Negli ultimi decenni, varie esigenze teoriche e metodologiche del lavoro ecdotico hanno potuto trovare piena espressione nella natura provvisoria, collaborativa e multimediale del testo digitale; la pluralità e mobilità di quest’ultimo offre diretta applicazione tanto ai presupposti metodologici quanto alle nuove modalità di fruizione del testo letterario. In alcuni casi, le aumentate possibilità della pubblicazione digitale hanno dato corpo alle aspettative di chi riteneva di dover minimizzare l’intervento degli editori, ricondotto in varia misura a una componente arbitraria, e mantenere il testo pubblicato al livello della documentazione, storica e materiale, che lo tramanda (almeno per le tradizioni a stampa, dove è relativamente più agevole l’accesso “diretto” alle fonti originarie). Nel panorama anglo-americano, gli sviluppi di cui sopra non hanno impedito di indirizzare la ricerca filologica verso la definizione di un reading text, richiesto tanto dalla tradizione “intenzionalista” della critica testuale quanto dalle esigenze di un amplissimo bacino di lettori non specializzati sparsi in tutto il mondo. L’autorevolezza dell’edizione è ancora prevalentemente sancita in ambito cartaceo, l’unico che dispone dei necessari meccanismi di validazione (collane di riconosciuto prestigio, recensioni specialistiche, dibattiti accademici) ad opera del filologo; ma il lungo lavoro di quest’ultimo dovrebbe avere ricadute dirette sul mercato editoriale e su circuiti e pratiche di lettura generali e non specializzate. Il presente saggio delinea lo stato attuale del dibattito in Italia, e valuta l'applicabilità di alcuni orientamenti metodologici anglo-americani alla nostra tradizione letteraria e filologica.

La letteratura italiana nel contesto della svolta digitale: serve più “teoria dell’edizione”?

Zaccarello Michelangelo
;
2017-01-01

Abstract

Negli ultimi decenni, varie esigenze teoriche e metodologiche del lavoro ecdotico hanno potuto trovare piena espressione nella natura provvisoria, collaborativa e multimediale del testo digitale; la pluralità e mobilità di quest’ultimo offre diretta applicazione tanto ai presupposti metodologici quanto alle nuove modalità di fruizione del testo letterario. In alcuni casi, le aumentate possibilità della pubblicazione digitale hanno dato corpo alle aspettative di chi riteneva di dover minimizzare l’intervento degli editori, ricondotto in varia misura a una componente arbitraria, e mantenere il testo pubblicato al livello della documentazione, storica e materiale, che lo tramanda (almeno per le tradizioni a stampa, dove è relativamente più agevole l’accesso “diretto” alle fonti originarie). Nel panorama anglo-americano, gli sviluppi di cui sopra non hanno impedito di indirizzare la ricerca filologica verso la definizione di un reading text, richiesto tanto dalla tradizione “intenzionalista” della critica testuale quanto dalle esigenze di un amplissimo bacino di lettori non specializzati sparsi in tutto il mondo. L’autorevolezza dell’edizione è ancora prevalentemente sancita in ambito cartaceo, l’unico che dispone dei necessari meccanismi di validazione (collane di riconosciuto prestigio, recensioni specialistiche, dibattiti accademici) ad opera del filologo; ma il lungo lavoro di quest’ultimo dovrebbe avere ricadute dirette sul mercato editoriale e su circuiti e pratiche di lettura generali e non specializzate. Il presente saggio delinea lo stato attuale del dibattito in Italia, e valuta l'applicabilità di alcuni orientamenti metodologici anglo-americani alla nostra tradizione letteraria e filologica.
2017
Zaccarello, Michelangelo; Pierazzo, Elena; Giunta, Claudio; Reuss, Roland
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