua tuttora a farlo, anche sulla scorta di autorità quali quelle di Dilthey e Gadamer, che Schleiermacher sia stato il fondatore dell’ermeneutica filosofica quale oggi la intendiamo. Solo con lui, secondo questa visione, inizierebbe la grande stagione dell’ermeneutica moderna e contemporanea, che conosce un Wesenwandel nella Romantik, rispetto al quale l’ermeneutica dell’illuminismo assumerebbe valore solo in quanto ‘preistoria’. Ora, se con ciò ci si riferisce a quella ‘svolta trascendentale’ che sull’onda lunga della filosofia kantiana investe anche il campo dell’ermeneutica costringendola a interrogarsi sulle condizioni stesse della possibilità del comprendere, la tesi appare convincente. Tale svolta è infatti il portato evidente dell’insoddisfazione di Schleiermacher per un’ermeneutica che mancava ancora di una ‘deduzione trascendentale’, il cui progetto e svolgimento si può individuare a partire dai suoi Aforismi di Halle (805). Le più recenti ricerche (Bühler, Cataldi Madonna, ecc.) sull’ermeneutica precedente hanno però mostrato che, a differenza di quanto affermava lo stesso Schleiermacher, si può e anzi è necessario parlare di un’ermeneutica generale già tra il xvii e il xviii secolo. Già prima di Schleiermacher si possono trovare, cioè, oltre alle ‘ermeneutiche applicate’ teologica e giuridica, delle teorie generali dell’interpretazione. È stato altresì messo in luce che nel corso del Settecento, in ambito tedesco, la riflessione sull’ermeneutica si intreccia strettamente con la fondazione di un’altra disciplina : la storia della filosofia intesa in senso moderno. La riflessione sul comprendere è legata infatti in misura non trascurabile alla necessità sempre più avvertita di gettare le basi di una «storia filosofica della filosofia» (Ch. A. Heumann), e i primi princìpi dell’ermeneutica sono princìpi anche della storiografia filosofica, che nel Settecento tedesco trova – si può dire – la sua forma moderna. Esemplare a tal proposito la figura di Johann Franz Budde (Buddeus), del quale è stata riconosciuta l’importanza tanto nel campo della storiografia filosofica quanto in quella dell’ermeneutica. Non a caso è con un allievo di Budde che inizia – secondo quanto comunemente si ritiene – l’età moderna della storia della filosofia. Mi riferisco naturalmente a Johann Jacob Brucker. In particolare nei sei volumi della Historia critica philosophiae buona parte delle generazioni successive, fin verso la fine del secolo, cerca e trova la propria formazione storico-filosofica, in Germania ma anche all’estero. Si pensi solo al caso di Diderot : ben 43 articoli filosofici della Encyclopédie sono praticamente degli estratti tradotti dalla Historia critica. Altro caso emblematico è quello di Kant, le cui conoscenze platoniche pare siano sostanzialmente frutto dello studio delle pagine bruckeriane ; ma è degno di essere ricordato che anche una testa per sua stessa ammissione non filosofica come Goethe si avvicinò in gioventù alla filosofia che poi tanto doveva offrirgli (Spinoza fu con Linneo e Shakespeare uno dei suoi «tre autori») attraverso il «piccolo Brucker», ovvero le Institutiones historiae philosophiae, della cui seconda edizione accresciuta (Lipsiae, 756) ancora oggi nella casa di Weimar è presente un esemplare.Ma oltre ai suoi contenuti, fonti essenziali di buona parte delle conoscenze storico-filosofiche della Goethezeit, può essere interessante indagare anche il metodo della storiografia bruckeriana. Se infatti la nascita dell’ermeneutica filosofica va retrodatata e, come crediamo, può essere posta in connessione con la nascita della moderna disciplina storico- filosofica, può valere la pena, pur senza alcuna pretesa di completezza, di gettare un occhio su alcuni connotati fondamentali del metodo bruckeriano. Si potranno in questo modo cercarne i possibili agganci con l’ermeneutica che proprio in quegli anni sta assumendo dignità di scienza autonoma e filosofica, dignità che sarà confermata e rifondata a livello trascendentale, più di mezzo secolo dopo, da Schleiermacher (lettore, anch’egli, di Brucker, del quale possedeva la Historia critica philosophiae).

