Il sistema vocalico salentino è scisso: pentavocalico, di tipo siciliano, a sud; eptavocalico, di tipo napoletano, nel Salento settentrionale. Nella parte occidentale del Salento centrale, i due tipi coesistono, con distribuzione irregolare. Gallipoli conosce ambedue i tipi e, inoltre, la dittongazione metafonetica (napoletana) di E breve. Il vocalismo di tipo siciliano è il più antico, risalendo all'interferenza col greco bizantino. L'introduzione del vocalismo e della metafonia napoletani avrà prodotto varianti, all'inizio libere e diastratiche, che hanno incrinato la norma antica. Le condizioni che governano la distribuzione del vocalismo eptavocalico e della dittongazione di E breve non sono state chiarite. Il vocalismo di tipo napoletano non può dipendere dalla struttura sillabica, come pur si è creduto: anche chi ha sostenuto questa tesi è stato, poi, costretto a parlare, senza spiegarle, di "eccezioni". In questo lavoro, si propone un'ipotesi nuova: la diffusione nel lessico gallipolino del vocalismo napoletano e della dittongazione metafonetica di E breve ha seguito un percorso non caotico, ma ordinato, corrispondente al progressivo espandersi di una "categoria naturale", nel senso di Rosch & Mervis. I lessemi che partecipano a queste innovazioni sono legati da "somiglianza familiare" (family resemblance): nessuno presenta un tratto comune con tutti gli altri, ma ognuno condivide almeno un tratto con un altro. Il modello connessionista cui si ispira questa ipotesi mostra il progressivo costituirsi di una regola in un processo graduale non necessariamente destinato a concludersi. Le forme nuove, memorizzate all'atto della loro introduzione, si organizzano in una categoria governata da una regola applicata al taxon sovraordinato, che consente, o almeno facilita, la loro produzione automatica. Quella che all'inizio era scelta si stabilizza progressivamente come norma.

Come la scelta genera la norma. Contraddizioni nel vocalismo gallipolino

ROMAGNO, DOMENICA
2004-01-01

Abstract

Il sistema vocalico salentino è scisso: pentavocalico, di tipo siciliano, a sud; eptavocalico, di tipo napoletano, nel Salento settentrionale. Nella parte occidentale del Salento centrale, i due tipi coesistono, con distribuzione irregolare. Gallipoli conosce ambedue i tipi e, inoltre, la dittongazione metafonetica (napoletana) di E breve. Il vocalismo di tipo siciliano è il più antico, risalendo all'interferenza col greco bizantino. L'introduzione del vocalismo e della metafonia napoletani avrà prodotto varianti, all'inizio libere e diastratiche, che hanno incrinato la norma antica. Le condizioni che governano la distribuzione del vocalismo eptavocalico e della dittongazione di E breve non sono state chiarite. Il vocalismo di tipo napoletano non può dipendere dalla struttura sillabica, come pur si è creduto: anche chi ha sostenuto questa tesi è stato, poi, costretto a parlare, senza spiegarle, di "eccezioni". In questo lavoro, si propone un'ipotesi nuova: la diffusione nel lessico gallipolino del vocalismo napoletano e della dittongazione metafonetica di E breve ha seguito un percorso non caotico, ma ordinato, corrispondente al progressivo espandersi di una "categoria naturale", nel senso di Rosch & Mervis. I lessemi che partecipano a queste innovazioni sono legati da "somiglianza familiare" (family resemblance): nessuno presenta un tratto comune con tutti gli altri, ma ognuno condivide almeno un tratto con un altro. Il modello connessionista cui si ispira questa ipotesi mostra il progressivo costituirsi di una regola in un processo graduale non necessariamente destinato a concludersi. Le forme nuove, memorizzate all'atto della loro introduzione, si organizzano in una categoria governata da una regola applicata al taxon sovraordinato, che consente, o almeno facilita, la loro produzione automatica. Quella che all'inizio era scelta si stabilizza progressivamente come norma.
2004
Romagno, Domenica
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11568/84187
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