Sulla base dell'oscillazione fra comico e drammatico nella trilogia molieriana ("Tartuffe", "Le Misanthrope", "L'Avare"), il saggio opera un confronto fra la messinscena di "L'Avaro", per la regia di Peppino Patroni Griffi, con Paolo Stoppa-Arpagone (1981), e i due Molière ("Il Misantropo" del 1905 e "Tartufo" del 2000) allestiti da Toni Servillo, con il giovane cast dei Teatri Uniti di Napoli. Da una parte uno spettacolo dedicato al rilievo dell'attore-protagonista, che nell'arco alto dell'età ha prosciugato i toni e ha caricato di un'energia segreta le pause; dall'altra, due delle tappe del 'sentiero molieriano' attraversato dai Teatri Uniti sotto la guida di Servillo. Sentiero che anzitutto si distingue per l'impianto collettivo o di complesso di entrambe le messinscene (l'attore-regista, non a caso, si riserva nel "Misantropo" la parte non protagonistica di Oronte, nel "Tartufo" quella del comprimario Orgone), ed in secondo luogo, appunto, per l'inedita e capace giovinezza di tutto il cast. Per motivi diversi, ad ogni modo, sia Patroni Griffi sia Servillo hanno inteso consapevolmente uscire dalla tradizione farsesca - nel teatro italiano - di Molière, dimostrando come al fondo dell'"allegria di Molière" stia la "sua amarezza" (Taviani). Il saggio rivela approfondite competenze anche nell'ambito dei 'classici' internazionali, coniugate per il caso della regia di Servillo con il rilievo della ricerca, e della sperimentazione, nella tradizione più viva.

"Grandi vecchi e giovani attori nei Molière del nostro tempo (da Stoppa a Servillo)"

BARSOTTI, ANNA
2004-01-01

Abstract

Sulla base dell'oscillazione fra comico e drammatico nella trilogia molieriana ("Tartuffe", "Le Misanthrope", "L'Avare"), il saggio opera un confronto fra la messinscena di "L'Avaro", per la regia di Peppino Patroni Griffi, con Paolo Stoppa-Arpagone (1981), e i due Molière ("Il Misantropo" del 1905 e "Tartufo" del 2000) allestiti da Toni Servillo, con il giovane cast dei Teatri Uniti di Napoli. Da una parte uno spettacolo dedicato al rilievo dell'attore-protagonista, che nell'arco alto dell'età ha prosciugato i toni e ha caricato di un'energia segreta le pause; dall'altra, due delle tappe del 'sentiero molieriano' attraversato dai Teatri Uniti sotto la guida di Servillo. Sentiero che anzitutto si distingue per l'impianto collettivo o di complesso di entrambe le messinscene (l'attore-regista, non a caso, si riserva nel "Misantropo" la parte non protagonistica di Oronte, nel "Tartufo" quella del comprimario Orgone), ed in secondo luogo, appunto, per l'inedita e capace giovinezza di tutto il cast. Per motivi diversi, ad ogni modo, sia Patroni Griffi sia Servillo hanno inteso consapevolmente uscire dalla tradizione farsesca - nel teatro italiano - di Molière, dimostrando come al fondo dell'"allegria di Molière" stia la "sua amarezza" (Taviani). Il saggio rivela approfondite competenze anche nell'ambito dei 'classici' internazionali, coniugate per il caso della regia di Servillo con il rilievo della ricerca, e della sperimentazione, nella tradizione più viva.
2004
Barsotti, Anna
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