Valorizzazione di geositi del patrimonio geovulcanologico e minerario dell’isola di San Pietro (Sulcis, Sardegna) Pitzalis E. (1), Cioni R. (2), Fulignati P. (1), Gioncada A.(1), Lezzerini M. (1), Mundula F. (3), Funedda A. (3) (1) Dipartimento di Scienze della Terra, Univ. Pisa, Via S. Maria 53, 56126 Pisa (2) Dipartimento di Scienze della Terra, Univ. Firenze, Via La Pira 4, 50121 Firenze (3) Dipartimento di Scienze Chimiche e Geologiche, Univ. Cagliari, Cittadella Universitaria SS 54, 09042 Monserrato (CA) Secondo la definizione di Wimbledon (1996), un geosito “può essere definito come una località, area o territorio in cui è possibile individuare un interesse geologico o geomorfologico per la conservazione”. All’interno di questa definizione è possibile inquadrare l’Isola di San Pietro (Sulcis, Sardegna), formatasi durante il vulcanismo miocenico dell’area. L’isola, che fa parte del Parco Geominerario Storico Ambientale della Sardegna, è caratterizzata infatti da un contesto generale di notevole valore paesaggistico, all’interno del quale sono stati già individuati alcuni geositi di interesse turistico (Isola di San Pietro, Carta geoturistica e dei geositi, S. Barca e C. Spano, Università di Cagliari). Alcuni di questi siti rappresentano delle peculiarità vulcanologiche e minerarie con un elevato interesse scientifico, per il quale meritano di essere valorizzate attraverso studi mirati a comprendere i processi geologici responsabili della loro origine. Spettacolari morfologie vulcaniche contraddistinguono le colate laviche comenditiche della zona de Le Commende, caratterizzate da strutture a grandi pieghe di lunghezza d’onda pluri-decametrica. Tali strutture ricordano morfologicamente le classiche corde che caratterizzano le colate laviche basaltiche, ma da queste si distinguono non solo per la composizione del magma da cui si originano (magmi riolitici), ma soprattutto per la scala di esposizione (sono addirittura visibili dalle immagini satellitari). Si tratta di pieghe e sovrascorrimenti che interessano l’intero spessore della colata che si deforma progressivamente durante l’effusione e lungo l’intero trasporto e accumulo sviluppando anche diverse foliazioni, sia passive che attive (Cioni e Funedda, 2005). La continuità e la qualità di esposizione di queste strutture deformative rendono i numerosi affioramenti un caso praticamente unico in Italia. Inoltre, la stessa località merita di essere ricordata in quanto rappresenta il luogo dove, per la prima volta, sono state studiate in dettaglio e definite particolari tipi di rocce, le comenditi, dal peculiare chimismo peralcalino. Le rocce vulcaniche che affiorano sull’isola comprendono, oltre alle lave, anche importanti unità ignimbritiche. Alcune di queste presentano delle rare morfologie vulcaniche, rappresentate da strutture emisferiche cave (“blister”, Mundula et al., 2013), che in località La Punta raggiungono diametro decametrico e che sono state interpretate come strutture da degassamento immediatamente a seguito della messa in posto dell’ignimbrite, a carico dei gas contenuti nel deposito stesso. Queste rappresentano una peculiarità all’interno del contesto vulcanologico, in quanto vengono descritte comunemente solo in associazione a colate laviche caratterizzate da viscosità media. Simili tipologie sono state infatti osservate e descritte in depositi ignimbritici solo in alcune aree vulcaniche dell’Afar (Fantale Volcano, Etiopia). Alcune unità vulcaniche dell’isola ospitano mineralizzazioni a ossidi di Mn, che si presentano con diversa giacitura (stratiforme e in vene, Sinisi et al., 2012) e che sono state oggetto di sfruttamento industriale fino agli anni ’50 del secolo scorso. In alcune località (La Piramide, Cala Fico e Capo Becco – Capo Rosso) sono ancora visibili le testimonianze dell’attività estrattiva (accessi alle gallerie minerarie, Laveria del Macchione, i resti dell’ex miniera e del villaggio minerario costruito per accogliere le famiglie dei minatori, etc.) che