Introduzione Risulta oggi sempre più importante capire se i cambiamenti climatici in atto possono indurre modificazione nei profili di mortalità ed in particolare nella relazione mortalità temperatura. Si è ipotizzato che un aumento di temperatura può prevenire la mortalità associata al freddo, ma quali le conseguenze sugli effetti del caldo? Dati i notevoli flussi migratori avvenuti a metà del secolo scorso entro l’Italia, è possibile oggi identificare, nei residenti in città come Torino, gruppi omogenei per area di nascita per i quali valutare gli effetti acuti della temperatura. Materiali e Metodi Nello Studio Logitudinale Torinese, per il periodo 1972-2002, i dati di mortalità, con la causa del decesso, sono stati accoppiati con i dati anagrafici, permettendo di avere ulteriori informazioni sul luogo di nascita e di immigrazione. Abbiamo quindi identificato due gruppi di residenti in Torino: 1) residenti nati al Sud, cioè immigrati, quindi cresciuti in aree mediamente più calde e 2) residenti nati al Nord , cioè nativi, quindi cresciuti in aree mediamente più fredde. Il luogo di nascita diverso dal luogo di immigrazione e’ stato escluso. Sono stati esaminati quattro periodi (1972-79, 1980-87, 1988-95, 1996-2002) e due gruppi di cause di morte naturali (ICD.9:1-799) e cardiovascolari (ICD.9:390-459). Per le cause respiratorie le frequenze per gli immigrati erano troppo basse. Le temperature medie giornaliere sono stati fornite dall’ARPA Piemonte. Alle serie temporali di dati giornalieri è stato adattato un modello log-lineare di regressione Poissoniana; in cui si sono incluse anche le variabili categoriali anno, mese, festività, giorni della settimana. Per la relazione non-lineare mortalitàtemperatura è stata inclusa un’approssimazione a linee spezzate (Muggeo, 2003). Le stime combinate dei quattro periodi si sono ottenute con metanalisi ad effetti fissi. Risultati Nei trent’anni esaminati la mortalità naturale e’ passata da 7000 decessi negli anni ’70 a 4500 negli anni 2000 per i nativi a da 1300 a 2400 negli immigrati. Questo andamento rispecchia da un lato lo spopolamento della città di Torino verso le periferie, e dall’altro l’invecchiamento di coloro che hanno fatto parte del flusso migratorio degli anni ’50. Dopo aver aggiustato per stagionalità e variabili temporali abbiamo osservato che tra i residenti deceduti a Torino i rischi di mortalità per cause naturali o cause cardiovascolari associati all’aumento di 1°C di temperatura nei tre giorni precedenti sono minori per coloro sono nati al Sud Italia, e quindi cresciuti a temperature più calde rispetto ai residenti nati al Nord. Invece i nativi del Nord mostrano rischi di mortalità associati al freddo, cioè alla diminuzione di 1°C di temperatura inferiori agli immigrati dal Sud Italia. Si osserva che in generale i rischi sono più alti per il caldo che per il freddo. Gli stessi risultati si osservano per le sole età anziane (maggiori di 65 o 75 anni). Lo stato socio-economico, che si suppone inferiore negli immigrati, potrebbe agire da confondente ma dovrebbe aumentare i rischi per il freddo negli immigrati,e non alterare quindi i risultati. Non e’ facile ipotizzare quale meccanismo potrebbe permettere agli immigrati di sopportare meglio il caldo e peggio il freddo: avere abitudini o stili di vita che aiutano a tollerare il caldo ma non il freddo, quali dieta, modo di vestire etc? Vi può essere un contributo del frequente ritorno nei luoghi di nascita nelle vacanze estive? Può essere verosimile ipotizzare che il meccanismo di termoregolazione raggiunga in gioventù un equilibrio in sintonia con l’ambiente circostante e che tale meccanismo mal si adatti a cambiamenti più radicali di temperatura esterna. L’ipotesi è interessante ma altre indagini sono necessarie.
