Negli ultimi decenni,l’acquisizione dei tratti segmentali è stata ampiamente indagata negli studi sull’apprendimento della seconda lingua (L2), soprattutto per quanto riguarda l’inglese come lingua target (Moyer, 1999; Piske et al., 2011; Sereno, 2016). Diversi studi, inoltre, hanno esaminato i correlati acustici dell’italiano L2 (Boula de Mareü il, Marotta & Adda-Decker, 2004; Pellegrino, 2012, Tronnier & Kupisch, 2016); tuttavia l’acquisizione del sistema vocalico italiano in toto è stata finora oggetto di pochi studi nell’ambito della fonetica acustica (De Meo, Vitale & Xu, 2012; Romito & Frontera, 2015). Il presente contributo si concentra sul vocalismo di dodici apprendenti adulti di italiano L2, rispettivamente sei germanofoni e sei romenofoni, a confronto con un numero congruo di soggetti madrelingua italiani. La scelta di analizzare parlanti tedeschi e romeni è dovuta, innanzitutto, al fatto che i sistemi vocalici di tali lingue native (L1) non sono del tutto sovrapponibili a quello dell’italiano. In particolare, l’inventario fonologico del romeno, eptavocalico come per l’italiano, si distingue da quest’ultimo per l’assenza del valore di opposizione per l’apertura vocalica (/ɔ/ vs. /o/ e /ɛ/ vs. /e/) (Chitoran, 2002; Panã- Dindelegan & Maiden, 2013). Viceversa, in romeno sono presenti i suoni vocalici /ə/ e /ɨ/, assenti in italiano. Il tedesco dispone di un inventario vocalico più ricco rispetto all’italiano, nonché di un tratto distintivo di lunghezza vocalica (es: kam [kaːm], pret. kommen ‘venire’ vs. Kamm [kam] ‘pettine’). Inoltre il romeno e l’italiano presentano una corrispondenza trasparente tra grafia e fonia, mentre il tedesco, pur essendo generalmente coerente dal punto di vista ortografico (Goswami, 2010), presenta alcune eccezioni storicamente e normativamente motivate (es: Blume [ˈbluːmə] ‘fiore’, Quelle [ˈkvɛlə] ‘sorgente’). Il materiale usato per questo studio consiste in samples di parlato letto, estratti dal corpus CorAIt (Combei, 2017). Allo scopo di garantire la rappresentatività e il bilanciamento dei dati, è stata operata una selezione preliminare dei soggetti sulla base di diverse variabili sociolinguistiche. Nello specifico, sono stati presi in considerazione il genere dei parlanti, l’età della prima esposizione all’italiano, la tipologia di apprendimento, la durata della permanenza in Italia e il livello di competenza linguistica in italiano. Anche la scelta di utilizzare campioni di parlato letto segue alcune considerazioni metodologiche; su tutte, la presenza, in ciascun sample, di tutti i fonemi dell’inventario della lingua italiana e l’esigenza di individuare potenziali errori di produzione dovuti alle discrepanze, sia a livello fonetico/fonologico che ortografico, tra la L1 e la L2 dei soggetti. Inoltre, si è ritenuto opportuno disporre di un task uniforme e acusticamente comparabile per tutti i parlanti. Gli elementi finora esposti permetteranno di verificare con dati empirici e tramite analisi strumentali (estrazioni di valoriformanticie durata), modelli statistici (analisi della varianza e modelli misti) e tecniche di data mining le ipotesi dello Speech Learning Model (Flege, 1995, 2003, 2007) e del Native Language Magnet Model-E (Kuhl et al., 2008), due modelli percettivi costruiti principalmente intorno al ruolo della L1 e dell’input nell’acquisizione della fonologia della L2. A tutt’oggi, infatti, non risulterebbero altre ricerche con le medesime caratteristiche sulle combinazioni di L1- L2 da noi considerate.