rappresentano oggigiorno un importante frammento dell’ampio e vario patrimonio storico-architettonico del passato minerario sardo. Se da un lato i siti estrattivi presentano potenzialità dal punto di vista della valorizzazione archeomineraria, i processi minerogenetici sono di particolare interesse scientifico, trattandosi di mineralizzazioni “volcanic-hosted” in ambiente continentale, la cui origine è ancora oggetto di dibattito scientifico (Pitzalis, 2017). La valorizzazione di queste peculiarità, insieme all’unicità di alcune strutture vulcaniche presenti sull’isola, di grande interesse scientifico, deve essere garantita da una corretta gestione dei potenziali geositi identificati e dell’intera isola in generale, finalizzata sia alla geoconservazione, sia alla promozione e sviluppo di un geoturismo sostenibile. Questi aspetti non possono prescindere da un rigoroso approccio scientifico applicato allo studio dei geositi, che permetta una divulgazione efficace, accessibile a tutti ma al contempo scientificamente corretta. Cioni, R. & Funedda, A. 2005. Structural geology of crystal-rich, silicic lava flows: a case study from San Pietro Island (Sardinia, Italy). Geol. Soc. A. Spec. Pap. 396: 1-14. Mundula, F., Cioni, R., Mulas, M. 2013. Rheomorphic diapirs in densely welded ignimbrites: The Serra di Paringianu ignimbrite of Sardinia, Italy. J. Volcanol. Geoth. Res. 258: 12-23. Pitzalis, E. 2017. Meccanismi minerogenetici delle mineralizzazioni a Mn “volcanic-hosted” dell’isola di S. Pietro (Sardegna Sud-Occidentale). Tesi di Laurea, Univ. Pisa, pp. 175. Sinisi, R., Mameli, P., Mongelli, G., Oggiano, G. 2012. Different Mn-ores in a continental arc setting: Geochemical and mineralogical evidences from Tertiary deposits of Sardinia (Italy). Ore Geol. Rev. 47: 110-125. Wimbledon, W.A.P. 1996. Geosites - a new conservation initiative. Episodes 19: 87-88.

Valorizzazione di Geositi del patrimonio geovulcanologico e minerario dell'Isola di san Pietro (Sulcis, Sardegna)

Fulignati P.;Gioncada A.;Lezzerini M.;
2018-01-01

Abstract

Valorizzazione di geositi del patrimonio geovulcanologico e minerario dell’isola di San Pietro (Sulcis, Sardegna) Pitzalis E. (1), Cioni R. (2), Fulignati P. (1), Gioncada A.(1), Lezzerini M. (1), Mundula F. (3), Funedda A. (3) (1) Dipartimento di Scienze della Terra, Univ. Pisa, Via S. Maria 53, 56126 Pisa (2) Dipartimento di Scienze della Terra, Univ. Firenze, Via La Pira 4, 50121 Firenze (3) Dipartimento di Scienze Chimiche e Geologiche, Univ. Cagliari, Cittadella Universitaria SS 54, 09042 Monserrato (CA) Secondo la definizione di Wimbledon (1996), un geosito “può essere definito come una località, area o territorio in cui è possibile individuare un interesse geologico o geomorfologico per la conservazione”. All’interno di questa definizione è possibile inquadrare l’Isola di San Pietro (Sulcis, Sardegna), formatasi durante il vulcanismo miocenico dell’area. L’isola, che fa parte del Parco Geominerario Storico Ambientale della Sardegna, è caratterizzata infatti da un contesto generale di notevole valore paesaggistico, all’interno del quale sono stati già individuati alcuni geositi di interesse turistico (Isola di San Pietro, Carta geoturistica e dei geositi, S. Barca e C. Spano, Università di Cagliari). Alcuni di questi siti rappresentano delle peculiarità vulcanologiche e minerarie con un elevato interesse scientifico, per il quale meritano di essere valorizzate attraverso studi mirati a comprendere i processi geologici responsabili della loro origine. Spettacolari morfologie vulcaniche contraddistinguono le colate laviche comenditiche della zona de Le Commende, caratterizzate da strutture a grandi pieghe di lunghezza d’onda pluri-decametrica. Tali strutture ricordano morfologicamente le classiche corde che caratterizzano le colate laviche basaltiche, ma da queste si distinguono non solo per la composizione del magma da cui si originano (magmi riolitici), ma soprattutto per la scala di esposizione (sono