Il contributo offre un'analisi comparatistica della disciplina riservata al trattamento della crisi del debitore civile non fallibile, con particolare riferimento al tema del sovraindebitamento, che - a seconda del modello di regolazione adottato - viene avvertito come problema sociale o quale fallimento del mercato. In questa direzione, si distingue un paradigma welfare state (tipicamente debtor oriented) da uno liberal (squisitamente creditors oriented): al primo afferisce - oltre al sistema statunitense - l'ordinamento britannico; al secondo vengono ricondotti - seppur con modulazioni e gradazioni differenti - i modelli della Spagna, della Francia, della Germania, della Danimarca e della Svezia. L'indagine comparatistica consente di rilevare che i detti paradigmi tendono, oggi sempre di più, ad avvicinarsi tra loro in conseguenza di interventi normativi di tipo correttivo che attenuano le originarie contrapposizioni. In questa direzione si è mossa l'Italia con l'introduzione della l. 3/2012, immediatamente modificata dal d.l. 179/2012 (e dalla relativa legge di conversione): pur allineandosi alla tradizione che distingue tra insolvenza civile ed insolvenza commerciale, il legislatore italiano ha inteso "isolare" la figura del debitore non fallibile, "sdoppiandolo" in quella del debitore commerciale escluso dalle procedure concorsuali di cui alla legge fallimentare ed in quella del consumatore. Tale scelta, pur mostrando la volontà di prevedere un trattamento privilegiato per il c.d. sovraindebitato passivo e di consentire una sorta di esdebitazione selettiva, appare giustificata dall'esigenza, tipicamente liberal, di rimediare al cattivo stato di salute del mercato: partendo dal presupposto che il consumatore vive e rileva come tale nel mercato, la disciplina del sovraindebitamento sembra dettata allo scopo d'incoraggiare lo sviluppo economico, prestando supporto alla domanda di consumo, più che a quello di reagire al problema sociale che tale stato suscita. In una visione de iure condendo, tuttavia, la prospettiva di politica legislativa pare ribaltarsi: il disegno di legge delega al Governo per la riforma organica delle discipline della crisi d'impresa e dell'insolvenza, approvata dal Consiglio dei Ministri il 12.02.2016, spinge verso una riformulazione della disciplina in chiave welfare, dedicando attenzione alle cause del sovraindebitamento e alla condotta diligente del debitore.
La crisi del debitore civile tra problemi sociali e fallimenti del mercato
KUTUFA', ILARIA
2017-01-01
Abstract
Il contributo offre un'analisi comparatistica della disciplina riservata al trattamento della crisi del debitore civile non fallibile, con particolare riferimento al tema del sovraindebitamento, che - a seconda del modello di regolazione adottato - viene avvertito come problema sociale o quale fallimento del mercato. In questa direzione, si distingue un paradigma welfare state (tipicamente debtor oriented) da uno liberal (squisitamente creditors oriented): al primo afferisce - oltre al sistema statunitense - l'ordinamento britannico; al secondo vengono ricondotti - seppur con modulazioni e gradazioni differenti - i modelli della Spagna, della Francia, della Germania, della Danimarca e della Svezia. L'indagine comparatistica consente di rilevare che i detti paradigmi tendono, oggi sempre di più, ad avvicinarsi tra loro in conseguenza di interventi normativi di tipo correttivo che attenuano le originarie contrapposizioni. In questa direzione si è mossa l'Italia con l'introduzione della l. 3/2012, immediatamente modificata dal d.l. 179/2012 (e dalla relativa legge di conversione): pur allineandosi alla tradizione che distingue tra insolvenza civile ed insolvenza commerciale, il legislatore italiano ha inteso "isolare" la figura del debitore non fallibile, "sdoppiandolo" in quella del debitore commerciale escluso dalle procedure concorsuali di cui alla legge fallimentare ed in quella del consumatore. Tale scelta, pur mostrando la volontà di prevedere un trattamento privilegiato per il c.d. sovraindebitato passivo e di consentire una sorta di esdebitazione selettiva, appare giustificata dall'esigenza, tipicamente liberal, di rimediare al cattivo stato di salute del mercato: partendo dal presupposto che il consumatore vive e rileva come tale nel mercato, la disciplina del sovraindebitamento sembra dettata allo scopo d'incoraggiare lo sviluppo economico, prestando supporto alla domanda di consumo, più che a quello di reagire al problema sociale che tale stato suscita. In una visione de iure condendo, tuttavia, la prospettiva di politica legislativa pare ribaltarsi: il disegno di legge delega al Governo per la riforma organica delle discipline della crisi d'impresa e dell'insolvenza, approvata dal Consiglio dei Ministri il 12.02.2016, spinge verso una riformulazione della disciplina in chiave welfare, dedicando attenzione alle cause del sovraindebitamento e alla condotta diligente del debitore.File | Dimensione | Formato | |
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