Un consolidato paradigma storiografico, costruitosi a partire dagli anni Settanta del secolo scorso e trasformatosi in efficace quanto indiscusso topos interpretativo, legge la vicenda postunitaria di Lucca attraverso i fuochi analitici della «città immobile», dove «nessuno strilla, nessuno corre, nessuno protesta» , o della «città bianca». Questi due sguardi, adottati da autorevoli e raffinati studiosi di formazione e sensibilità differenti come Umberto Sereni e Pier Giorgio Camaiani, sono accomu-nati nelle loro pur diverse declinazioni, dall’individuare nella continuità, se non nella fissità, dei caratteri originali – cattolici, conservatori e aconflittuali – dell’ex capitale patrizia il filo conduttore di una storia che va dal Risorgimento alla democrazia re-pubblicana, passando per il fascismo, che avrebbe trovato qui la sua «isola dell’antimodernità». Questo saggio non ha l’ambizione di mettere in discussione questi approcci, supportati da una stagione di studi approfonditi e sedimentati; per farlo occorrereb-be aprire un innovativo e prolungato cantiere di ricerca in cui intrecciare pazientemente storia istituzionale, sociale, culturale, politica e religiosa. Più modestamente, ci si propone di fornire strumenti conoscitivi, materiali e dati sulle élites vecchie e nuove che prendono parte alle competizioni elettorali e si avvicendano in Consiglio comunale dall’unificazione amministrativa del 1865 a oggi (con l’esclusione, quindi, del periodo podestarile fascista), inserendoli in un quadro di riferimento nazionale e formulando alcune ipotesi di lavoro che potrebbero contribuire a tratteggiare un quadro più dinamico di un case study di rilevante interesse come quello lucchese.

Prima e dopo la «città bianca»

Fruci Gian Luca
2016-01-01

Abstract

Un consolidato paradigma storiografico, costruitosi a partire dagli anni Settanta del secolo scorso e trasformatosi in efficace quanto indiscusso topos interpretativo, legge la vicenda postunitaria di Lucca attraverso i fuochi analitici della «città immobile», dove «nessuno strilla, nessuno corre, nessuno protesta» , o della «città bianca». Questi due sguardi, adottati da autorevoli e raffinati studiosi di formazione e sensibilità differenti come Umberto Sereni e Pier Giorgio Camaiani, sono accomu-nati nelle loro pur diverse declinazioni, dall’individuare nella continuità, se non nella fissità, dei caratteri originali – cattolici, conservatori e aconflittuali – dell’ex capitale patrizia il filo conduttore di una storia che va dal Risorgimento alla democrazia re-pubblicana, passando per il fascismo, che avrebbe trovato qui la sua «isola dell’antimodernità». Questo saggio non ha l’ambizione di mettere in discussione questi approcci, supportati da una stagione di studi approfonditi e sedimentati; per farlo occorrereb-be aprire un innovativo e prolungato cantiere di ricerca in cui intrecciare pazientemente storia istituzionale, sociale, culturale, politica e religiosa. Più modestamente, ci si propone di fornire strumenti conoscitivi, materiali e dati sulle élites vecchie e nuove che prendono parte alle competizioni elettorali e si avvicendano in Consiglio comunale dall’unificazione amministrativa del 1865 a oggi (con l’esclusione, quindi, del periodo podestarile fascista), inserendoli in un quadro di riferimento nazionale e formulando alcune ipotesi di lavoro che potrebbero contribuire a tratteggiare un quadro più dinamico di un case study di rilevante interesse come quello lucchese.
2016
Fruci, GIAN LUCA
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11568/981751
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