La prima parte del saggio ripercorre il problema della tutela dell’autodeterminazione in biomedicina, così come storicamente si è costituito, nella dialettica di concezioni normative degli scopi della medicina, sviluppo tecnologico, ideologie dell'autonomia privata. L’ipotesi di lavoro foirmulata, alternativa alla narrazione dominante, considera la categoria generale del consenso dell’avente diritto una sintesi descrittiva proiettata su una pluralità di nozioni funzionalmente e strutturalmente distinte, unificate dal carattere strumentale dell’autodeterminazione rispetto alla realizzazione di un interesse. Il diritto di autodeterminazione si apre così a un sistema di regole e principi preordinati a valutarne genesi, contenuti e modalità di esercizio sotto il profilo della liceità-meritevolezza, della valutazione comparativa e dell’intensità del coinvolgimento dell’interesse. A loro volta, questi indici di valutazione possono variamente a incidere sull’azionabilità di pretese correlate alla lesione di diritti fondamentali. La seconda parte del saggio è dedicata alla verifica di questa ipotesi di lavoro nelle fonti nazionali, transnazionali, internazionali. Ne emerge uno schema concettuale plastico, suscettibile di consumarsi uno actu come di svolgersi nel tempo, di indirizzarsi a un soggetto unico o di distribuirsi su figure diverse, e soprattutto di innestare sul fine primario di autorizzare medici e ricercatori a compiere certe attività sull’individuo, una serie di funzioni che in prima approssimazione si compendiano nel coinvolgimento della persona nelle decisioni che costellano lo svolgimento del rapporto. Nella misura in cui la partecipazione del consenziente concorre con altri elementi nella determinazione delle scelte lasciate alla discrezionalità del medico o del ricercatore, può tuttavia accadere, e di fatto accade, che il livello di partecipazione del consenziente al trattamento vari in relazione ad altre esigenze: autonomia di medici e ricercatori, tutela di terze persone, protezione di un interesse generale e dello stesso interesse del paziente, quando l’asimmetria informativa sia tale da non poter essere superata.

Il problema del consenso nella bioetica

CALDERAI, VALENTINA
2005-01-01

Abstract

La prima parte del saggio ripercorre il problema della tutela dell’autodeterminazione in biomedicina, così come storicamente si è costituito, nella dialettica di concezioni normative degli scopi della medicina, sviluppo tecnologico, ideologie dell'autonomia privata. L’ipotesi di lavoro foirmulata, alternativa alla narrazione dominante, considera la categoria generale del consenso dell’avente diritto una sintesi descrittiva proiettata su una pluralità di nozioni funzionalmente e strutturalmente distinte, unificate dal carattere strumentale dell’autodeterminazione rispetto alla realizzazione di un interesse. Il diritto di autodeterminazione si apre così a un sistema di regole e principi preordinati a valutarne genesi, contenuti e modalità di esercizio sotto il profilo della liceità-meritevolezza, della valutazione comparativa e dell’intensità del coinvolgimento dell’interesse. A loro volta, questi indici di valutazione possono variamente a incidere sull’azionabilità di pretese correlate alla lesione di diritti fondamentali. La seconda parte del saggio è dedicata alla verifica di questa ipotesi di lavoro nelle fonti nazionali, transnazionali, internazionali. Ne emerge uno schema concettuale plastico, suscettibile di consumarsi uno actu come di svolgersi nel tempo, di indirizzarsi a un soggetto unico o di distribuirsi su figure diverse, e soprattutto di innestare sul fine primario di autorizzare medici e ricercatori a compiere certe attività sull’individuo, una serie di funzioni che in prima approssimazione si compendiano nel coinvolgimento della persona nelle decisioni che costellano lo svolgimento del rapporto. Nella misura in cui la partecipazione del consenziente concorre con altri elementi nella determinazione delle scelte lasciate alla discrezionalità del medico o del ricercatore, può tuttavia accadere, e di fatto accade, che il livello di partecipazione del consenziente al trattamento vari in relazione ad altre esigenze: autonomia di medici e ricercatori, tutela di terze persone, protezione di un interesse generale e dello stesso interesse del paziente, quando l’asimmetria informativa sia tale da non poter essere superata.
2005
Calderai, Valentina
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