addirittura visibili dalle immagini satellitari). Si tratta di pieghe e sovrascorrimenti che interessano l’intero spessore della colata che si deforma progressivamente durante l’effusione e lungo l’intero trasporto e accumulo sviluppando anche diverse foliazioni, sia passive che attive (Cioni e Funedda, 2005). La continuità e la qualità di esposizione di queste strutture deformative rendono i numerosi affioramenti un caso praticamente unico in Italia. Inoltre, la stessa località merita di essere ricordata in quanto rappresenta il luogo dove, per la prima volta, sono state studiate in dettaglio e definite particolari tipi di rocce, le comenditi, dal peculiare chimismo peralcalino. Le rocce vulcaniche che affiorano sull’isola comprendono, oltre alle lave, anche importanti unità ignimbritiche. Alcune di queste presentano delle rare morfologie vulcaniche, rappresentate da strutture emisferiche cave (“blister”, Mundula et al., 2013), che in località La Punta raggiungono diametro decametrico e che sono state interpretate come strutture da degassamento immediatamente a seguito della messa in posto dell’ignimbrite, a carico dei gas contenuti nel deposito stesso. Queste rappresentano una peculiarità all’interno del contesto vulcanologico, in quanto vengono descritte comunemente solo in associazione a colate laviche caratterizzate da viscosità media. Simili tipologie sono state infatti osservate e descritte in depositi ignimbritici solo in alcune aree vulcaniche dell’Afar (Fantale Volcano, Etiopia). Alcune unità vulcaniche dell’isola ospitano mineralizzazioni a ossidi di Mn, che si presentano con diversa giacitura (stratiforme e in vene, Sinisi et al., 2012) e che sono state oggetto di sfruttamento industriale fino agli anni ’50 del secolo scorso. In alcune località (La Piramide, Cala Fico e Capo Becco – Capo Rosso) sono ancora visibili le testimonianze dell’attività estrattiva (accessi alle gallerie minerarie, Laveria del Macchione, i resti dell’ex miniera e del villaggio minerario costruito per accogliere le famiglie dei minatori, etc.) che rappresentano oggigiorno un importante frammento dell’ampio e vario patrimonio storico-architettonico del passato minerario sardo. Se da un lato i siti estrattivi presentano potenzialità dal punto di vista della valorizzazione archeomineraria, i processi minerogenetici sono di particolare interesse scientifico, trattandosi di mineralizzazioni “volcanic-hosted” in ambiente continentale, la cui origine è ancora oggetto di dibattito scientifico (Pitzalis, 2017). La valorizzazione di queste peculiarità, insieme all’unicità di alcune strutture vulcaniche presenti sull’isola, di grande interesse scientifico, deve essere garantita da una corretta gestione dei potenziali geositi identificati e dell’intera isola in generale, finalizzata sia alla geoconservazione, sia alla promozione e sviluppo di un geoturismo sostenibile. Questi aspetti non possono prescindere da un rigoroso approccio scientifico applicato allo studio dei geositi, che permetta una divulgazione efficace, accessibile a tutti ma al contempo scientificamente corretta. Cioni, R. & Funedda, A. 2005. Structural geology of crystal-rich, silicic lava flows: a case study from San Pietro Island (Sardinia, Italy). Geol. Soc. A. Spec. Pap. 396: 1-14. Mundula, F., Cioni, R., Mulas, M. 2013. Rheomorphic diapirs in densely welded ignimbrites: The Serra di Paringianu ignimbrite of Sardinia, Italy. J. Volcanol. Geoth. Res. 258: 12-23. Pitzalis, E. 2017. Meccanismi minerogenetici delle mineralizzazioni a Mn “volcanic-hosted” dell’isola di S. Pietro (Sardegna Sud-Occidentale). Tesi di Laurea, Univ. Pisa, pp. 175. Sinisi, R., Mameli, P., Mongelli, G., Oggiano, G. 2012. Different Mn-ores in a continental arc setting: Geochemical and mineralogical evidences from Tertiary deposits of Sardinia (Italy). Ore Geol. Rev. 47: 110-125. Wimbledon, W.A.P. 1996. Geosites - a new conservation initiative. Episodes 19: 87-88.
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