La recente decisione della Corte Suprema degli Stati Uniti di pronunciarsi sul caso della torta nuziale–relativo alla legittimità costituzionale delrifiuto di un pasticcere di confezionare un dolceper il matrimonio diuna coppia same-sex–offre lo spunto per rifletteresulla tendenzache, in vari ordinamenti,ha visto crescere lerichieste di esenzione dall’osservanza diprovvedimenti normativi che investono la garanzia di diritti controversi. Nei casiche saranno presi in considerazione,chi invocal’introduzione di una clausola di coscienza (o denunciala mancata previsione, da parte del legislatore,di un “accomodamento ragionevole”che consenta di contemperare le esigenze di tutte le parti in gioco)esprimeil timore di contribuiread una condotta altrui che giudicacontraria ai propri convincimenti morali o religiosi. La parola “complicità”–mutuata dall’espressione inglese “complicity claims” –rende bene,a nostro parere,la natura di taliistanzedi obiezione di coscienza, in cui –come si tenterà di dimostrare –il nesso causale tra condottarichiesta dalla leggee il prodursi dell’atto è spesso flebile e,tuttavia,l’obiettore enfatizza in maniera particolareilcarattere personale del proprio coinvolgimentoe le sue conseguenze sia nella propria sfera personale,che a livellopubblico ed espressivo. 3federalismi.it-ISSN 1826-3534 |n. 20/2017Questo scritto si propone di fornire,in primo luogo,un quadro dei recenti casi diobiezione di coscienzarelativia timori di complicitàemersinel nostro Paese,per poi volgere lo sguardo ad altri ordinamenti ed alle pronunce delle corti costituzionali che per prime hanno affrontato casianaloghidi conflitto tra libertà religiosa e divieto di discriminazione.Gli esempi straniericiforniranno interessanti spunti di riflessione sulle argomentazioni sviluppatedalle parti esulle conclusionidellecortiriguardoad esse.Nel seguito della trattazione si tenterà di evidenziare i tratti comuni alleistanze di obiezione, tentandone un confronto con le ipotesi di obiezionesecundum legemriconosciutein molti ordinamenti (come,ad esempio,quella riguardante l’interruzione della gravidanza). Inoltre,si guarderà al modoin cui gli obiettori ele corti costituzionali hanno inteso, in una prospettiva più generale,il rapporto tra obiezione e obbedienza alla leggenei casi ispirati da timori di complicità.La nostra attenzione si concentreràanchesulla rilevanza dello status del soggetto obiettore (in particolare, nei casi di richiesta di esenzione avanzati da ufficiali dello stato civile) edal modo in cui si è tentato di superare le difficoltà derivantida tale limite soggettivoin nomedeldivieto di discriminazionein base allafede religiosa.In questo modo,la nostra analisi ci consentirà di svolgere alcune riflessioni sulle conseguenze,sul piano costituzionale e sociale,derivanti dal ricorso ad“accomodamentiin via di fatto”, ossia a soluzioni adottate sine legeme in via di prassiin vari ordinamenti, incluso quello del nostro Paese, al fine di contemperare tutti i diritti i gioco.

Obiezioni di coscienza e timori di complicità

SPERTI, ANGIOLETTA
2017-01-01

Abstract

La recente decisione della Corte Suprema degli Stati Uniti di pronunciarsi sul caso della torta nuziale–relativo alla legittimità costituzionale delrifiuto di un pasticcere di confezionare un dolceper il matrimonio diuna coppia same-sex–offre lo spunto per rifletteresulla tendenzache, in vari ordinamenti,ha visto crescere lerichieste di esenzione dall’osservanza diprovvedimenti normativi che investono la garanzia di diritti controversi. Nei casiche saranno presi in considerazione,chi invocal’introduzione di una clausola di coscienza (o denunciala mancata previsione, da parte del legislatore,di un “accomodamento ragionevole”che consenta di contemperare le esigenze di tutte le parti in gioco)esprimeil timore di contribuiread una condotta altrui che giudicacontraria ai propri convincimenti morali o religiosi. La parola “complicità”–mutuata dall’espressione inglese “complicity claims” –rende bene,a nostro parere,la natura di taliistanzedi obiezione di coscienza, in cui –come si tenterà di dimostrare –il nesso causale tra condottarichiesta dalla leggee il prodursi dell’atto è spesso flebile e,tuttavia,l’obiettore enfatizza in maniera particolareilcarattere personale del proprio coinvolgimentoe le sue conseguenze sia nella propria sfera personale,che a livellopubblico ed espressivo. 3federalismi.it-ISSN 1826-3534 |n. 20/2017Questo scritto si propone di fornire,in primo luogo,un quadro dei recenti casi diobiezione di coscienzarelativia timori di complicitàemersinel nostro Paese,per poi volgere lo sguardo ad altri ordinamenti ed alle pronunce delle corti costituzionali che per prime hanno affrontato casianaloghidi conflitto tra libertà religiosa e divieto di discriminazione.Gli esempi straniericiforniranno interessanti spunti di riflessione sulle argomentazioni sviluppatedalle parti esulle conclusionidellecortiriguardoad esse.Nel seguito della trattazione si tenterà di evidenziare i tratti comuni alleistanze di obiezione, tentandone un confronto con le ipotesi di obiezionesecundum legemriconosciutein molti ordinamenti (come,ad esempio,quella riguardante l’interruzione della gravidanza). Inoltre,si guarderà al modoin cui gli obiettori ele corti costituzionali hanno inteso, in una prospettiva più generale,il rapporto tra obiezione e obbedienza alla leggenei casi ispirati da timori di complicità.La nostra attenzione si concentreràanchesulla rilevanza dello status del soggetto obiettore (in particolare, nei casi di richiesta di esenzione avanzati da ufficiali dello stato civile) edal modo in cui si è tentato di superare le difficoltà derivantida tale limite soggettivoin nomedeldivieto di discriminazionein base allafede religiosa.In questo modo,la nostra analisi ci consentirà di svolgere alcune riflessioni sulle conseguenze,sul piano costituzionale e sociale,derivanti dal ricorso ad“accomodamentiin via di fatto”, ossia a soluzioni adottate sine legeme in via di prassiin vari ordinamenti, incluso quello del nostro Paese, al fine di contemperare tutti i diritti i gioco.
2017
Sperti, Angioletta
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