Gli enti locali, ed in primo luogo i Comuni, sono da più di dieci anni al centro di una imponente serie di cambiamenti che hanno interessato con varia intensità tutto il settore pubblico e sono stati indirizzati a creare Pubbliche Amministrazioni fortemente orientate verso la cultura economico-aziendale e quindi intrise dei principi, delle regole e delle metodologie che sottendono al governo delle unità che hanno un rilevante impatto economico e sociale. Questo processo di cambiamento, definito “aziendalizzazione” del sistema delle unità pubbliche, è individuabile nella necessità di modificare i servizi pubblici rendendoli più adeguati alle domande dei tempi e delle circostanze della vita economica e sociale. Questo concetto è esprimibile in termini generali come miglioramento della qualità dei servizi offerti, intesa in senso ampio e, pertanto, una qualità che riguardi la soddisfazione dell’utente sotto il profilo della tipologia di servizi forniti, del loro costo, della loro adeguatezza alla domanda, delle modalità di erogazione. La base di questo è nel modificarsi della reale produzione dei servizi degli enti locali, non sempre delle loro procedure amministrative, né delle loro opportunità di controllo interno. Ogni osservazione non può non scaturire dal reale fluire della gestione per determinarne efficacia, efficienza, produttività. Il cambiamento per gli enti locali e le loro aziende deriva innanzitutto dalla necessità di rispondere adeguatamente al modificarsi della “domanda” da parte dei cittadini e delle imprese che abbisognano di nuovi servizi pubblici o di nuove modalità per la gestione di quelli tradizionali. La grande produzione normativa degli anni ’90 in questo campo è la conseguenza della domanda che si eleva dal “paese reale” e cerca di favorire l’adeguamento dell’offerta. In questo senso anche quella rilevante parte di domanda “politica” che si è prodotta è figlia sempre dello stesso processo di cambiamento. I principi di “sussidiarietà”, “federalismo”, “federalismo fiscale” e gli altri che ad essi si sono accompagnati derivano dalle necessità di un sistema economico/competitivo e sociale di rapportarsi con pubbliche amministrazioni più “moderne” cioè più sensibili alle esigenze. In particolare è sentito come concluso il ciclo della autoreferenzialità delle PP.AA. ed anche ad esse si chiede di “dar conto” di cosa avevano programmato, quali risultati avevano ottenuto, con quali costi, con quali ricavi per cessione dei servizi. Il contributo analizza tali cambiamenti e giunge a formalizzare un nuovo approccio alla governance pubblica.

L’Ente Locale come Holding di un Gruppo Aziendale

ANSELMI, LUCA
2005-01-01

Abstract

Gli enti locali, ed in primo luogo i Comuni, sono da più di dieci anni al centro di una imponente serie di cambiamenti che hanno interessato con varia intensità tutto il settore pubblico e sono stati indirizzati a creare Pubbliche Amministrazioni fortemente orientate verso la cultura economico-aziendale e quindi intrise dei principi, delle regole e delle metodologie che sottendono al governo delle unità che hanno un rilevante impatto economico e sociale. Questo processo di cambiamento, definito “aziendalizzazione” del sistema delle unità pubbliche, è individuabile nella necessità di modificare i servizi pubblici rendendoli più adeguati alle domande dei tempi e delle circostanze della vita economica e sociale. Questo concetto è esprimibile in termini generali come miglioramento della qualità dei servizi offerti, intesa in senso ampio e, pertanto, una qualità che riguardi la soddisfazione dell’utente sotto il profilo della tipologia di servizi forniti, del loro costo, della loro adeguatezza alla domanda, delle modalità di erogazione. La base di questo è nel modificarsi della reale produzione dei servizi degli enti locali, non sempre delle loro procedure amministrative, né delle loro opportunità di controllo interno. Ogni osservazione non può non scaturire dal reale fluire della gestione per determinarne efficacia, efficienza, produttività. Il cambiamento per gli enti locali e le loro aziende deriva innanzitutto dalla necessità di rispondere adeguatamente al modificarsi della “domanda” da parte dei cittadini e delle imprese che abbisognano di nuovi servizi pubblici o di nuove modalità per la gestione di quelli tradizionali. La grande produzione normativa degli anni ’90 in questo campo è la conseguenza della domanda che si eleva dal “paese reale” e cerca di favorire l’adeguamento dell’offerta. In questo senso anche quella rilevante parte di domanda “politica” che si è prodotta è figlia sempre dello stesso processo di cambiamento. I principi di “sussidiarietà”, “federalismo”, “federalismo fiscale” e gli altri che ad essi si sono accompagnati derivano dalle necessità di un sistema economico/competitivo e sociale di rapportarsi con pubbliche amministrazioni più “moderne” cioè più sensibili alle esigenze. In particolare è sentito come concluso il ciclo della autoreferenzialità delle PP.AA. ed anche ad esse si chiede di “dar conto” di cosa avevano programmato, quali risultati avevano ottenuto, con quali costi, con quali ricavi per cessione dei servizi. Il contributo analizza tali cambiamenti e giunge a formalizzare un nuovo approccio alla governance pubblica.
2005
Anselmi, Luca
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