L'introduzione al volume attraversa i diversi contributi critici (Franca Angelini, Francesco Orlando, Claudio Meldolesi, Anna Barsotti, Paolo Puppa, Enzo Moscato, Melanie Gliozzi, Paolo Bosisio, Eva Marinai, Luca Curti, Concetta D’Angeli) individuando un percorso che connota la nuova figura novecentesca dell'attore-autore e dell'attore-regista. E’ un volume caratterizzato dall’intersezione; raccoglie e mescola contributi critici su campi diversi (teatro, letteratura, cinema, Tv) nella prospettiva delle varietà del comico che il mondo dello spettacolo offre, in Italia, dalla fine degli anni Sessanta all’inizio degli Ottanta. Panorama artistico improntato, di per sé, da una clima storico-culturale mobile e rischioso: fra contestazione e anni di piombo, autunno caldo e strategia della tensione, riforme e crisi del sistema. L’indagine ha ripercorso le vie della riflessione teorica, rintracciando le linee d’una tradizione soprattutto italiana del comico nella storia del teatro occidentale del Novecento, ma affrontando anche l’analisi di personalità eclettiche di autore attore regista: Dario Fo, Leo de Berardinis, Vittorio Gassman, Franca Valeri, Paolo Poli, Roberto Benigni, Paolo Villaggio, Nanni Moretti… Artisti che convivono in un periodo di trasmigrazioni e di contaminazioni fra generi e spazi performativi, in cui il teatro comico si trova talvolta nella postazione di partenza rispetto al cinema e alla televisione, ma anche in quella d’arrivo, in una dialettica estetica e comunicativa ricca di reciproche suggestioni. E alla fine questi percorsi paralleli ed incrociati sembrano individuare una figura di attore-creatore in dis-equilibrio fra “cuore” (Artaud) e “ragione” (Brecht), nelle varietà del riso che esprime: vero e folle, riso-ribelle o oscuro, riso-pianto, amaro o umoristico; attore incline al solismo, che procede per accumulazioni o montaggi paratattici di scene, frammentazioni del corpo e della parola – tic, gesti spostati, gerghi e dialetti reinventati, grammelot o abissi di silenzio, sghignazzate o “voci soppresse” – nel tentativo estremo di contrastare, con l’arte della visione, l’aggressione della falsa realtà, della “società dello spettacolo”.
"Introduzione" a "Comicità negli anni Settanta"
BARSOTTI, ANNA
2005-01-01
Abstract
L'introduzione al volume attraversa i diversi contributi critici (Franca Angelini, Francesco Orlando, Claudio Meldolesi, Anna Barsotti, Paolo Puppa, Enzo Moscato, Melanie Gliozzi, Paolo Bosisio, Eva Marinai, Luca Curti, Concetta D’Angeli) individuando un percorso che connota la nuova figura novecentesca dell'attore-autore e dell'attore-regista. E’ un volume caratterizzato dall’intersezione; raccoglie e mescola contributi critici su campi diversi (teatro, letteratura, cinema, Tv) nella prospettiva delle varietà del comico che il mondo dello spettacolo offre, in Italia, dalla fine degli anni Sessanta all’inizio degli Ottanta. Panorama artistico improntato, di per sé, da una clima storico-culturale mobile e rischioso: fra contestazione e anni di piombo, autunno caldo e strategia della tensione, riforme e crisi del sistema. L’indagine ha ripercorso le vie della riflessione teorica, rintracciando le linee d’una tradizione soprattutto italiana del comico nella storia del teatro occidentale del Novecento, ma affrontando anche l’analisi di personalità eclettiche di autore attore regista: Dario Fo, Leo de Berardinis, Vittorio Gassman, Franca Valeri, Paolo Poli, Roberto Benigni, Paolo Villaggio, Nanni Moretti… Artisti che convivono in un periodo di trasmigrazioni e di contaminazioni fra generi e spazi performativi, in cui il teatro comico si trova talvolta nella postazione di partenza rispetto al cinema e alla televisione, ma anche in quella d’arrivo, in una dialettica estetica e comunicativa ricca di reciproche suggestioni. E alla fine questi percorsi paralleli ed incrociati sembrano individuare una figura di attore-creatore in dis-equilibrio fra “cuore” (Artaud) e “ragione” (Brecht), nelle varietà del riso che esprime: vero e folle, riso-ribelle o oscuro, riso-pianto, amaro o umoristico; attore incline al solismo, che procede per accumulazioni o montaggi paratattici di scene, frammentazioni del corpo e della parola – tic, gesti spostati, gerghi e dialetti reinventati, grammelot o abissi di silenzio, sghignazzate o “voci soppresse” – nel tentativo estremo di contrastare, con l’arte della visione, l’aggressione della falsa realtà, della “società dello spettacolo”.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.