Nei primi scritti teorici che si affacciano sugli anni Venti (Le Phénomène littéraire e La Poésie d’aujourd’hui) Jean Epstein mette a tema il legame stringente tra cinema e letteratura nella prospettiva di una cultura visuale ai suoi albori: per il teorico e regista le due arti sono il risultato di una serie di processi che hanno trasformato in profondità le modalità percettive della sua epoca. In particolare Epstein appunta lo sguardo sul sovraccarico intellettuale e sensoriale che affatica l’umanità a lui contemporanea (la «fatigue intellectuelle») e che condurrebbe a una percezione più acuta del reale e delle sensazioni interiori. In un’analisi condotta attraversando film, testi teorici e documenti d’archivio quest’articolo vuole esplorare il lavoro sul film di Epstein nell’ottica della relazione tra film e parola letteraria nel suo tradursi in una figura inedita della cultura visuale dell’epoca, quella dell’uomo spettatore – e la teoria del cineasta si declina senz’altro al maschile − dotato di una percezione acuta e capace di mettere in discussione le categorie tradizionali di lettura e interpretazione dell’universo.

La poesia e il film, “un nouvel état d’intelligence”. Jean Epstein e la cultura visuale degli anni Venti tra letteratura e cinema

Tognolotti, Chiara
Co-primo
;
2018-01-01

Abstract

Nei primi scritti teorici che si affacciano sugli anni Venti (Le Phénomène littéraire e La Poésie d’aujourd’hui) Jean Epstein mette a tema il legame stringente tra cinema e letteratura nella prospettiva di una cultura visuale ai suoi albori: per il teorico e regista le due arti sono il risultato di una serie di processi che hanno trasformato in profondità le modalità percettive della sua epoca. In particolare Epstein appunta lo sguardo sul sovraccarico intellettuale e sensoriale che affatica l’umanità a lui contemporanea (la «fatigue intellectuelle») e che condurrebbe a una percezione più acuta del reale e delle sensazioni interiori. In un’analisi condotta attraversando film, testi teorici e documenti d’archivio quest’articolo vuole esplorare il lavoro sul film di Epstein nell’ottica della relazione tra film e parola letteraria nel suo tradursi in una figura inedita della cultura visuale dell’epoca, quella dell’uomo spettatore – e la teoria del cineasta si declina senz’altro al maschile − dotato di una percezione acuta e capace di mettere in discussione le categorie tradizionali di lettura e interpretazione dell’universo.
2018
Tognolotti, Chiara; Vichi, Laura
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