Ai princìpi dell’ermeneutica e della storiografia filosofica: nota su Brucker e Schleiermacher

SIANI, ALBERTO LEOPOLDO
Primo
2005-01-01

Abstract

Si è per molto tempo ritenuto, e una certa vulgata continua tuttora a farlo, anche sulla scorta di autorità quali quelle di Dilthey e Gadamer, che Schleiermacher sia stato il fondatore dell’ermeneutica filosofica quale oggi la intendiamo. Solo con lui, secondo questa visione, inizierebbe la grande stagione dell’ermeneutica moderna e contemporanea, che conosce un Wesenwandel nella Romantik, rispetto al quale l’ermeneutica dell’illuminismo assumerebbe valore solo in quanto ‘preistoria’. Ora, se con ciò ci si riferisce a quella ‘svolta trascendentale’ che sull’onda lunga della filosofia kantiana investe anche il campo dell’ermeneutica costringendola a interrogarsi sulle condizioni stesse della possibilità del comprendere, la tesi appare convincente. Tale svolta è infatti il portato evidente dell’insoddisfazione di Schleiermacher per un’ermeneutica che mancava ancora di una ‘deduzione trascendentale’, il cui progetto e svolgimento si può individuare a partire dai suoi Aforismi di Halle (805). Le più recenti ricerche (Bühler, Cataldi Madonna, ecc.) sull’ermeneutica precedente hanno però mostrato che, a differenza di quanto affermava lo stesso Schleiermacher, si può e anzi è necessario parlare di un’ermeneutica generale già tra il xvii e il xviii secolo. Già prima di Schleiermacher si possono trovare, cioè, oltre alle ‘ermeneutiche applicate’ teologica e giuridica, delle teorie generali dell’interpretazione. È stato altresì messo in luce che nel corso del Settecento, in ambito tedesco, la riflessione sull’ermeneutica si intreccia strettamente con la fondazione di un’altra disciplina : la storia della filosofia intesa in senso moderno. La riflessione sul comprendere è legata infatti in misura non trascurabile alla necessità sempre più avvertita di gettare le basi di una «storia filosofica della filosofia» (Ch. A. Heumann), e i primi princìpi dell’ermeneutica sono princìpi anche della storiografia filosofica, che nel Settecento tedesco trova – si può dire – la sua forma moderna. Esemplare a tal proposito la figura di Johann Franz Budde (Buddeus), del quale è stata riconosciuta l’importanza tanto nel campo della storiografia filosofica quanto in quella dell’ermeneutica. Non a caso è con un allievo di Budde che inizia – secondo quanto comunemente si ritiene – l’età moderna della storia della filosofia. Mi riferisco naturalmente a Johann Jacob Brucker. In particolare nei sei volumi della Historia critica philosophiae buona parte delle generazioni successive, fin verso la fine del secolo, cerca e trova la propria formazione storico-filosofica, in Germania ma anche all’estero. Si pensi solo al caso di Diderot : ben 43 articoli filosofici della Encyclopédie sono praticamente degli estratti tradotti dalla Historia critica. Altro caso emblematico è quello di Kant, le cui conoscenze platoniche pare siano sostanzialmente frutto dello studio delle pagine bruckeriane ; ma è degno di essere ricordato che anche una testa per sua stessa ammissione non filosofica come Goethe si avvicinò in gioventù alla filosofia che poi tanto doveva offrirgli (Spinoza fu con Linneo e Shakespeare uno dei suoi «tre autori») attraverso il «piccolo Brucker», ovvero le Institutiones historiae philosophiae, della cui seconda edizione accresciuta (Lipsiae, 756) ancora oggi nella casa di Weimar è presente un esemplare.Ma oltre ai suoi contenuti, fonti essenziali di buona parte delle conoscenze storico-filosofiche della Goethezeit, può essere interessante indagare anche il metodo della storiografia bruckeriana. Se infatti la nascita dell’ermeneutica filosofica va retrodatata e, come crediamo, può essere posta in connessione con la nascita della moderna disciplina storico- filosofica, può valere la pena, pur senza alcuna pretesa di completezza, di gettare un occhio su alcuni connotati fondamentali del metodo bruckeriano. Si potranno in questo modo cercarne i possibili agganci con l’ermeneutica che proprio in quegli anni sta assumendo dignità di scienza autonoma e filosofica, dignità che sarà confermata e rifondata a livello trascendentale, più di mezzo secolo dopo, da Schleiermacher (lettore, anch’egli, di Brucker, del quale possedeva la Historia critica philosophiae).
2005
Siani, ALBERTO LEOPOLDO
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11568/824335
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