Dopo la pace di Vestfalia la finanza internazionale si sviluppa in Europa nel solco delle pratiche tradizionali fino a circa la metà del XIX secolo, cioè fino alla prorompente diffusione sul continente dell’industria moderna. Da allora si può far iniziare il tentativo, condotto dalle maggiori potenze, di ‘nazionalizzare’ in maniera sistematica la moneta e, attraverso essa la finanza, definendo gli spazi di pertinenza, legittimando la loro regolazione. La cambiale e le accettazioni restano fino a quel momento gli strumenti privilegiati nei pagamenti internazionali e nelle operazioni bancarie interne fino, appunto, all’avvento nei finanziamenti industriali di nuove forme tecniche che tengono conto di scadenze più lunghe, di altri tipi di garanzie, di attività finanziarie dotate, ad un tempo, di mobilità e di diritti di controllo più sicuri per i creditori riguardo alla destinazione del credito e alle responsabilità dei debitori. La nuova finanza d’impresa si accompagna e si lega ai cambiamenti nei sistemi di comunicazione e di trasporto, che contribuiscono a intensificare i movimenti di capitali transfrontalieri e su scala intercontinentale. L’intervento degli stati non è secondario. Le innovazioni finanziarie sono sostenute da nuove protezioni giuridiche e forme di gestione dei rischi (si pensi all’istituto moderno della società per azioni introdotto nel diritto comune) che spingono all’ampliamento dei mercati dei capitali e alla mobilità dei medesimi sull’interno e verso l’estero. La preliminare affermazione degli stati nazionali nelle principali aree d’industrializzazione imprime un impulso ulteriore a ridisegnare i sistemi monetari internazionali secondo le nuove gerarchie che cominciano a definirsi.

Rivoluzioni finanziarie e industriali

CONTI, GIUSEPPE;
2017-01-01

Abstract

Dopo la pace di Vestfalia la finanza internazionale si sviluppa in Europa nel solco delle pratiche tradizionali fino a circa la metà del XIX secolo, cioè fino alla prorompente diffusione sul continente dell’industria moderna. Da allora si può far iniziare il tentativo, condotto dalle maggiori potenze, di ‘nazionalizzare’ in maniera sistematica la moneta e, attraverso essa la finanza, definendo gli spazi di pertinenza, legittimando la loro regolazione. La cambiale e le accettazioni restano fino a quel momento gli strumenti privilegiati nei pagamenti internazionali e nelle operazioni bancarie interne fino, appunto, all’avvento nei finanziamenti industriali di nuove forme tecniche che tengono conto di scadenze più lunghe, di altri tipi di garanzie, di attività finanziarie dotate, ad un tempo, di mobilità e di diritti di controllo più sicuri per i creditori riguardo alla destinazione del credito e alle responsabilità dei debitori. La nuova finanza d’impresa si accompagna e si lega ai cambiamenti nei sistemi di comunicazione e di trasporto, che contribuiscono a intensificare i movimenti di capitali transfrontalieri e su scala intercontinentale. L’intervento degli stati non è secondario. Le innovazioni finanziarie sono sostenute da nuove protezioni giuridiche e forme di gestione dei rischi (si pensi all’istituto moderno della società per azioni introdotto nel diritto comune) che spingono all’ampliamento dei mercati dei capitali e alla mobilità dei medesimi sull’interno e verso l’estero. La preliminare affermazione degli stati nazionali nelle principali aree d’industrializzazione imprime un impulso ulteriore a ridisegnare i sistemi monetari internazionali secondo le nuove gerarchie che cominciano a definirsi.
2017
Conti, Giuseppe; Schisani, Maria Carmela
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