Nel ventaglio delle relazioni tra istituzioni e cittadini, tali prati-che si collocano nel paradigma di una partecipazione collaborativa che rifiuta posizioni antagoniste o tecnocratiche della politica. In tal senso, “intendono democratizzare la democrazia, darle sviluppi tante volte promessi, complementare – non sostituire – le sue realizzazioni classiche e provvedere sbocchi diretti o indiretti alla loro crisi”. In questo variegato repertorio di esperienze si intravede la disponibilità a forme di condivisione differenti rispetto alla militanza politica – forme che possono costituire un utile complemento della democrazia rappresentativa e degli strumenti di democrazia diretta. Per lo più sono processi che si caratterizzano per l‟assenza di una appartenenza politica precostituita e sono rivolti a influenzare le decisioni che riguardano da vicino la vita dei cittadini: la tutela ambientale, la riqualificazione urbana, i servizi sociali e sanitari, lo sviluppo locale, le politiche di bilancio, la sicurezza, le libertà civili, etc. Queste forme di partecipazione, infatti, appaiono più aderenti al bisogno di personalizzazione, autonomia ed efficacia dei cittadini così tipico dei ceti medi ad elevata istruzione. E sembra che – in ragione dei processi di individualizzazione – essi siano disposti a partecipare a condizione di poter rendere visibile il loro impegno e di contribuire a risolvere pragmaticamente questioni più concrete e circoscritte. Tali esperienze sono state condotte indipendentemente le une dalle altre, in contesti differenti, su tematiche diverse, con metodiche dissimili e diseguali livelli di trasferimento di potere decisionale. Eppure, come scrive Luigi Bobbio, ciò che le accomuna è che in tali processi “si insediano vere e proprie arene deliberative nelle quali tutti i diretti interessati prendono parte, in modo strutturato, a un pro-cesso collettivo di decisione fondato sull‟uso di argomenti”.
La nouvelle vague della democrazia deliberativa
CORCHIA, LUCA
2011-01-01
Abstract
Nel ventaglio delle relazioni tra istituzioni e cittadini, tali prati-che si collocano nel paradigma di una partecipazione collaborativa che rifiuta posizioni antagoniste o tecnocratiche della politica. In tal senso, “intendono democratizzare la democrazia, darle sviluppi tante volte promessi, complementare – non sostituire – le sue realizzazioni classiche e provvedere sbocchi diretti o indiretti alla loro crisi”. In questo variegato repertorio di esperienze si intravede la disponibilità a forme di condivisione differenti rispetto alla militanza politica – forme che possono costituire un utile complemento della democrazia rappresentativa e degli strumenti di democrazia diretta. Per lo più sono processi che si caratterizzano per l‟assenza di una appartenenza politica precostituita e sono rivolti a influenzare le decisioni che riguardano da vicino la vita dei cittadini: la tutela ambientale, la riqualificazione urbana, i servizi sociali e sanitari, lo sviluppo locale, le politiche di bilancio, la sicurezza, le libertà civili, etc. Queste forme di partecipazione, infatti, appaiono più aderenti al bisogno di personalizzazione, autonomia ed efficacia dei cittadini così tipico dei ceti medi ad elevata istruzione. E sembra che – in ragione dei processi di individualizzazione – essi siano disposti a partecipare a condizione di poter rendere visibile il loro impegno e di contribuire a risolvere pragmaticamente questioni più concrete e circoscritte. Tali esperienze sono state condotte indipendentemente le une dalle altre, in contesti differenti, su tematiche diverse, con metodiche dissimili e diseguali livelli di trasferimento di potere decisionale. Eppure, come scrive Luigi Bobbio, ciò che le accomuna è che in tali processi “si insediano vere e proprie arene deliberative nelle quali tutti i diretti interessati prendono parte, in modo strutturato, a un pro-cesso collettivo di decisione fondato sull‟uso di argomenti”.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.