Se l’ondata di ricerca e innovazione più recente, imperniata su biotecnologie, nanotecnologie e “tecnologie convergenti” , è accompagnata dalla consueta retorica delle virtù salvifiche della tecno-scienza contro cui la critica sociale si è esercitata con un certo successo, vi è stato tuttavia, entro questo discorso, un importante mutamento di registro: l’attività scientifica è descritta in termini di invenzione anziché di scoperta; al tempo stesso, l’incertezza è apertamente riconosciuta ma interpretata in modo opposto a quanto argomentato da molti studiosi e ecologisti. Il carattere costruito – da intendersi nel senso letterale di fabbricato – della natura è dato per acquisito ma tradotto in mercificazione e appropriazione, anziché indisponibilità e condivisione. Le biotecnologie offrono l’esempio più consolidato e dunque più evidente di questa tendenza, rispetto a cui le scienze sociali versano in una difficoltà che tuttavia, per il momento, non mi pare abbiano messo bene a fuoco: un medesimo lessico, gli stessi ingredienti narrativi sono adoperati per raccontare – e governare – una storia completamente diversa. In quello che segue mi limito a porre il problema e la conclusione non va oltre a un semplice invito: occorre riflettere con maggiore attenzione sulla compresenza e il carattere profondamente politico di letture contrastanti del rapporto tra incertezza e agency, e andare alla ricerca di articolazioni concettuali adeguate a rappresentare tale conflitto.

Fabbricare la natura. Crisi ecologica, critica sociale e governamentalità neoliberale

PELLIZZONI, LUIGI
2010-01-01

Abstract

Se l’ondata di ricerca e innovazione più recente, imperniata su biotecnologie, nanotecnologie e “tecnologie convergenti” , è accompagnata dalla consueta retorica delle virtù salvifiche della tecno-scienza contro cui la critica sociale si è esercitata con un certo successo, vi è stato tuttavia, entro questo discorso, un importante mutamento di registro: l’attività scientifica è descritta in termini di invenzione anziché di scoperta; al tempo stesso, l’incertezza è apertamente riconosciuta ma interpretata in modo opposto a quanto argomentato da molti studiosi e ecologisti. Il carattere costruito – da intendersi nel senso letterale di fabbricato – della natura è dato per acquisito ma tradotto in mercificazione e appropriazione, anziché indisponibilità e condivisione. Le biotecnologie offrono l’esempio più consolidato e dunque più evidente di questa tendenza, rispetto a cui le scienze sociali versano in una difficoltà che tuttavia, per il momento, non mi pare abbiano messo bene a fuoco: un medesimo lessico, gli stessi ingredienti narrativi sono adoperati per raccontare – e governare – una storia completamente diversa. In quello che segue mi limito a porre il problema e la conclusione non va oltre a un semplice invito: occorre riflettere con maggiore attenzione sulla compresenza e il carattere profondamente politico di letture contrastanti del rapporto tra incertezza e agency, e andare alla ricerca di articolazioni concettuali adeguate a rappresentare tale conflitto.
2010
Pellizzoni, Luigi
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11568/847586
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