Il saggio illustra le preoccupazioni espresse dalle autorità nazionali di alcuni Stati membri nel 2013 riguardo da un lato, all’abuso delle libertà di circolazione da parte dei cittadini europei per il peso che essi eserciterebbero sul loro sistema di welfare e dall’altro, alla scarsa efficacia e indeterminatezza delle misure dirette a contrastare abusi e frodi che possono essere adottate sulla base dell’art. 35 della direttiva 2004/38. Esamina la giurisprudenza della Corte di Giustizia per verificare se i timori espressi siano giustificati e se la nozione di “abuso del diritto” abbia un rilievo interpretativo nella giurisprudenza della Corte di Giustizia. Perviene alla conclusione che il giudice dell’Unione ha interpretato in modo ampio le libertà di circolazione delle persone ed ha pressoché privato di «effetto utile» per gli Stati membri l’art. 35 della direttiva sopra menzionata. Ciò è confermato anche dalla recente sentenza McCarthy (C-202/13). Tuttavia, l’istituto dell’abuso del diritto non risulta privo di rilievo interpretativo, come dimostra la sentenza Kratzer (C-423/15). Da quest’ultima si potrebbe desumere la maggior propensione della Corte di Giustizia ad individuare abusi del diritto in situazioni in cui non sono in gioco le libertà di circolazione delle persone. La seconda parte del saggio mette in evidenza che la difficoltà per gli Stati membri di invocare l’istituto dell’abuso del diritto, al fine di limitare i diritti di circolazione e di soggiorno, è in qualche modo compensata dall’interpretazione restrittiva offerta dal giudice dell’Unione del diritto di accesso all’assistenza sociale o alle prestazioni sociali a condizioni di parità con i cittadini nazionali nelle sentenze Dano, Alimanovic e Garcia Aneto, tutte riguardanti cittadini inattivi. Pertanto, il saggio trae la conclusione che tale giurisprudenza previene l’insorgenza di situazioni di abuso e rende superflua l’adozione di misure anti-abuso da parte delle autorità nazionali. La Corte di Giustizia è risultata sensibile alle preoccupazioni degli Stati membri di non veder gravati in modo sproporzionato i loro bilanci, laddove i cittadini di altri Stati membri non abbiano legami reali o sufficientemente solidi con gli Stati ospiti, tali da assimilarli ai cittadini nazionali. Dunque, le preoccupazioni espresse con riguardo al ridotto marginale decisionale che le autorità nazionali avrebbero nell’esperire misure anti-abuso, o quelle relative alla loro inefficacia, sono, tutto sommato, ingiustificate.

Le preoccupazioni degli Stati membri per l’abuso delle libertà di circolazione alla luce della giurisprudenza della Corte di Giustizia, Diritto dell’Unione europea

Poli, S.
2017-01-01

Abstract

Il saggio illustra le preoccupazioni espresse dalle autorità nazionali di alcuni Stati membri nel 2013 riguardo da un lato, all’abuso delle libertà di circolazione da parte dei cittadini europei per il peso che essi eserciterebbero sul loro sistema di welfare e dall’altro, alla scarsa efficacia e indeterminatezza delle misure dirette a contrastare abusi e frodi che possono essere adottate sulla base dell’art. 35 della direttiva 2004/38. Esamina la giurisprudenza della Corte di Giustizia per verificare se i timori espressi siano giustificati e se la nozione di “abuso del diritto” abbia un rilievo interpretativo nella giurisprudenza della Corte di Giustizia. Perviene alla conclusione che il giudice dell’Unione ha interpretato in modo ampio le libertà di circolazione delle persone ed ha pressoché privato di «effetto utile» per gli Stati membri l’art. 35 della direttiva sopra menzionata. Ciò è confermato anche dalla recente sentenza McCarthy (C-202/13). Tuttavia, l’istituto dell’abuso del diritto non risulta privo di rilievo interpretativo, come dimostra la sentenza Kratzer (C-423/15). Da quest’ultima si potrebbe desumere la maggior propensione della Corte di Giustizia ad individuare abusi del diritto in situazioni in cui non sono in gioco le libertà di circolazione delle persone. La seconda parte del saggio mette in evidenza che la difficoltà per gli Stati membri di invocare l’istituto dell’abuso del diritto, al fine di limitare i diritti di circolazione e di soggiorno, è in qualche modo compensata dall’interpretazione restrittiva offerta dal giudice dell’Unione del diritto di accesso all’assistenza sociale o alle prestazioni sociali a condizioni di parità con i cittadini nazionali nelle sentenze Dano, Alimanovic e Garcia Aneto, tutte riguardanti cittadini inattivi. Pertanto, il saggio trae la conclusione che tale giurisprudenza previene l’insorgenza di situazioni di abuso e rende superflua l’adozione di misure anti-abuso da parte delle autorità nazionali. La Corte di Giustizia è risultata sensibile alle preoccupazioni degli Stati membri di non veder gravati in modo sproporzionato i loro bilanci, laddove i cittadini di altri Stati membri non abbiano legami reali o sufficientemente solidi con gli Stati ospiti, tali da assimilarli ai cittadini nazionali. Dunque, le preoccupazioni espresse con riguardo al ridotto marginale decisionale che le autorità nazionali avrebbero nell’esperire misure anti-abuso, o quelle relative alla loro inefficacia, sono, tutto sommato, ingiustificate.
2017
Poli, S.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11568/884725
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