Il saggio muove dallo studio dell’ampia documentazione del fondo archivistico del compositore Luciano Berio conservato presso la Paul Sacher Stiftung di Basilea e si concentra sulla lunga e laboriosa gestazione di "Outis", la penultima composizione per il teatro musicale. "Outis" nasce dalla trasformazione di un precedente progetto, al quale Berio fa riferimento fin dal 1987 sotto il titolo "Musical" e che a sua volta rimanda agli scambi di idee tra Berio e Calvino subito dopo la prima rappresentazione de "La vera storia" (marzo 1982) e durante l’ideazione di "Un re in ascolto". "Musical" muterà gradualmente il suo profilo, inglobando un diverso progetto intorno alla figura di Ulisse e agli episodi dell’"Odissea", letti anche attraverso la riscrittura moderna dell’"Ulysses" di Joyce. Tra il 1991 e il 1993 Berio tenta di dare forma al progetto in collaborazione con Paul Carter, ma la collaborazione fallisce: le varie versioni del libretto elaborate da Carter non convincono Berio, che definirà il testo con la preziosa collaborazione del grecista e drammaturgo Dario Del Corno. Nell’ultima fase creativa, la concezione di "Outis" e il suo testo subiscono mutamenti profondi: dettagli non secondari e la stessa struttura drammaturgica si consolidano solo in prossimità della prima scaligera (5 ottobre 1996). Ne emerge un teatro musicale svincolato da qualsiasi forma di linearità narrativa, che offre, al posto di una concatenazione di eventi dotati di conseguenze o effetti, un’azione musicale di personaggi assoluti e più in generale di situazioni assolute che si ripresentano con varianti e in un ordine ogni volta diverso, incluse ripetizioni e omissioni, all’interno di una struttura ciclica. Il progetto ingloba al suo interno, in una diversa prospettiva, le istanze metateatrali già sperimentate da Berio nelle precedenti composizioni per il teatro. Il saggio ricostruisce su base documentaria il progressivo prosciugamento del contenuto epico, fino alla sua riduzione a funzioni o situazioni astratte (la lettura della "Morfologia della fiaba" di Propp vi ha un ruolo non marginale) che ricorrono in permutazioni e varianti che rimandano al mito in quanto struttura antropologica (in ciò svolge un ruolo la riflessione di Lévi-Strauss, che aveva discusso criticamente il libro di Propp). La decisione di eliminare ogni riferimento diretto a Ulisse e all’"Odissea" fa parte di una complessa strategia di filtraggio e dislocamento decisa da Berio a partire da una logica strettamente musicale. Allo svanire del contenuto epico corrisponde, in "Outis", una disseminazione di formanti che il saggio va a individuare attraverso un confronto con il concetto di epica tratteggiato in particolare da Franco Moretti per il romanzo moderno. Il saggio accenna da un lato alla messa in scena, che muove dall’idea della continua trasformazione di personaggi e situazioni, e dall’altro al parallelismo tra l’impiego, a livello acustico, di tecniche di ripresa, diffusione e spazializzazione del suono, grazie al ricorso ai live electronics, e l’utilizzo, a livello visivo, di effetti di luminotecnica e scenotecnica, che prevedono l’impiego di grandi schermi mobili.

Riflessi di Ulisse al crepuscolo del secondo millennio. Luciano Berio, Outis e l'epica moderna

CECCHI, ALESSANDRO
2017-01-01

Abstract

Il saggio muove dallo studio dell’ampia documentazione del fondo archivistico del compositore Luciano Berio conservato presso la Paul Sacher Stiftung di Basilea e si concentra sulla lunga e laboriosa gestazione di "Outis", la penultima composizione per il teatro musicale. "Outis" nasce dalla trasformazione di un precedente progetto, al quale Berio fa riferimento fin dal 1987 sotto il titolo "Musical" e che a sua volta rimanda agli scambi di idee tra Berio e Calvino subito dopo la prima rappresentazione de "La vera storia" (marzo 1982) e durante l’ideazione di "Un re in ascolto". "Musical" muterà gradualmente il suo profilo, inglobando un diverso progetto intorno alla figura di Ulisse e agli episodi dell’"Odissea", letti anche attraverso la riscrittura moderna dell’"Ulysses" di Joyce. Tra il 1991 e il 1993 Berio tenta di dare forma al progetto in collaborazione con Paul Carter, ma la collaborazione fallisce: le varie versioni del libretto elaborate da Carter non convincono Berio, che definirà il testo con la preziosa collaborazione del grecista e drammaturgo Dario Del Corno. Nell’ultima fase creativa, la concezione di "Outis" e il suo testo subiscono mutamenti profondi: dettagli non secondari e la stessa struttura drammaturgica si consolidano solo in prossimità della prima scaligera (5 ottobre 1996). Ne emerge un teatro musicale svincolato da qualsiasi forma di linearità narrativa, che offre, al posto di una concatenazione di eventi dotati di conseguenze o effetti, un’azione musicale di personaggi assoluti e più in generale di situazioni assolute che si ripresentano con varianti e in un ordine ogni volta diverso, incluse ripetizioni e omissioni, all’interno di una struttura ciclica. Il progetto ingloba al suo interno, in una diversa prospettiva, le istanze metateatrali già sperimentate da Berio nelle precedenti composizioni per il teatro. Il saggio ricostruisce su base documentaria il progressivo prosciugamento del contenuto epico, fino alla sua riduzione a funzioni o situazioni astratte (la lettura della "Morfologia della fiaba" di Propp vi ha un ruolo non marginale) che ricorrono in permutazioni e varianti che rimandano al mito in quanto struttura antropologica (in ciò svolge un ruolo la riflessione di Lévi-Strauss, che aveva discusso criticamente il libro di Propp). La decisione di eliminare ogni riferimento diretto a Ulisse e all’"Odissea" fa parte di una complessa strategia di filtraggio e dislocamento decisa da Berio a partire da una logica strettamente musicale. Allo svanire del contenuto epico corrisponde, in "Outis", una disseminazione di formanti che il saggio va a individuare attraverso un confronto con il concetto di epica tratteggiato in particolare da Franco Moretti per il romanzo moderno. Il saggio accenna da un lato alla messa in scena, che muove dall’idea della continua trasformazione di personaggi e situazioni, e dall’altro al parallelismo tra l’impiego, a livello acustico, di tecniche di ripresa, diffusione e spazializzazione del suono, grazie al ricorso ai live electronics, e l’utilizzo, a livello visivo, di effetti di luminotecnica e scenotecnica, che prevedono l’impiego di grandi schermi mobili.
2017
Cecchi, Alessandro
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11568/873039
 Attenzione

Attenzione! I dati visualizzati non sono stati sottoposti a validazione da parte dell'ateneo

Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact