Franca Valeri, al secolo Franca Norsa, è forse un unicum nel panorama teatrale e cinematografico novecentesco. Attrice comica e drammatica (scritturata da Fersen per Lea Lebowitz, recita in Caterina di Dio, opera d’esordio di Testori, e nel ‘49 nella compagnia Tofano-Solari, oltre ad affrontare Pirandello sotto la direzione di Strehler), autrice, regista, cabarettista, molto apprezzata da Flaiano, Gadda, Barrault, è stata una delle rare voci femminili in grado di cogliere con acume, trasfigurandoli scenicamente, vizi, abitudini e manie degli italiani e delle italiane del secondo dopoguerra. L’originalità del fraseggio, la graffiante ironia della scrittura drammaturgica – che ella dichiara attinta da Courteline – e le qualità attoriali (non solo di “caratterista”) ne fanno un’interprete straordinaria della modernità, con tutte le sue insensatezze e distorsioni. Morandini ravviserà alcuni suoi antecedenti letterari e scenici, a partire dalle prime prove di Carnet de notes (1951) con Bonucci e Caprioli – insieme ai quali forma il trio dei “Gobbi” –, negli esperimenti di Bragaglia, nel teatro sintetico di Marinetti, sino alla cretineria surrealista di Campanile o all’umorismo “noir” di Breton. L’intervento cercherà di ripercorrere la carriera di questa singolare “attautrice” (dalla radio al teatro, sino al cinema), quale raffinata indagatrice della psicologia umana, soprattutto femminile, analizzandone il linguaggio e la particolare “maschera” tragicomica, e mettendo in luce, del lavoro dell'artista, la capacità di far dialogare i diversi mezzi espressivi in base alle singole specificità, ma individuando anche nuove possibilità di intersezione semantica tra la scena e lo schermo. Sul grande schermo, infatti, le “signorine”, nate dalle imitazioni salottiere e poi trasformate in “tipi”, acquistano nuove sfumature con Lattuada, Zavattini, Salce, Caprioli e ancora con Risi (Il segno di Venere, 1955) – dove la Valeri recita al fianco di Sophia Loren, Peppino De Filippo, Vittorio De Sica, Alberto Sordi, con il quale forma una sorta di ideale coppia comica – ma anche con Steno per Piccola posta (1955), dove arriva a parodiare la Hepburn di Vacanze romane e di Sabrina. Ne emerge l'immagine di un'antidiva eccentrica, colta ma popolare, alla quale credo sia necessario riservare un’attenzione maggiore di quanto sino ad ora gli studi abbiano testimoniato.
Il teatro delle voci. Franca Valeri trasformista
Eva Marinai
2018-01-01
Abstract
Franca Valeri, al secolo Franca Norsa, è forse un unicum nel panorama teatrale e cinematografico novecentesco. Attrice comica e drammatica (scritturata da Fersen per Lea Lebowitz, recita in Caterina di Dio, opera d’esordio di Testori, e nel ‘49 nella compagnia Tofano-Solari, oltre ad affrontare Pirandello sotto la direzione di Strehler), autrice, regista, cabarettista, molto apprezzata da Flaiano, Gadda, Barrault, è stata una delle rare voci femminili in grado di cogliere con acume, trasfigurandoli scenicamente, vizi, abitudini e manie degli italiani e delle italiane del secondo dopoguerra. L’originalità del fraseggio, la graffiante ironia della scrittura drammaturgica – che ella dichiara attinta da Courteline – e le qualità attoriali (non solo di “caratterista”) ne fanno un’interprete straordinaria della modernità, con tutte le sue insensatezze e distorsioni. Morandini ravviserà alcuni suoi antecedenti letterari e scenici, a partire dalle prime prove di Carnet de notes (1951) con Bonucci e Caprioli – insieme ai quali forma il trio dei “Gobbi” –, negli esperimenti di Bragaglia, nel teatro sintetico di Marinetti, sino alla cretineria surrealista di Campanile o all’umorismo “noir” di Breton. L’intervento cercherà di ripercorrere la carriera di questa singolare “attautrice” (dalla radio al teatro, sino al cinema), quale raffinata indagatrice della psicologia umana, soprattutto femminile, analizzandone il linguaggio e la particolare “maschera” tragicomica, e mettendo in luce, del lavoro dell'artista, la capacità di far dialogare i diversi mezzi espressivi in base alle singole specificità, ma individuando anche nuove possibilità di intersezione semantica tra la scena e lo schermo. Sul grande schermo, infatti, le “signorine”, nate dalle imitazioni salottiere e poi trasformate in “tipi”, acquistano nuove sfumature con Lattuada, Zavattini, Salce, Caprioli e ancora con Risi (Il segno di Venere, 1955) – dove la Valeri recita al fianco di Sophia Loren, Peppino De Filippo, Vittorio De Sica, Alberto Sordi, con il quale forma una sorta di ideale coppia comica – ma anche con Steno per Piccola posta (1955), dove arriva a parodiare la Hepburn di Vacanze romane e di Sabrina. Ne emerge l'immagine di un'antidiva eccentrica, colta ma popolare, alla quale credo sia necessario riservare un’attenzione maggiore di quanto sino ad ora gli studi abbiano testimoniato.File | Dimensione | Formato | |
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