Il capitolo tratta il problema dei rapporti tra oralità e scrittura, ovverosia della literacy o alfabetizzazione. C’è un modo di pensare radicalmente diverso tra le società umane a oralità primaria e quelle che usano diffusamente la scrittura? Alcuni autori hanno sostenuto di sì, rileggendo in termini di oralità/scrittura la contrapposizione tra pensiero “selvaggio” e moderno, o tra magia e scienza. Altri fanno oggi osservare l’insostenibilità di una dicotomia così netta: dicotomia che poggerebbe su pregiudizi etnocentrici, i quali rischiano di avere effetti distorcenti anche sui processi educativi e sulle strategie didattiche.Il capitolo non ha alcuna pretesa di offrire una panoramica esaustiva e unitaria di tale dibattito. Al contrario, esso propone al lettore alcuni spunti di riflessione, incentrati su quello che Bartlett chiama il “dibattito storico”, che coinvolge autori quali Jack Goody e Walter Ong, e fornire una mappa delle direttrici maggiormente esplorate nello studio di questo soggetto. Questo dibattito ha come focus la separazione tra sistemi culturali ad oralità primaria e sistemi culturali a tecnologia scritturale. Si tratta di indagare, dunque, quegli autori che si sono confrontati con questa grande partizione – o meglio, che l’hanno prodotta –, i quali hanno voluto generalmente sottolineare che la presenza o meno di scrittura obbliga allo sviluppo di capacità cognitive e sociali completamente differenti.
Parole di suono e parole di carta. Su oralità e scrittura
luigigiovanni quarta
2018-01-01
Abstract
Il capitolo tratta il problema dei rapporti tra oralità e scrittura, ovverosia della literacy o alfabetizzazione. C’è un modo di pensare radicalmente diverso tra le società umane a oralità primaria e quelle che usano diffusamente la scrittura? Alcuni autori hanno sostenuto di sì, rileggendo in termini di oralità/scrittura la contrapposizione tra pensiero “selvaggio” e moderno, o tra magia e scienza. Altri fanno oggi osservare l’insostenibilità di una dicotomia così netta: dicotomia che poggerebbe su pregiudizi etnocentrici, i quali rischiano di avere effetti distorcenti anche sui processi educativi e sulle strategie didattiche.Il capitolo non ha alcuna pretesa di offrire una panoramica esaustiva e unitaria di tale dibattito. Al contrario, esso propone al lettore alcuni spunti di riflessione, incentrati su quello che Bartlett chiama il “dibattito storico”, che coinvolge autori quali Jack Goody e Walter Ong, e fornire una mappa delle direttrici maggiormente esplorate nello studio di questo soggetto. Questo dibattito ha come focus la separazione tra sistemi culturali ad oralità primaria e sistemi culturali a tecnologia scritturale. Si tratta di indagare, dunque, quegli autori che si sono confrontati con questa grande partizione – o meglio, che l’hanno prodotta –, i quali hanno voluto generalmente sottolineare che la presenza o meno di scrittura obbliga allo sviluppo di capacità cognitive e sociali completamente differenti.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.