Inquinamento Atmosferico e salute a Taranto
VIGOTTI, MARIA ANGELA;
2005-01-01
Abstract
Introduzione Risulta oggi sempre più importante capire se i cambiamenti climatici in atto possono indurre modificazione nei profili di mortalità ed in particolare nella relazione mortalità temperatura. Si è ipotizzato che un aumento di temperatura può prevenire la mortalità associata al freddo, ma quali le conseguenze sugli effetti del caldo? Dati i notevoli flussi migratori avvenuti a metà del secolo scorso entro l’Italia, è possibile oggi identificare, nei residenti in città come Torino, gruppi omogenei per area di nascita per i quali valutare gli effetti acuti della temperatura. Materiali e Metodi Nello Studio Logitudinale Torinese, per il periodo 1972-2002, i dati di mortalità, con la causa del decesso, sono stati accoppiati con i dati anagrafici, permettendo di avere ulteriori informazioni sul luogo di nascita e di immigrazione. Abbiamo quindi identificato due gruppi di residenti in Torino: 1) residenti nati al Sud, cioè immigrati, quindi cresciuti in aree mediamente più calde e 2) residenti nati al Nord , cioè nativi, quindi cresciuti in aree mediamente più fredde. Il luogo di nascita diverso dal luogo di immigrazione e’ stato escluso. Sono stati esaminati quattro periodi (1972-79, 1980-87, 1988-95, 1996-2002) e due gruppi di cause di morte naturali (ICD.9:1-799) e cardiovascolari (ICD.9:390-459). Per le cause respiratorie le frequenze per gli immigrati erano troppo basse. Le temperature medie giornaliere sono stati fornite dall’ARPA Piemonte. Alle serie temporali di dati giornalieri è stato adattato un modello log-lineare di regressione Poissoniana; in cui si sono incluse anche le variabili categoriali anno, mese, festività, giorni della settimana. Per la relazione non-lineare mortalitàtemperatura è stata inclusa un’approssimazione a linee spezzate (Muggeo, 2003). Le stime combinate dei quattro periodi si sono ottenute con metanalisi ad effetti fissi. Risultati Nei trent’anni esaminati la mortalità naturale e’ passata da 7000 decessi negli anni ’70 a 4500 negli anni 2000 per i nativi a da 1300 a 2400 negli immigrati. Questo andamento rispecchia da un lato lo spopolamento della città di Torino verso le periferie, e dall’altro l’invecchiamento di coloro che hanno fatto parte del flusso migratorio degli anni ’50. Dopo aver aggiustato per stagionalità e variabili temporali abbiamo osservato che tra i residenti deceduti a Torino i rischi di mortalità per cause naturali o cause cardiovascolari associati all’aumento di 1°C di temperatura nei tre giorni precedenti sono minori per coloro sono nati al Sud Italia, e quindi cresciuti a temperature più calde rispetto ai residenti nati al Nord. Invece i nativi del Nord mostrano rischi di mortalità associati al freddo, cioè alla diminuzione di 1°C di temperatura inferiori agli immigrati dal Sud Italia. Si osserva che in generale i rischi sono più alti per il caldo che per il freddo. Gli stessi risultati si osservano per le sole età anziane (maggiori di 65 o 75 anni). Lo stato socio-economico, che si suppone inferiore negli immigrati, potrebbe agire da confondente ma dovrebbe aumentare i rischi per il freddo negli immigrati,e non alterare quindi i risultati. Non e’ facile ipotizzare quale meccanismo potrebbe permettere agli immigrati di sopportare meglio il caldo e peggio il freddo: avere abitudini o stili di vita che aiutano a tollerare il caldo ma non il freddo, quali dieta, modo di vestire etc? Vi può essere un contributo del frequente ritorno nei luoghi di nascita nelle vacanze estive? Può essere verosimile ipotizzare che il meccanismo di termoregolazione raggiunga in gioventù un equilibrio in sintonia con l’ambiente circostante e che tale meccanismo mal si adatti a cambiamenti più radicali di temperatura esterna. L’ipotesi è interessante ma altre indagini sono necessarie.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.