L’acquisizione del sistema vocalico italiano: uno studio acustico su apprendenti germanofoni e romenofoni

Claudia Roberta Combei
Primo
;
Ottavia Tordini
Secondo
;
ARDOLINO, FABIO
Ultimo
2018-01-01

Abstract

Negli ultimi decenni,l’acquisizione dei tratti segmentali è stata ampiamente indagata negli studi sull’apprendimento della seconda lingua (L2), soprattutto per quanto riguarda l’inglese come lingua target (Moyer, 1999; Piske et al., 2011; Sereno, 2016). Diversi studi, inoltre, hanno esaminato i correlati acustici dell’italiano L2 (Boula de Mareü il, Marotta & Adda-Decker, 2004; Pellegrino, 2012, Tronnier & Kupisch, 2016); tuttavia l’acquisizione del sistema vocalico italiano in toto è stata finora oggetto di pochi studi nell’ambito della fonetica acustica (De Meo, Vitale & Xu, 2012; Romito & Frontera, 2015). Il presente contributo si concentra sul vocalismo di dodici apprendenti adulti di italiano L2, rispettivamente sei germanofoni e sei romenofoni, a confronto con un numero congruo di soggetti madrelingua italiani. La scelta di analizzare parlanti tedeschi e romeni è dovuta, innanzitutto, al fatto che i sistemi vocalici di tali lingue native (L1) non sono del tutto sovrapponibili a quello dell’italiano. In particolare, l’inventario fonologico del romeno, eptavocalico come per l’italiano, si distingue da quest’ultimo per l’assenza del valore di opposizione per l’apertura vocalica (/ɔ/ vs. /o/ e /ɛ/ vs. /e/) (Chitoran, 2002; Panã- Dindelegan & Maiden, 2013). Viceversa, in romeno sono presenti i suoni vocalici /ə/ e /ɨ/, assenti in italiano. Il tedesco dispone di un inventario vocalico più ricco rispetto all’italiano, nonché di un tratto distintivo di lunghezza vocalica (es: kam [kaːm], pret. kommen ‘venire’ vs. Kamm [kam] ‘pettine’). Inoltre il romeno e l’italiano presentano una corrispondenza trasparente tra grafia e fonia, mentre il tedesco, pur essendo generalmente coerente dal punto di vista ortografico (Goswami, 2010), presenta alcune eccezioni storicamente e normativamente motivate (es: Blume [ˈbluːmə] ‘fiore’, Quelle [ˈkvɛlə] ‘sorgente’). Il materiale usato per questo studio consiste in samples di parlato letto, estratti dal corpus CorAIt (Combei, 2017). Allo scopo di garantire la rappresentatività e il bilanciamento dei dati, è stata operata una selezione preliminare dei soggetti sulla base di diverse variabili sociolinguistiche. Nello specifico, sono stati presi in considerazione il genere dei parlanti, l’età della prima esposizione all’italiano, la tipologia di apprendimento, la durata della permanenza in Italia e il livello di competenza linguistica in italiano. Anche la scelta di utilizzare campioni di parlato letto segue alcune considerazioni metodologiche; su tutte, la presenza, in ciascun sample, di tutti i fonemi dell’inventario della lingua italiana e l’esigenza di individuare potenziali errori di produzione dovuti alle discrepanze, sia a livello fonetico/fonologico che ortografico, tra la L1 e la L2 dei soggetti. Inoltre, si è ritenuto opportuno disporre di un task uniforme e acusticamente comparabile per tutti i parlanti. Gli elementi finora esposti permetteranno di verificare con dati empirici e tramite analisi strumentali (estrazioni di valoriformanticie durata), modelli statistici (analisi della varianza e modelli misti) e tecniche di data mining le ipotesi dello Speech Learning Model (Flege, 1995, 2003, 2007) e del Native Language Magnet Model-E (Kuhl et al., 2008), due modelli percettivi costruiti principalmente intorno al ruolo della L1 e dell’input nell’acquisizione della fonologia della L2. A tutt’oggi, infatti, non risulterebbero altre ricerche con le medesime caratteristiche sulle combinazioni di L1- L2 da noi considerate.
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