Il saggio esamina le introduzioni al poema dantesco leggibili nei proemi dei primi commenti (Iacomo Della Lana, Guido da Pisa, Ottimo ecc.) o presenti isolatamente in alcuni manoscritti, introduzioni che in vario modo coincidono col testo dell’ “Epistola a Cangrande”, di paternità dantesca ancora discussa. In particolare viene svolto un confronto puntuale tra il primo “accessus” di Guido da Pisa, pervenutoci in veste volgare, e l’“Epistola”, che per alcuni studiosi sarebbe posteriore o addirittura attingerebbe al testo guidiano. Il confronto puntuale si estende al proemio latino delle successive redazioni del commento di Guido e al proemio volgare del bolognese Iacomo della Lana (da cui dipendono i vari prologhi dell’Ottimo e del cosiddetto amico dell’Ottimo). In base all’analisi condotta, si conclude che Guido non ha scritto un «Proto-Accessus», confluito poi nell’“Epistola a Cangrande”, e che un proemio latino anonimo, scorporato da essa o altrimenti prodotto, spiega adeguatamente la dinamica tra l’esegeta pisano e il Lana. Guido ha attinto a questo proemio autonomamente, e fors’anche in precedenza, rispetto al Lana, ma quando è stato divulgato il commento laneo il carmelitano pisano ha riscritto su questa base il proprio, salvaguardandone comunque e anzi potenziandone i nuclei esegetici essenziali. In rapporto al contesto generale del volume, il saggio presenta e analizza anche alcune immagini che corredano i commenti di Guido e del Lana e ne esprimono, sulla soglia dell’esegesi, aspetti esegetici fondamentali.
Guido da Pisa, l’«Epistola a Cangrande» e i primi “accessus” a Dante
Fabrizio FranceschiniPrimo
2018-01-01
Abstract
Il saggio esamina le introduzioni al poema dantesco leggibili nei proemi dei primi commenti (Iacomo Della Lana, Guido da Pisa, Ottimo ecc.) o presenti isolatamente in alcuni manoscritti, introduzioni che in vario modo coincidono col testo dell’ “Epistola a Cangrande”, di paternità dantesca ancora discussa. In particolare viene svolto un confronto puntuale tra il primo “accessus” di Guido da Pisa, pervenutoci in veste volgare, e l’“Epistola”, che per alcuni studiosi sarebbe posteriore o addirittura attingerebbe al testo guidiano. Il confronto puntuale si estende al proemio latino delle successive redazioni del commento di Guido e al proemio volgare del bolognese Iacomo della Lana (da cui dipendono i vari prologhi dell’Ottimo e del cosiddetto amico dell’Ottimo). In base all’analisi condotta, si conclude che Guido non ha scritto un «Proto-Accessus», confluito poi nell’“Epistola a Cangrande”, e che un proemio latino anonimo, scorporato da essa o altrimenti prodotto, spiega adeguatamente la dinamica tra l’esegeta pisano e il Lana. Guido ha attinto a questo proemio autonomamente, e fors’anche in precedenza, rispetto al Lana, ma quando è stato divulgato il commento laneo il carmelitano pisano ha riscritto su questa base il proprio, salvaguardandone comunque e anzi potenziandone i nuclei esegetici essenziali. In rapporto al contesto generale del volume, il saggio presenta e analizza anche alcune immagini che corredano i commenti di Guido e del Lana e ne esprimono, sulla soglia dell’esegesi, aspetti esegetici fondamentali.File | Dimensione | Formato | |
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