Negli ultimi decenni l’accento straniero è stato ampiamente indagato nella ricerca sull’apprendimento della seconda lingua (L2). Diversi studi hanno interessato i correlati acustici e percettivi dell’italiano L2, anche se l’accento tedesco è stato finora oggetto di pochi studi percettivi. In questo lavoro si intendono interpretare i risultati di uno sperimento sulla percezione dell’accento straniero. Ci concentreremo in particolare sulla reazione degli uditori italiani davanti agli stimoli prodotti da quattordici parlanti tedeschi. Il materiale usato per questo studio consiste in parlato letto estratto da CorAIt, un corpus audio di italiano L2 (Combei, 2017). Per garantire la rappresentatività e il bilanciamento dei dati, abbiamo considerato diverse variabili socioculturali e sociolinguistiche, quali il genere dei parlanti, l’età della prima esposizione all’italiano, il principale metodo di apprendimento, la durata della permanenza in Italia e la competenza linguistica in italiano. I primi risultati indicano la problematicità degli informanti italiani a identificare l’accento tedesco, che spesso viene confuso con l’accento inglese e quello francese. Oltre a ciò, su una scala di marcatezza a sei livelli (0 = nessun accento/parlante madrelingua; 5 = accento straniero molto forte), i parlanti tedeschi si collocano generalmente nella parte superiore. In base ai giudizi espressi dagli uditori, i correlati percettivi dell’accento tedesco sono per lo più di tipo segmentale: mancata geminazione consonantica, sostituzioni e alterazioni di fonemi (es. la resa uvulare della vibrante) e errori dovuti alle differenze tra le norme ortografiche tedesche e italiane. Infine, i tratti soprasegmentali segnalati più frequentemente sono gli errori a livello di accento lessicale, la velocità di eloquio e le pause. Estraendo automaticamente lo speech rate e l’articulation rate abbiamo potuto constatare che essi si distanziano sensibilmente dai valori registrati per i parlanti italiani del gruppo di controllo.

Uno studio sulla percezione dell'accento tedesco in un corpus di parlanti giovani

Claudia Roberta Combei
Primo
2018-01-01

Abstract

Negli ultimi decenni l’accento straniero è stato ampiamente indagato nella ricerca sull’apprendimento della seconda lingua (L2). Diversi studi hanno interessato i correlati acustici e percettivi dell’italiano L2, anche se l’accento tedesco è stato finora oggetto di pochi studi percettivi. In questo lavoro si intendono interpretare i risultati di uno sperimento sulla percezione dell’accento straniero. Ci concentreremo in particolare sulla reazione degli uditori italiani davanti agli stimoli prodotti da quattordici parlanti tedeschi. Il materiale usato per questo studio consiste in parlato letto estratto da CorAIt, un corpus audio di italiano L2 (Combei, 2017). Per garantire la rappresentatività e il bilanciamento dei dati, abbiamo considerato diverse variabili socioculturali e sociolinguistiche, quali il genere dei parlanti, l’età della prima esposizione all’italiano, il principale metodo di apprendimento, la durata della permanenza in Italia e la competenza linguistica in italiano. I primi risultati indicano la problematicità degli informanti italiani a identificare l’accento tedesco, che spesso viene confuso con l’accento inglese e quello francese. Oltre a ciò, su una scala di marcatezza a sei livelli (0 = nessun accento/parlante madrelingua; 5 = accento straniero molto forte), i parlanti tedeschi si collocano generalmente nella parte superiore. In base ai giudizi espressi dagli uditori, i correlati percettivi dell’accento tedesco sono per lo più di tipo segmentale: mancata geminazione consonantica, sostituzioni e alterazioni di fonemi (es. la resa uvulare della vibrante) e errori dovuti alle differenze tra le norme ortografiche tedesche e italiane. Infine, i tratti soprasegmentali segnalati più frequentemente sono gli errori a livello di accento lessicale, la velocità di eloquio e le pause. Estraendo automaticamente lo speech rate e l’articulation rate abbiamo potuto constatare che essi si distanziano sensibilmente dai valori registrati per i parlanti italiani del gruppo di controllo.
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