Introduzione: Negli ultimi decenni il progresso nei dispositivi medici nell’allungamento degli arti, nei casi di nanismo e nelle deformazioni derivanti da difetti congeniti, traumi, tumori e infezioni ha avuto una progressiva evoluzione. Attualmente le metodiche di allungamento disponibili vanno dall’utilizzo di fissatori esterni circolari o assiali all’impiego di chiodi endomidollari telescopici. A seconda del segmento osseo interessato è necessario scegliere il dispositivo più adatto: per questo riportiamo un caso particolare di allungamento tibiale in esiti di osteomielite, trattata con bonifica con innesto di perone vascolarizzato, eseguito mediante fissatore esterno e il relativo risultato clinico e radiografico a 10 mesi di follow-up. Materiali e Metodi: Una ragazza caucasica di 22 anni è giunta alla nostra osservazione con anamnesi remota di grave osteomielite tibiale destra all’età di 5 anni, per cui era stata sottoposta a molteplici interventi in altre sedi fino alla risoluzione della problematica infettiva con consolidazione ossea ottenuta grazie a un innesto di perone vascolarizzato; residuava una dismetria tibiale in minus a destra di 5 cm, per cui è stata sottoposta ad intervento di allungamento tibiale mediante l’utilizzo di un fissatore esterno LRS (Limb Reconstruction System) Orthofix. Risultati: La lunghezza prefissata è stata raggiunta, l’allungamento manuale progressivo giornaliero è stato affidato alla paziente, sono stati eseguiti controlli clinico-radiografici periodici, lamobilizzazione articolare è stata concessa da subito mentre il carico parziale progressivo è stato concesso a partire dai 4 mesi. A circa 9 mesi è stato rimosso il dispositivo previa valutazione dinamica amplioscopica della resistenza del callo osseo. Discussione: L’allungamento del segmento osseo, eseguito su un pregresso intervento di innesto di perone vascolarizzato, poteva porre alcune problematiche sia sulla sede di osteotomia, sia sul sistema da utilizzare. L’allungamento prefissato è stato comunque raggiunto senza complicanze, la paziente è soddisfatta dei risultati clinici, al momento non riferisce dolore e presenta lo stesso range articolare pre-operatorio sia di ginocchio che di caviglia. Conclusioni: A livello tibiale il sistema di allungamento con fissazione esterna rappresenta una valida metodica, che garantisce un adeguato controllo clinico della procedura e una buona compliance da parte del paziente, anche in casi “difficili” come quello descritto.

Allungamento tibiale con esito osteomielite trattata con innesto di perone vascolarizzato: case report

Giulio Agostini;Nicola Bianchi;GABRIELE, LIVIA;Elena Cei;Rodolfo Capanna;
2017-01-01

Abstract

Introduzione: Negli ultimi decenni il progresso nei dispositivi medici nell’allungamento degli arti, nei casi di nanismo e nelle deformazioni derivanti da difetti congeniti, traumi, tumori e infezioni ha avuto una progressiva evoluzione. Attualmente le metodiche di allungamento disponibili vanno dall’utilizzo di fissatori esterni circolari o assiali all’impiego di chiodi endomidollari telescopici. A seconda del segmento osseo interessato è necessario scegliere il dispositivo più adatto: per questo riportiamo un caso particolare di allungamento tibiale in esiti di osteomielite, trattata con bonifica con innesto di perone vascolarizzato, eseguito mediante fissatore esterno e il relativo risultato clinico e radiografico a 10 mesi di follow-up. Materiali e Metodi: Una ragazza caucasica di 22 anni è giunta alla nostra osservazione con anamnesi remota di grave osteomielite tibiale destra all’età di 5 anni, per cui era stata sottoposta a molteplici interventi in altre sedi fino alla risoluzione della problematica infettiva con consolidazione ossea ottenuta grazie a un innesto di perone vascolarizzato; residuava una dismetria tibiale in minus a destra di 5 cm, per cui è stata sottoposta ad intervento di allungamento tibiale mediante l’utilizzo di un fissatore esterno LRS (Limb Reconstruction System) Orthofix. Risultati: La lunghezza prefissata è stata raggiunta, l’allungamento manuale progressivo giornaliero è stato affidato alla paziente, sono stati eseguiti controlli clinico-radiografici periodici, lamobilizzazione articolare è stata concessa da subito mentre il carico parziale progressivo è stato concesso a partire dai 4 mesi. A circa 9 mesi è stato rimosso il dispositivo previa valutazione dinamica amplioscopica della resistenza del callo osseo. Discussione: L’allungamento del segmento osseo, eseguito su un pregresso intervento di innesto di perone vascolarizzato, poteva porre alcune problematiche sia sulla sede di osteotomia, sia sul sistema da utilizzare. L’allungamento prefissato è stato comunque raggiunto senza complicanze, la paziente è soddisfatta dei risultati clinici, al momento non riferisce dolore e presenta lo stesso range articolare pre-operatorio sia di ginocchio che di caviglia. Conclusioni: A livello tibiale il sistema di allungamento con fissazione esterna rappresenta una valida metodica, che garantisce un adeguato controllo clinico della procedura e una buona compliance da parte del paziente, anche in casi “difficili” come quello descritto.
2017
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