Alle vicende universitarie pisane può essere riconosciuta una speciale rilevanza nella storia del «lungo Sessantotto» italiano. Anche sotto il profilo delle peculiari forme di conflittualità giovanile e studentesca, Pisa appare un «laboratorio» di processi e fenomeni riscontrabili, con tempi e modalità ovviamente differenti, in molti altri atenei italiani. L'antica città universitaria, interessata nel corso degli anni Sessanta da un massiccio incremento della popolazione giovanile (studenti, paracadutisti, «capelloni»), fu investita fin dall'inizio del 1967 da una concitata serie di episodi di scontro tra giovani. Il contributo ne ricostruisce e ne analizza alcuni tra i più significativi, proponendo poi un percorso tra gli eventi della rivolta universitaria, che mette in evidenza le concrete situazioni di conflitto verificatesi, e la lettura che le principali componenti del movimento studentesco ne diedero, in primis Potere operaio. In tal senso, la retorica della violenza intesa come legittima risposta ad un disegno di sistematica repressione veniva corroborata dalla scelta delle autorità, si pensi al procuratore generale della Corte d'Appello di Firenze Calamari, di adottare misure di intransigente fermezza che attirarono l'attenzione dell'opinione pubblica nazionale. Gli incidenti avvenuti alla stazione di Pisa a pochi giorni da Valle Giulia (marzo 1968) rappresentarono un primo momento di rottura, che avrebbe visto Potere operaio acquistare una posizione di centralità all'interno del movimento.

La conflittualità studentesca all'alba del "lungo Sessantotto". Pisa 1967-1968

BRECCIA, ALESSANDRO
2016-01-01

Abstract

Alle vicende universitarie pisane può essere riconosciuta una speciale rilevanza nella storia del «lungo Sessantotto» italiano. Anche sotto il profilo delle peculiari forme di conflittualità giovanile e studentesca, Pisa appare un «laboratorio» di processi e fenomeni riscontrabili, con tempi e modalità ovviamente differenti, in molti altri atenei italiani. L'antica città universitaria, interessata nel corso degli anni Sessanta da un massiccio incremento della popolazione giovanile (studenti, paracadutisti, «capelloni»), fu investita fin dall'inizio del 1967 da una concitata serie di episodi di scontro tra giovani. Il contributo ne ricostruisce e ne analizza alcuni tra i più significativi, proponendo poi un percorso tra gli eventi della rivolta universitaria, che mette in evidenza le concrete situazioni di conflitto verificatesi, e la lettura che le principali componenti del movimento studentesco ne diedero, in primis Potere operaio. In tal senso, la retorica della violenza intesa come legittima risposta ad un disegno di sistematica repressione veniva corroborata dalla scelta delle autorità, si pensi al procuratore generale della Corte d'Appello di Firenze Calamari, di adottare misure di intransigente fermezza che attirarono l'attenzione dell'opinione pubblica nazionale. Gli incidenti avvenuti alla stazione di Pisa a pochi giorni da Valle Giulia (marzo 1968) rappresentarono un primo momento di rottura, che avrebbe visto Potere operaio acquistare una posizione di centralità all'interno del movimento.
2016
Breccia, Alessandro
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