Anno 1948: sulle rovine della Seconda Guerra Mondiale la cultura italiana mette nuovi germogli. Fra le nuove libertà conquistate vi è anche l’accesso a quel pensiero modernista novecentesco che era stato a lungo precluso dalle angustie autarchiche del fascismo. Un modernismo fatto non solo di arte e letteratura, ma anche di scienze umane e sociali. La psicoanalisi, l’etnologia e l’antropologia, la storia delle religioni irrompono come eccitanti novità in un panorama che le aveva fino ad allora ignorate o respinte. Pur nella loro grande diversità, queste discipline erano unite in quegli anni da un progetto comune: erano interessate a portare alla luce strati profondi, nascosti e antichi della soggettività umana, costantemente presenti sotto la crosta sottile della civiltà o della razionalità, e decisivi nel determinare le azioni sociali. Per la psicoanalisi si trattava della scoperta dell’inconscio; per l’antropologia di una cultura “primitiva”, magica e rituale, arcaica ma ancora saldamente incastonata nelle forme della modernità; per la storia delle religioni, dei temi del “sacro” e del pensiero mitico presenti nei fondamenti stessi della civiltà. Magia, mito e inconscio sono i temi che ossessionano questa fase delle scienze umane; temi che tanto affascinano anche artisti, poeti e romanzieri, interessati a rintracciare i contorni di queste configurazioni arcaiche al di sotto della superficie inautentica e distorta della vita moderna. Nell'Italia postbellica, la diffusione di questi temi è legata in particolare alla figura di Ernesto De Martino: in questo articolo si ripercorrono i suoi principali studi sul "magico", sottolineando i nessi tra ricerca scientifica e suggestioni letterarie e artistiche nel contesto culturale che va dalla fine degli anni '40 all'inizio degli anni '60.

I mondi magici di Ernesto De Martino / The Magical Worlds of Ernesto De Martino

DEI, FABIO
2017-01-01

Abstract

Anno 1948: sulle rovine della Seconda Guerra Mondiale la cultura italiana mette nuovi germogli. Fra le nuove libertà conquistate vi è anche l’accesso a quel pensiero modernista novecentesco che era stato a lungo precluso dalle angustie autarchiche del fascismo. Un modernismo fatto non solo di arte e letteratura, ma anche di scienze umane e sociali. La psicoanalisi, l’etnologia e l’antropologia, la storia delle religioni irrompono come eccitanti novità in un panorama che le aveva fino ad allora ignorate o respinte. Pur nella loro grande diversità, queste discipline erano unite in quegli anni da un progetto comune: erano interessate a portare alla luce strati profondi, nascosti e antichi della soggettività umana, costantemente presenti sotto la crosta sottile della civiltà o della razionalità, e decisivi nel determinare le azioni sociali. Per la psicoanalisi si trattava della scoperta dell’inconscio; per l’antropologia di una cultura “primitiva”, magica e rituale, arcaica ma ancora saldamente incastonata nelle forme della modernità; per la storia delle religioni, dei temi del “sacro” e del pensiero mitico presenti nei fondamenti stessi della civiltà. Magia, mito e inconscio sono i temi che ossessionano questa fase delle scienze umane; temi che tanto affascinano anche artisti, poeti e romanzieri, interessati a rintracciare i contorni di queste configurazioni arcaiche al di sotto della superficie inautentica e distorta della vita moderna. Nell'Italia postbellica, la diffusione di questi temi è legata in particolare alla figura di Ernesto De Martino: in questo articolo si ripercorrono i suoi principali studi sul "magico", sottolineando i nessi tra ricerca scientifica e suggestioni letterarie e artistiche nel contesto culturale che va dalla fine degli anni '40 all'inizio degli anni '60.
2017
Dei, Fabio
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11568/868077
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