Allo scopo di migliorare le caratteristiche qualitative dei vini ottenuti da alcune varietà tradizionali e renderli quindi più rispondenti alle richieste del mercato, nel corso degli ultimi anni gran parte dei viticoltori toscani ha considerato con crescente interesse la possibilità di impiegare, nei limiti consentiti dalla vigente normativa, cultivar provenienti da altre zone viticole. L'introduzione di nuove varietà di vite richiede precise conoscenze, acquisite attraverso una attività sperimentale riguardante il comportamento agronomico e tecnologico nelle specifiche aree di utilizzazione. Il presente lavoro, avente l’obiettivo di valutare la possibilità di ampliare la piattaforma ampelografica della provincia di Grosseto è stato condotto in un vigneto sperimentale di Massa Marittima, sui vitigni Malvasia istriana (clone VCR4), Incrocio Fedit I.B.51 (ottenuto per incrocio tra Garganega e Malvasia bianca toscana), innestati su due portinnesti (1103P e 420A) ai quali è stato aggiunto e Grechetto, vitigno considerato tradizionale per la zona, utilizzato come termine di paragone. Le viti sono state poste a dimora nel 1994 alla distanza di m 3x1 e sono state allevate a Guyot, con una carica di 10 gemme per pianta. Il vigneto è situato in zona collinare (altitudine 125 m s.l.m), con esposizione a sud, su terreno di medio impasto con prevalenza di sabbia, di reazione alcalina, scarsamente dotato di calcare attivo, ben provvisto di sostanza organica e di azoto assimilabile. Nel periodo 1997-2001, sono stati effettuati rilievi relativi agli aspetti fenologici, a quelli vegeto-produttivi ed alle caratteristiche qualitative, sia delle uve che dei vini ottenuti per microvinificazione. Il Grechetto è risultato sensibilmente più precoce dei due vitigni Malvasia istriana e I.B.51. La fertilità dei germogli è stata leggermente più elevata nella Malvasia istriana su 1103P, mentre la minore produttività delle piante, dipendente principalmente dalla minore dimensione dei grappoli, è stata riscontrata nella Malvasia istriana, seguita dal Grechetto. Il vitigno I.B.51 ha manifestato, invece, grappoli di maggiori dimensioni senza che sia emerso un effetto consistente del portinnesto. Il contenuto zuccherino del mosto, è risultato più elevato nel Grechetto e nella Malvasia istriana, mentre il vitigno I.B.51 ha presentato una più lenta velocità di maturazione e, conseguentemente, livelli zuccherini più bassi ed epoca di vendemmia più tardiva rispetto alle altre due cultivar. Il portinnesto 1103P ha incrementato l’attività vegetativa in maniera più accentuata ne vitigni dotati di maggiore vigoria, risultata più bassa nell’I.B.51, intermedia nel Grechetto e più elevata nella Malvasia istriana. All’esame organolettico il vino di Malvasia istriana ha presentato, colore giallo paglierino, note aromatiche che vanno dal floreale al fruttato maturo, con sentori di frutti esotici e talvolta di frutta secca, elevata persistenza delle note aromatiche, buon equilibrio gustativo e buona tenuta nel tempo. Nel complesso il vitigno è stato considerato idoneo a produrre vini da uvaggio e da vendemmia tardiva, grazie ai grappoli spargoli e agli acini dotati di buccia spessa e di buona tolleranza agli attacchi parassitari. A partire dall’anno 2003 il vitigno è stato ammesso alla coltivazione in Toscana.

Il comportamento bioagronomico della “Malvasia istriana” nella costa toscana

SCALABRELLI, GIANCARLO;
2005-01-01

Abstract

Allo scopo di migliorare le caratteristiche qualitative dei vini ottenuti da alcune varietà tradizionali e renderli quindi più rispondenti alle richieste del mercato, nel corso degli ultimi anni gran parte dei viticoltori toscani ha considerato con crescente interesse la possibilità di impiegare, nei limiti consentiti dalla vigente normativa, cultivar provenienti da altre zone viticole. L'introduzione di nuove varietà di vite richiede precise conoscenze, acquisite attraverso una attività sperimentale riguardante il comportamento agronomico e tecnologico nelle specifiche aree di utilizzazione. Il presente lavoro, avente l’obiettivo di valutare la possibilità di ampliare la piattaforma ampelografica della provincia di Grosseto è stato condotto in un vigneto sperimentale di Massa Marittima, sui vitigni Malvasia istriana (clone VCR4), Incrocio Fedit I.B.51 (ottenuto per incrocio tra Garganega e Malvasia bianca toscana), innestati su due portinnesti (1103P e 420A) ai quali è stato aggiunto e Grechetto, vitigno considerato tradizionale per la zona, utilizzato come termine di paragone. Le viti sono state poste a dimora nel 1994 alla distanza di m 3x1 e sono state allevate a Guyot, con una carica di 10 gemme per pianta. Il vigneto è situato in zona collinare (altitudine 125 m s.l.m), con esposizione a sud, su terreno di medio impasto con prevalenza di sabbia, di reazione alcalina, scarsamente dotato di calcare attivo, ben provvisto di sostanza organica e di azoto assimilabile. Nel periodo 1997-2001, sono stati effettuati rilievi relativi agli aspetti fenologici, a quelli vegeto-produttivi ed alle caratteristiche qualitative, sia delle uve che dei vini ottenuti per microvinificazione. Il Grechetto è risultato sensibilmente più precoce dei due vitigni Malvasia istriana e I.B.51. La fertilità dei germogli è stata leggermente più elevata nella Malvasia istriana su 1103P, mentre la minore produttività delle piante, dipendente principalmente dalla minore dimensione dei grappoli, è stata riscontrata nella Malvasia istriana, seguita dal Grechetto. Il vitigno I.B.51 ha manifestato, invece, grappoli di maggiori dimensioni senza che sia emerso un effetto consistente del portinnesto. Il contenuto zuccherino del mosto, è risultato più elevato nel Grechetto e nella Malvasia istriana, mentre il vitigno I.B.51 ha presentato una più lenta velocità di maturazione e, conseguentemente, livelli zuccherini più bassi ed epoca di vendemmia più tardiva rispetto alle altre due cultivar. Il portinnesto 1103P ha incrementato l’attività vegetativa in maniera più accentuata ne vitigni dotati di maggiore vigoria, risultata più bassa nell’I.B.51, intermedia nel Grechetto e più elevata nella Malvasia istriana. All’esame organolettico il vino di Malvasia istriana ha presentato, colore giallo paglierino, note aromatiche che vanno dal floreale al fruttato maturo, con sentori di frutti esotici e talvolta di frutta secca, elevata persistenza delle note aromatiche, buon equilibrio gustativo e buona tenuta nel tempo. Nel complesso il vitigno è stato considerato idoneo a produrre vini da uvaggio e da vendemmia tardiva, grazie ai grappoli spargoli e agli acini dotati di buccia spessa e di buona tolleranza agli attacchi parassitari. A partire dall’anno 2003 il vitigno è stato ammesso alla coltivazione in Toscana.
2005
Scalabrelli, Giancarlo; Ferroni, G.; DI COLLALTO, G.
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