Nella tradizione folklorica o demologica italiana, il tema delle statue vestite (o dei simulacri vestiti) è prevalentemente collocato nel quadro della religiosità popolare. Le pratiche devozionali della preparazione di preziosi abiti per Santi e Madonne, i rituali della vestizione, della loro ostensione in processioni o altri momenti di culto sono state per lo più collocate nella cornice della “bassa” religiosità cattolica dei ceti popolari. Una religiosità di tipo immanente, frutto di secolari e anzi millenari compromessi e sincretismi con la religione “alta” della Chiesa, e caratterizzata dalla permanenza di elementi pagani e magici. Ora, questa concezione un po’ “primitivizzante” della devozione popolare, del suo uso di rappresentazioni iconiche o plastiche e di pratiche “feticistiche” come quella della vestizione è a sua volta piuttosto ingenua; certamente è assai attardata rispetto agli sviluppi teorici riguardanti la religione da un lato e la cultura materiale dall’altro. La letteratura antropologica più recente sui simulacri vestiti, beninteso, ha spostato l’accento su un approccio di tipo patrimoniale, con contributi di ricerca e riflessione anche assai raffinati . Tuttavia, il nodo teorico riguardante il rapporto tra religione popolare e cultura materiale resta aperto. Questo saggio cerca di discuterne alcuni aspetti, soffermandosi in particolare sulla natura delle statue vestite in termini di cultura materiale; sul senso delle pratiche devozionali e del concetto stesso di “devozione”; sulle questioni del dono, della reciprocità e della inalienabilità; sul problema della identificazione dei simulacri vestiti e delle relative pratiche in termini di “cultura popolare”; infine, sul problema della patrimonializzazione.
Dalla devozione al patrimonio: note antropologiche sul vestire le Madonne
DEI, FABIO
2017-01-01
Abstract
Nella tradizione folklorica o demologica italiana, il tema delle statue vestite (o dei simulacri vestiti) è prevalentemente collocato nel quadro della religiosità popolare. Le pratiche devozionali della preparazione di preziosi abiti per Santi e Madonne, i rituali della vestizione, della loro ostensione in processioni o altri momenti di culto sono state per lo più collocate nella cornice della “bassa” religiosità cattolica dei ceti popolari. Una religiosità di tipo immanente, frutto di secolari e anzi millenari compromessi e sincretismi con la religione “alta” della Chiesa, e caratterizzata dalla permanenza di elementi pagani e magici. Ora, questa concezione un po’ “primitivizzante” della devozione popolare, del suo uso di rappresentazioni iconiche o plastiche e di pratiche “feticistiche” come quella della vestizione è a sua volta piuttosto ingenua; certamente è assai attardata rispetto agli sviluppi teorici riguardanti la religione da un lato e la cultura materiale dall’altro. La letteratura antropologica più recente sui simulacri vestiti, beninteso, ha spostato l’accento su un approccio di tipo patrimoniale, con contributi di ricerca e riflessione anche assai raffinati . Tuttavia, il nodo teorico riguardante il rapporto tra religione popolare e cultura materiale resta aperto. Questo saggio cerca di discuterne alcuni aspetti, soffermandosi in particolare sulla natura delle statue vestite in termini di cultura materiale; sul senso delle pratiche devozionali e del concetto stesso di “devozione”; sulle questioni del dono, della reciprocità e della inalienabilità; sul problema della identificazione dei simulacri vestiti e delle relative pratiche in termini di “cultura popolare”; infine, sul problema della patrimonializzazione.File | Dimensione | Formato | |
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