Per la città di Pisa il Medioevo (secoli X e XI) ha rappresentato il periodo del massimo splendore, durante il quale fu costruita la forma urbana e furono innalzati i principali monumenti. La decadenza economica e la perdita dell’autonomia politica con l’assoggettamento a Firenze ha coinciso con la cancellazione di significative testimonianze della Repubblica pisana e la sovrapposizione di un’immagine più consona alle mutate esigenze del gusto e alla celebrazione del potere granducale mediceo. Nell’Ottocento, il generale clima di revival del Medioevo fu vissuto in città come un riscatto della propria passata gloria ed una riscoperta dell’identità soffocata, così come il patrimonio architettonico era stato offuscato da interventi successivi. La volontà di recuperare un’immagine urbana perduta si espresse però attraverso scelte spesso contraddittorie. Il Medioevo da tutelare fu definito con criteri ottocenteschi: da un lato furono valorizzati i monumenti medievali, attraverso la distruzione di ciò che ad essi era stato aggiunto nel corso dei secoli, ma anche attraverso un restauro filologico, mirato a riportare alla luce la forma originaria, e attraverso la costruzione in stile di nuovi manufatti che servissero da degna cornice a quelli originali. Questa operazione fu condotta in particolare sulla piazza del Duomo per iniziativa un comitato cittadino appositamente costituito. Dall’altro lato furono parzialmente distrutte le mura urbane e con esse le testimonianze di un Medioevo ordinario e quotidiano, sia con l’intento di isolare il monumento, sia per adeguare la città alle nuove esigenze in materia di traffico e igiene.
Distruzione e ricostruzione del Medioevo. Il caso di Pisa
Nuti Lucia
2018-01-01
Abstract
Per la città di Pisa il Medioevo (secoli X e XI) ha rappresentato il periodo del massimo splendore, durante il quale fu costruita la forma urbana e furono innalzati i principali monumenti. La decadenza economica e la perdita dell’autonomia politica con l’assoggettamento a Firenze ha coinciso con la cancellazione di significative testimonianze della Repubblica pisana e la sovrapposizione di un’immagine più consona alle mutate esigenze del gusto e alla celebrazione del potere granducale mediceo. Nell’Ottocento, il generale clima di revival del Medioevo fu vissuto in città come un riscatto della propria passata gloria ed una riscoperta dell’identità soffocata, così come il patrimonio architettonico era stato offuscato da interventi successivi. La volontà di recuperare un’immagine urbana perduta si espresse però attraverso scelte spesso contraddittorie. Il Medioevo da tutelare fu definito con criteri ottocenteschi: da un lato furono valorizzati i monumenti medievali, attraverso la distruzione di ciò che ad essi era stato aggiunto nel corso dei secoli, ma anche attraverso un restauro filologico, mirato a riportare alla luce la forma originaria, e attraverso la costruzione in stile di nuovi manufatti che servissero da degna cornice a quelli originali. Questa operazione fu condotta in particolare sulla piazza del Duomo per iniziativa un comitato cittadino appositamente costituito. Dall’altro lato furono parzialmente distrutte le mura urbane e con esse le testimonianze di un Medioevo ordinario e quotidiano, sia con l’intento di isolare il monumento, sia per adeguare la città alle nuove esigenze in materia di traffico e igiene.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.