Il pensiero di Piero Gobetti sulla Russia, antologizzato nel 1926 in un noto volume postumo, malgrado il suo aspetto paradossale si inserisce bene nella contemporanea opinione europea sul mondo sovietico degli anni della Nep. Il suo testo è tuttavia particolarmente rivelatore di alcune asprezze politiche antidemocratiche, molto meno evidenti nei suoi testi di argomento italiano, figlie di un forte sprezzo per il mondo slavo, e russo in particolare, direttamente derivato da Benedetto Croce. Ciò spiega perché la sua lettura della storia russa suscitò un certo imbarazzo anche tra gli intellettuali a lui più vicini, a partire da Leone Ginzburg.
Postfazione
VENTURI, ANTONELLO LIVIO
2016-01-01
Abstract
Il pensiero di Piero Gobetti sulla Russia, antologizzato nel 1926 in un noto volume postumo, malgrado il suo aspetto paradossale si inserisce bene nella contemporanea opinione europea sul mondo sovietico degli anni della Nep. Il suo testo è tuttavia particolarmente rivelatore di alcune asprezze politiche antidemocratiche, molto meno evidenti nei suoi testi di argomento italiano, figlie di un forte sprezzo per il mondo slavo, e russo in particolare, direttamente derivato da Benedetto Croce. Ciò spiega perché la sua lettura della storia russa suscitò un certo imbarazzo anche tra gli intellettuali a lui più vicini, a partire da Leone Ginzburg.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.