Il saggio vuole prendere in esame l’idea di cittadinanza nel pensiero politico dei moderati italiani, un lemma questo che, non a caso, non figura neppure nel recente “Atlante culturale del Risorgimento” curato da Alberto M. Banti, e vuole mostrare come la galassia degli autori moderati abbia usato tale termine con prudenza, forse perché rimandava direttamente all’epopea rivoluzionaria e soprattutto alla concezione democratica dei giacobini nel periodo del terrore . Ovviamente una posizione del genere, per i moderati, non implicava necessariamente pensare che l’esperienza francese andasse respinta in blocco; essa rimaneva uno snodo cruciale nella storia della civiltà umana, stabilendo che il popolo non poteva più rinunciare a interpretare un ruolo fondamentale nella condivisione del potere legislativo. Al popolo, soprattutto dopo il tornante degli anni Quaranta, si sarebbe venuto ad affiancare il concetto di nazione italiana, ma negli autori moderati non sembrò prevalere quella concezione di Blut und boden che Banti ritiene invece essere la base del cosiddetto canone risorgimentale . Il richiamo al popolo o alla nazione non significava certo ritenere che ogni uomo, secondo il diritto naturale, potesse accedere al voto. Né significava accettare in senso assoluto e astratto il concetto di sovranità popolare. La concezione di cittadinanza dei moderati italiani ruotò, infatti, intorno al rapporto tra libertà civile e libertà politica, e fu la prima che per loro diventò la meta irrinunciabile degli stati moderni.
L'idea di cittadinanza nel pensiero politico dei moderati italiani, 1815-1861
LENCI, MAURO
2017-01-01
Abstract
Il saggio vuole prendere in esame l’idea di cittadinanza nel pensiero politico dei moderati italiani, un lemma questo che, non a caso, non figura neppure nel recente “Atlante culturale del Risorgimento” curato da Alberto M. Banti, e vuole mostrare come la galassia degli autori moderati abbia usato tale termine con prudenza, forse perché rimandava direttamente all’epopea rivoluzionaria e soprattutto alla concezione democratica dei giacobini nel periodo del terrore . Ovviamente una posizione del genere, per i moderati, non implicava necessariamente pensare che l’esperienza francese andasse respinta in blocco; essa rimaneva uno snodo cruciale nella storia della civiltà umana, stabilendo che il popolo non poteva più rinunciare a interpretare un ruolo fondamentale nella condivisione del potere legislativo. Al popolo, soprattutto dopo il tornante degli anni Quaranta, si sarebbe venuto ad affiancare il concetto di nazione italiana, ma negli autori moderati non sembrò prevalere quella concezione di Blut und boden che Banti ritiene invece essere la base del cosiddetto canone risorgimentale . Il richiamo al popolo o alla nazione non significava certo ritenere che ogni uomo, secondo il diritto naturale, potesse accedere al voto. Né significava accettare in senso assoluto e astratto il concetto di sovranità popolare. La concezione di cittadinanza dei moderati italiani ruotò, infatti, intorno al rapporto tra libertà civile e libertà politica, e fu la prima che per loro diventò la meta irrinunciabile degli stati moderni.File | Dimensione | Formato | |
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